Attualità
Capitano Ultimo è cittadino onorario di Giovinazzo (FOTO)
Ieri la cerimonia all'Auditorium don Tonino Bello con tanti spunti interessanti che vi riproponiamo
Giovinazzo - sabato 7 dicembre 2019
Giovinazzo ha conferito ieri mattina, 6 dicembre, la cittadinanza onoraria a Sergio De Caprio, conosciuto come Capitano Ultimo, l'uomo che è riuscito ad arrestare il 15 gennaio 1993 Totò Riina, capo dei capi di Cosa Nostra. Quando il boss venne messo in manette e chiese chi lo mandasse, Ultimo rispose «mi mandano Falcone e Borsellino». Presenti alla cerimonia le più alte cariche militari e civili cittadine, nonché alcuni dirigenti e docenti in rappresentanza della rete scolastica locale.
De Caprio ha anche detto «sono qua, ma non sono qua per me, perché rappresento tutti i "poveri" Carabinieri che ogni giorno fanno il loro dovere. Mi viene ancora voglia di combattere ogni prevaricazione - ha spiegato ai ragazzi -. Sono rimasto il ragazzo di un tempo, per fortuna, e questo modo di vedere le cose mi è rimasto. Sono fiero di voi - ha aggiunto - perché se guardo i vostri occhi vedo i vostri nonni e i vostri genitori e so che loro sono quell'Italia semplice che ho sempre inteso difendere».
Altre parole d'ordine per Capitano Ultimo sono uguaglianza tra le genti, a difesa dei più deboli, e fratellanza tra i commilitoni, chiave per portare a termine con successo le operazioni antimafia. «Esiste un mondo basato sull'amore - ha ripetuto guardando gli studenti - e l'amore è un sasso che ci viene scagliato ogni giorno sulla faccia, che ci impone di evitare il male e fare il bene».
Toccante il momento in cui i ragazzi delle scuole di Giovinazzo hanno alzato le loro mani avvolte da un guanto nero, uno dei simboli che Capitano Ultimo ha scelto per sé. Si riferisce ad un episodio in cui era dovuto intervenire perché un clochard lavavetri era in balìa di due aguzzini che lo stavano frustando con una cintura all'angolo di una strada. Da allora De Caprio ha deciso che quel guanto sarebbe stato sempre con lui, che sarebbe diventato il simbolo della rivalsa degli ultimi (appunto) vessati da forze prevaricatrici. Ed oltre al guanto nero c'è la penna d'aquila, simbolo di un'amicizia stupenda con un capo Apache, scomparso da poco.
Se si pratica la fratellanza si ottiene l'uguaglianza tra gli uomini, ha ribadito De Caprio fortemente ispirato dal messaggio cristiano, e se si ha uguaglianza si avrà inevitabilmente una società migliore, in cui le istituzioni sono i presidi di legalità. E per istituzioni Capitano Ultimo intende la scuola, le famiglie, il lavoro onesto, la gente semplice e gli anziani, memoria storica e pietra su cui fondare il futuro.
Le domande degli studenti hanno inevitabilmente toccato le minacce di morte di Cosa Nostra, la paura, l'isolamento e la vita sotto scorta. Con forza d'animo e determinato ad andare avanti, Ultimo ha infine rimarcato come la paura faccia parte dell'essere umano, ma si è detto convinto che abbiano trascorso «una vita peggiore coloro ai quali ho deciso di dare la caccia».
Da ieri, 5 dicembre 2019, i giovinazzesi avranno come concittadino un uomo che ha rappresentato e rappresenta uno dei momenti più alti della lotta alla mafia e quindi non potranno più girarsi dall'altra parte. Al netto di qualche polemica inutile, sterile, al limite del grottesco, apparsa sui social negli scorsi giorni, tutta la città, senza distinzione di colore politico, come dimostra il voto nella massima assise, voleva questo riconoscimento a Capitano Ultimo e si schiera, se mai vi fossero dubbi, dalla sua parte e di quelli come lui, di chi pensa che la mafia sia uno schifo, negazione del vivere civile, lutto lungo decenni di questo Paese.
Si chiede pertanto a gran voce di mantenere la scorta ad un uomo così importante per la storia recente del nostro Paese, un uomo a volte vilipeso nella sua integrità, capace di resistere a tutto e di donare amore con la sua Casa famiglia romana che accoglie ragazzi di ogni censo, etnia e religione.
Giovinazzo tutta ha fatto una scelta, non l'hanno fatta gli amministratori o le forze politiche di maggioranza ed opposizione, come abbiamo letto in commenti ributtanti apparsi sulla nostra pagina Facebook. Si è fatta una scelta di campo ed indietro non si torna. Lo dobbiamo non solo a Capitano Ultimo ed ai suoi uomini o a chi è caduto nella lotta al crimine organizzato. Lo dobbiamo innanzitutto a noi stessi, gente perbene, che non amiamo abbassare la testa. E loro, quelli senza dignità, dovranno rassegnarsi se saremo uniti su questo punto: nessuna pressione potrà più essere esercitata sul nostro tessuto sociale. Prima ce ne conviceremo, prima avranno perso.
