Cronaca
Decapitato il clan Strisciuglio: gestiva la piazza di spaccio di Giovinazzo
L'inchiesta si è avvalsa delle dichiarazioni di 21 collaboratori di giustizia. Il ruolo di Michele Costantino
Giovinazzo - martedì 27 aprile 2021
17.33
L'egemonia del clan Strisciuglio di Bari, decimato ieri con l'operazione antimafia "Vortice Maestrale", si affermava soprattutto per lo spaccio di stupefacenti. Non solo a Bari, ma anche nelle città dell'hinterland come Conversano, Palo del Colle e Rutigliano, dove il gruppo criminale si è impadronito delle piazze di spaccio.
Ma la maxi indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, con la collaborazione della Direzione Nazionale Antimafia, a carico di 99 indagati, ritenuti capi e affiliati della famiglia di Domenico e Sigismondo Strisciuglio (per 96 è stata disposta la detenzione in carcere - 53 erano già detenuti - per 3 i domiciliari), ha ricostruito anche la gerarchia e le attività del clan della «Luna» che, in passato, aveva allungato i propri tentacoli a Giovinazzo (operazione "Libertà" del 2010).
A costruire il castello delle accuse hanno contribuito le dichiarazioni di 21 collaboratori di giustizia fra cui Michele Costantino, detto «Ie Ie», che in un verbale del 5 giugno 2018, ha ricostruito il periodo (dal 2006) in cui «ha gestito la piazza di Giovinazzo in competizione con personaggi che erano legati al clan Capriati». E tra i concorrenti «archiviava Michele Arciuli, fino a quando lo stesso non si legava camorristicamente a Simone Schingaro, trasmigrando nel clan Strisciuglio».
«Allorquando Arciuli faceva parte della compagine contrapposta, ovvero erano in atto manovre di avvicinamento al clan Strisciuglio - si legge nell'ordinanza -, egli si rivolgeva a Francesco Laera, nipote del defunto Michele Laera, affinché questo intercedesse nei rapporti col dichiarante: "Vedi che quello appartiene a noi"».
Ma la maxi indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, con la collaborazione della Direzione Nazionale Antimafia, a carico di 99 indagati, ritenuti capi e affiliati della famiglia di Domenico e Sigismondo Strisciuglio (per 96 è stata disposta la detenzione in carcere - 53 erano già detenuti - per 3 i domiciliari), ha ricostruito anche la gerarchia e le attività del clan della «Luna» che, in passato, aveva allungato i propri tentacoli a Giovinazzo (operazione "Libertà" del 2010).
A costruire il castello delle accuse hanno contribuito le dichiarazioni di 21 collaboratori di giustizia fra cui Michele Costantino, detto «Ie Ie», che in un verbale del 5 giugno 2018, ha ricostruito il periodo (dal 2006) in cui «ha gestito la piazza di Giovinazzo in competizione con personaggi che erano legati al clan Capriati». E tra i concorrenti «archiviava Michele Arciuli, fino a quando lo stesso non si legava camorristicamente a Simone Schingaro, trasmigrando nel clan Strisciuglio».
«Allorquando Arciuli faceva parte della compagine contrapposta, ovvero erano in atto manovre di avvicinamento al clan Strisciuglio - si legge nell'ordinanza -, egli si rivolgeva a Francesco Laera, nipote del defunto Michele Laera, affinché questo intercedesse nei rapporti col dichiarante: "Vedi che quello appartiene a noi"».