La ricetta anti-crisi di Michele Martini
«Il primo passo del Giovinazzo Calcio deve essere quello di investire sul settore giovanile»
Giovinazzo - giovedì 25 giugno 2015
11.35
«Per due anni di fila fuori dai play-off, pochi ragazzi impiegati in prima squadra e l'educazione tecnico-tattica dei giovani calciatori non erano quelle necessarie per arrivare al top. Bisogna svegliarsi».
Questi concetti potrebbero appartenere a qualsiasi dirigente sportivo. Le ha espresse invece Michele Martini raccontando le ultime due annate del Giovinazzo nel torneo di Promozione. Il primo passo del club di Corrado Azzollini e Fiorello Folino Gallo, secondo l'ex allenatore della Molfetta Sportiva, deve essere quello di investire sul settore giovanile: «Bisogna investire sul vivaio, non considerandolo solo ed esclusivamente una sorta di obbligo - attacca - e non continuare ostinatamente a puntare su calciatori datati o su calciatori che non aggiungono assolutamente nulla a ciò che c'è già».
Il risultato deve essere una scuola calcio, un vero centro di base per l'intero territorio dove convogliare decine di ragazzini di Giovinazzo «che devono essere sottoposti a vere sedute d'allenamento basate su tecnica e tattica individuale». Non solo: «I dirigenti biancoverdi devono continuamente esaminare ragazzini di squadre del circondario visionando tutti i numerosi campionati giovanili su scala provinciale e regionale. Se c'è del talento non sfugge ai radar del club».
Il passo successivo è il passaggio al Giovinazzo e l'eventuale promozione in prima squadra per lo sviluppo dei talenti più dotati: «L'obiettivo deve essere quello di far crescere e sviluppare giocatori che potranno arrivare in prima squadra. Adesso invece a Giovinazzo l'obiettivo è quello di vincere il campionato di Promozione e salire in Eccellenza. A far cosa?». Ma soprattutto «perché insistere nell'investire in giocatori "bolliti", con ingaggi importanti e non valorizzare i talenti coltivati in casa?».
Il calcio, anche in Promozione, si regge sui calciatori, gli attori principali. I sodalizi preferiscono nomi altisonanti invece di sostenere i propri giovani. Il discorso cade inevitabilmente sui singoli e l'esempio più lampante di questo declino è rappresentato da un gruppo di atleti giovinazzesi che avrebbero potuto giocare nel professionismo: «Sì, - continua Martini - nell'attuale Lega Pro. Si tratta del mio vecchio gruppo composto dai vari Marzella, Degennaro e Dell'Olio, tutti classe '81 e '82. Ragazzi che, una volta superata l'età della maturità calcistica, sono stati abbandonati, senza un progetto tecnico che li abbia mai coinvolti».
«Marzella, Degennaro, Dell'Olio, un ritornello che non mi stanco di ripetere, e tanti altri - prosegue il tecnico giovinazzese - possono rappresentare un'opportunità di rilancio del Giovinazzo, perché sono figli di un'organizzazione e di una preparazione che è stata persa in tutto, travolta dalla necessità di acquistare vecchie icone del calcio regionale ormai sul viale del tramonto, mettendo da parte campo, cuore e colori».
Ma Michele Martini ci tornerebbe mai al Giovinazzo, se venisse richiamato? «Certo che ci tornerei restando comunque assolutamente a disposizione per una puntuale ed adeguata collaborazione intesa a pianificare un progetto di medio termine per il raggiungimento di un obiettivo importante: fare calcio in maniera seria. Sono stato più volte accusato di essere duro negli allenamenti. Ma può quest'aspetto essere considerato un difetto ? Chiediamolo ad Antonio Conte che ha formato i suoi successi solo ed unicamente con il lavoro».