LA CITTADINANZA ONORARIA
Sergio De Caprio ha quindi ottenuto la cittadinanza onoraria di Giovinazzo con voto unanime (dei 12 presenti) dell'ultimo Consiglio comunale presieduto da Alfonso Arbore. Un voto trasversale agli schieramenti. La lettura è stata data nell'Auditorium "don Tonino Bello" dallo stesso presidente, che ha poi coinvolto i ragazzi delle scuole giovinazzesi presenti, i quali hanno simbolicamente alzato la mano per rappresentare il loro gradimento rispetto alla scelta della massima assise cittadina. Nelle premesse del Sindaco Tommaso Depalma tutto l'amore per un uomo che è un simbolo, ma che è soprattutto sostanza dell'antimafia. A lui la città ha donato un'opera realizzata con legno riciclato dell'artista Alessandro Cavaliere.IL MESSAGGIO DI CAPITANO ULTIMO AGLI STUDENTI
La parte più emozionante della mattinata di ieri, 5 dicembre, è rappresentata dall'incontro fra Capitano Ultimo e le scolaresche di ordine e grado di Giovinazzo. De Caprio ha spiegato loro quanto importante sia il concetto di "autodeterminazione", ovvero la possibilità che ciascun individuo, e soprattutto ciascun giovane, ha di affermare il proprio modo di essere, ricordandosi sempre di far parte di una collettività. Studiando, conoscendo l'altro, rapportandosi alla realtà si cresce, anche sbagliando, e si può giungere a preoccuparsi per il bene comune. L'autodeterminazione, secondo Ultimo, serve a non farsi calpestare da chi intende usare il consenso altrui a fini personali.De Caprio ha anche detto «sono qua, ma non sono qua per me, perché rappresento tutti i "poveri" Carabinieri che ogni giorno fanno il loro dovere. Mi viene ancora voglia di combattere ogni prevaricazione - ha spiegato ai ragazzi -. Sono rimasto il ragazzo di un tempo, per fortuna, e questo modo di vedere le cose mi è rimasto. Sono fiero di voi - ha aggiunto - perché se guardo i vostri occhi vedo i vostri nonni e i vostri genitori e so che loro sono quell'Italia semplice che ho sempre inteso difendere».
Altre parole d'ordine per Capitano Ultimo sono uguaglianza tra le genti, a difesa dei più deboli, e fratellanza tra i commilitoni, chiave per portare a termine con successo le operazioni antimafia. «Esiste un mondo basato sull'amore - ha ripetuto guardando gli studenti - e l'amore è un sasso che ci viene scagliato ogni giorno sulla faccia, che ci impone di evitare il male e fare il bene».
Toccante il momento in cui i ragazzi delle scuole di Giovinazzo hanno alzato le loro mani avvolte da un guanto nero, uno dei simboli che Capitano Ultimo ha scelto per sé. Si riferisce ad un episodio in cui era dovuto intervenire perché un clochard lavavetri era in balìa di due aguzzini che lo stavano frustando con una cintura all'angolo di una strada. Da allora De Caprio ha deciso che quel guanto sarebbe stato sempre con lui, che sarebbe diventato il simbolo della rivalsa degli ultimi (appunto) vessati da forze prevaricatrici. Ed oltre al guanto nero c'è la penna d'aquila, simbolo di un'amicizia stupenda con un capo Apache, scomparso da poco.
Se si pratica la fratellanza si ottiene l'uguaglianza tra gli uomini, ha ribadito De Caprio fortemente ispirato dal messaggio cristiano, e se si ha uguaglianza si avrà inevitabilmente una società migliore, in cui le istituzioni sono i presidi di legalità. E per istituzioni Capitano Ultimo intende la scuola, le famiglie, il lavoro onesto, la gente semplice e gli anziani, memoria storica e pietra su cui fondare il futuro.
Le domande degli studenti hanno inevitabilmente toccato le minacce di morte di Cosa Nostra, la paura, l'isolamento e la vita sotto scorta. Con forza d'animo e determinato ad andare avanti, Ultimo ha infine rimarcato come la paura faccia parte dell'essere umano, ma si è detto convinto che abbiano trascorso «una vita peggiore coloro ai quali ho deciso di dare la caccia».
GIOVINAZZO CITTÀ CONTRO LE MAFIE
Ci siamo interrogati sul profondo significato della giornata storica che ha vissuto Giovinazzo ieri ed abbiamo raccolto qualche riflessione.Da ieri, 5 dicembre 2019, i giovinazzesi avranno come concittadino un uomo che ha rappresentato e rappresenta uno dei momenti più alti della lotta alla mafia e quindi non potranno più girarsi dall'altra parte. Al netto di qualche polemica inutile, sterile, al limite del grottesco, apparsa sui social negli scorsi giorni, tutta la città, senza distinzione di colore politico, come dimostra il voto nella massima assise, voleva questo riconoscimento a Capitano Ultimo e si schiera, se mai vi fossero dubbi, dalla sua parte e di quelli come lui, di chi pensa che la mafia sia uno schifo, negazione del vivere civile, lutto lungo decenni di questo Paese.
Si chiede pertanto a gran voce di mantenere la scorta ad un uomo così importante per la storia recente del nostro Paese, un uomo a volte vilipeso nella sua integrità, capace di resistere a tutto e di donare amore con la sua Casa famiglia romana che accoglie ragazzi di ogni censo, etnia e religione.
Giovinazzo tutta ha fatto una scelta, non l'hanno fatta gli amministratori o le forze politiche di maggioranza ed opposizione, come abbiamo letto in commenti ributtanti apparsi sulla nostra pagina Facebook. Si è fatta una scelta di campo ed indietro non si torna. Lo dobbiamo non solo a Capitano Ultimo ed ai suoi uomini o a chi è caduto nella lotta al crimine organizzato. Lo dobbiamo innanzitutto a noi stessi, gente perbene, che non amiamo abbassare la testa. E loro, quelli senza dignità, dovranno rassegnarsi se saremo uniti su questo punto: nessuna pressione potrà più essere esercitata sul nostro tessuto sociale. Prima ce ne conviceremo, prima avranno perso.