Giovinazzo C5: «Congelare le classifiche e garantire fondi per partire in sicurezza»
La società di Carlucci, assieme alle altre del girone G di serie B, scrive ai vertici del futsal
Giovinazzo - martedì 12 maggio 2020
13.21
Chaminade Campobasso, Diaz Bisceglie, Free Time L'Aquila, Futsal Canosa, Futsal Capurso, Giovinazzo C5, Olympique Ostuni, Real Dem, Sefa Molfetta, Sporting Venafro e Polisportiva Torremaggiore.
Sono le squadre partecipanti al girone G di serie B che scrivono ai vertici del futsal nazionale: una presa di posizione dei club, tra cui anche quello biancoverde di Antonio Carlucci, che chiedono chiarezza sul futuro alla luce delle tante incertezze degli ultimi mesi. Ecco il testo.
«La pandemia non è colpa di nessuno; il silenzio e l'incertezza di questi giorni... sì. Il futsal, ai tempi del Covid-19, è in un silenzio assordante. O meglio, si parla, si decanta, si paventa, qualcuno, a suo modo, progetta: ma non chi di dovere, probabilmente. E non stiamo parlando nemmeno della prossima stagione, ma di quella in corso. Il pallone non rotola, dal 29 febbraio.
Il nostro giocattolo preferito, fatto per lo più di sacrifici. Per quasi tutti, non una professione. Un dopo lavoro, meglio dipinto come una vera e propria passione. La passione, quella che ci stanno uccidendo. Mentre tutti gli altri sport sono fermi, hanno chiuso i battenti (giusto o sbagliato che sia) e programmano il futuro, per noi si naviga a vista, collocati nell'incertezza più assoluta.
Tecnicamente, sulla carta, se qualcuno domani si sveglia con il piede sbagliato si potrebbe ancora giocare. Un'utopia, se si pensa ad un protocollo che, ad oggi, hanno difficoltà a portare avanti i mostri sacri della serie A del "pallone più famoso". Mesi di silenzio, di comunicati, di rinvii sulla base di decisioni del governo, di attacchi personali tra la governance dirigenziale, che tra di loro non ha più rapporti stabili da oltre sei mesi.
Lungi da noi, commentare o giudicare nessuno, ma qualsiasi motivo ci sia dietro, le società chiedono rispetto. E per chi, dopo mesi di silenzio, pensava alla luce in fondo al tunnel, con il Consiglio Nazionale dell'otto maggio, un colpo di biliardo stravolge la situazione. Si rinvia, ogni decisione, per un confronto con le società, per mezzo e richiesta del presidente in persona.
Si prende tempo, insomma, ma le società non si tirano indietro, fanno il loro dovere e si presentano all'appello. Le società si, il presidente no. Manda un saluto. Qualsiasi cosa ne verrà fuori, lascia un segno tangibile di tristezza. Ci sentiamo abbandonati al nostro destino. Se volete bene al movimento è giunta l'ora di correre. La gente è stanca. Il movimento siamo noi. Cercate di non disperderlo.
Ps. Cosa potranno mai volere le società? Dopo una pandemia, salvaguardare il proprio lavoro, le proprie aziende, le proprie vite, viene prima di qualsiasi cosa. Congelate le classifiche, chiudete i campionati e trovate fondi e modi per far ripartire la giostra con il minimo indispensabile di costi per le società, e mettetele delle condizioni di poter trovare ancora i fondi per dare continuità ai loro progetti».
Sono le squadre partecipanti al girone G di serie B che scrivono ai vertici del futsal nazionale: una presa di posizione dei club, tra cui anche quello biancoverde di Antonio Carlucci, che chiedono chiarezza sul futuro alla luce delle tante incertezze degli ultimi mesi. Ecco il testo.
«La pandemia non è colpa di nessuno; il silenzio e l'incertezza di questi giorni... sì. Il futsal, ai tempi del Covid-19, è in un silenzio assordante. O meglio, si parla, si decanta, si paventa, qualcuno, a suo modo, progetta: ma non chi di dovere, probabilmente. E non stiamo parlando nemmeno della prossima stagione, ma di quella in corso. Il pallone non rotola, dal 29 febbraio.
Il nostro giocattolo preferito, fatto per lo più di sacrifici. Per quasi tutti, non una professione. Un dopo lavoro, meglio dipinto come una vera e propria passione. La passione, quella che ci stanno uccidendo. Mentre tutti gli altri sport sono fermi, hanno chiuso i battenti (giusto o sbagliato che sia) e programmano il futuro, per noi si naviga a vista, collocati nell'incertezza più assoluta.
Tecnicamente, sulla carta, se qualcuno domani si sveglia con il piede sbagliato si potrebbe ancora giocare. Un'utopia, se si pensa ad un protocollo che, ad oggi, hanno difficoltà a portare avanti i mostri sacri della serie A del "pallone più famoso". Mesi di silenzio, di comunicati, di rinvii sulla base di decisioni del governo, di attacchi personali tra la governance dirigenziale, che tra di loro non ha più rapporti stabili da oltre sei mesi.
Lungi da noi, commentare o giudicare nessuno, ma qualsiasi motivo ci sia dietro, le società chiedono rispetto. E per chi, dopo mesi di silenzio, pensava alla luce in fondo al tunnel, con il Consiglio Nazionale dell'otto maggio, un colpo di biliardo stravolge la situazione. Si rinvia, ogni decisione, per un confronto con le società, per mezzo e richiesta del presidente in persona.
Si prende tempo, insomma, ma le società non si tirano indietro, fanno il loro dovere e si presentano all'appello. Le società si, il presidente no. Manda un saluto. Qualsiasi cosa ne verrà fuori, lascia un segno tangibile di tristezza. Ci sentiamo abbandonati al nostro destino. Se volete bene al movimento è giunta l'ora di correre. La gente è stanca. Il movimento siamo noi. Cercate di non disperderlo.
Ps. Cosa potranno mai volere le società? Dopo una pandemia, salvaguardare il proprio lavoro, le proprie aziende, le proprie vite, viene prima di qualsiasi cosa. Congelate le classifiche, chiudete i campionati e trovate fondi e modi per far ripartire la giostra con il minimo indispensabile di costi per le società, e mettetele delle condizioni di poter trovare ancora i fondi per dare continuità ai loro progetti».