Sì, perché un aspetto importante è la cultura del lavoro. Nelle sue squadre non esistono gerarchie e tutti possono guadagnarsi uno spazio, anche i cosiddetti gregari, senza considerare carta d'identità e palmares, l'importante è impegnarsi in allenamento «perché - sono parole di Antonio Conte - l'allenamento è la prima pietra dei successi».
Questi concetti potrebbero appartenere a qualsiasi dirigente sportivo. Le ha espresse invece Michele Martini raccontando le ultime due annate del Giovinazzo nel torneo di Promozione. Il primo passo del club di Corrado Azzollini e Fiorello Folino Gallo, secondo l'ex allenatore della Molfetta Sportiva, deve essere quello di investire sul settore giovanile: «Bisogna investire sul vivaio, non considerandolo solo ed esclusivamente una sorta di obbligo - attacca - e non continuare ostinatamente a puntare su calciatori datati o su calciatori che non aggiungono assolutamente nulla a ciò che c'è già».
Il risultato deve essere una scuola calcio, un vero centro di base per l'intero territorio dove convogliare decine di ragazzini di Giovinazzo «che devono essere sottoposti a vere sedute d'allenamento basate su tecnica e tattica individuale». Non solo: «I dirigenti biancoverdi devono continuamente esaminare ragazzini di squadre del circondario visionando tutti i numerosi campionati giovanili su scala provinciale e regionale. Se c'è del talento non sfugge ai radar del club».
Il passo successivo è il passaggio al Giovinazzo e l'eventuale promozione in prima squadra per lo sviluppo dei talenti più dotati: «L'obiettivo deve essere quello di far crescere e sviluppare giocatori che potranno arrivare in prima squadra. Adesso invece a Giovinazzo l'obiettivo è quello di vincere il campionato di Promozione e salire in Eccellenza. A far cosa?». Ma soprattutto «perché insistere nell'investire in giocatori "bolliti", con ingaggi importanti e non valorizzare i talenti coltivati in casa?».
Il calcio, anche in Promozione, si regge sui calciatori, gli attori principali. I sodalizi preferiscono nomi altisonanti invece di sostenere i propri giovani. Il discorso cade inevitabilmente sui singoli e l'esempio più lampante di questo declino è rappresentato da un gruppo di atleti giovinazzesi che avrebbero potuto giocare nel professionismo: «Sì, - continua Martini - nell'attuale Lega Pro. Si tratta del mio vecchio gruppo composto dai vari Marzella, Degennaro e Dell'Olio, tutti classe '81 e '82. Ragazzi che, una volta superata l'età della maturità calcistica, sono stati abbandonati, senza un progetto tecnico che li abbia mai coinvolti».
«Marzella, Degennaro, Dell'Olio, un ritornello che non mi stanco di ripetere, e tanti altri - prosegue il tecnico giovinazzese - possono rappresentare un'opportunità di rilancio del Giovinazzo, perché sono figli di un'organizzazione e di una preparazione che è stata persa in tutto, travolta dalla necessità di acquistare vecchie icone del calcio regionale ormai sul viale del tramonto, mettendo da parte campo, cuore e colori».
Ma Michele Martini ci tornerebbe mai al Giovinazzo, se venisse richiamato? «Certo che ci tornerei restando comunque assolutamente a disposizione per una puntuale ed adeguata collaborazione intesa a pianificare un progetto di medio termine per il raggiungimento di un obiettivo importante: fare calcio in maniera seria. Sono stato più volte accusato di essere duro negli allenamenti. Ma può quest'aspetto essere considerato un difetto ? Chiediamolo ad Antonio Conte che ha formato i suoi successi solo ed unicamente con il lavoro».
Sì, perché un aspetto importante è la cultura del lavoro. Nelle sue squadre non esistono gerarchie e tutti possono guadagnarsi uno spazio, anche i cosiddetti gregari, senza considerare carta d'identità e palmares, l'importante è impegnarsi in allenamento «perché - sono parole di Antonio Conte - l'allenamento è la prima pietra dei successi».