Hockey
Crisi AFP, Angelo Depalma invita a riflettere
Il capitano-allenatore: «E se domani non esistesse più?»
Giovinazzo - giovedì 16 novembre 2017
06.00
Lo ha scritto col cuore quel post apparso sul suo profilo Facebook. Con quel cuore che ne ha contraddistinto la carriera e che lo ha portato in nazionale da non predestinato.
Angelo Depalma, per i giovinazzesi che seguono l'hockey su pista, è un'icona che non si può non amare. Nella giornata di ieri, lui che adesso ricopre il duplice ruolo di allenatore e giocatore, ha usato il più popolare social network per dire tutto ciò che quel cuore covava da settimane. È tornato col suo solito garbo sulla crisi economica della gloriosa AFP ed ha posto alcuni interrogativi a tutti i supporters biancoverdi, soprattutto ai più disfattisti.
«Secondo me... è successo che, col passare del tempo, e cioè di 11 campionati di fila in A1 - si legge -, qualcuno ha pensato che l'AFP tanto c'è stata, c'è e ci sarà. Qualcuno ha dato per scontate troppe cose, s'è dato per scontato il lavoro e l'impegno di tanti.
Tanti a parole - evidenzia Depalma - pochi nei fatti, mi sia consentito, pochissimi a sporcarsi di fatto le mani. Si è creata, in pratica, l'abitudine e l'abitudine stanca».
A rileggerlo, quel post, appare chiaro come il capitano (lo conoscono tutti così a Giovinazzo) abbia voluto far comprendere che nulla è dovuto e che i periodi belli possono finire, come la grandi storie d'amore, se non si innaffia quel terreno sotto il fiore amato:
«E se domani questa abitudine chiamata AFP non esistesse più?? - è la riflessione "a voce alta" -. E se quelli che hanno tirato la carretta troppo a lungo, troppo a lungo da soli, dentro e fuori dal campo, si stancassero?? E se quello che oggi è l'appuntamento classico del sabato sera giovinazzese, ora bistrattato perché tanto "se la vedono loro" o perché tanto "siamo abituati", domani non ci fosse più??».
Infine, dopo le considerazioni dure, amare, ma realiste, Depalma sprona l'ambiente rotellistico e chiede a tutti di stringersi attorno alla squadra, ai ragazzi in campo, come accadde ad esempio per il Bari calcio in fallimento: «Ebbene - rimarca -, le cose si rimpiangono sempre quando non si hanno più, ricordiamocelo sempre...
Mi piacerebbe sabato, e da qui in avanti - è l'invito rivolto ai tifosi -, risentire il calore di un pubblico orgoglioso della propria squadra, la squadra più amata della nostra città. E sappiate che qui nessuno s'è dato per spacciato!!! Serve solo l'aiuto di tutti quelli che hanno veramente a cuore questa maglia».
Una tifoseria sostiene i propri colori soprattutto nei momenti bui, mettendo da parte diatribe interne e regolamenti di conti che non possono appartenere a questo momento della stagione, poiché l'obiettivo è salvarsi e poi mantenere in vita questa società, con l'aiuto di nuovi sponsor e di nuovi soci.
Giovinazzo si è sempre identificata nell'AFP, me ne sono accorto da non giovinazzese diversi anni fa, e non può abbandonare quei colori, che significano storia ed identità, proprio ora. Lo deve a se stessa, prima che a dirigenti e direttivi, lo deve a persone come Angelo Depalma che, in fondo, hanno sempre e solo chiesto sostegno e null'altro. Quei gradoni non possono più restare vuoti.
Angelo Depalma, per i giovinazzesi che seguono l'hockey su pista, è un'icona che non si può non amare. Nella giornata di ieri, lui che adesso ricopre il duplice ruolo di allenatore e giocatore, ha usato il più popolare social network per dire tutto ciò che quel cuore covava da settimane. È tornato col suo solito garbo sulla crisi economica della gloriosa AFP ed ha posto alcuni interrogativi a tutti i supporters biancoverdi, soprattutto ai più disfattisti.
«Secondo me... è successo che, col passare del tempo, e cioè di 11 campionati di fila in A1 - si legge -, qualcuno ha pensato che l'AFP tanto c'è stata, c'è e ci sarà. Qualcuno ha dato per scontate troppe cose, s'è dato per scontato il lavoro e l'impegno di tanti.
Tanti a parole - evidenzia Depalma - pochi nei fatti, mi sia consentito, pochissimi a sporcarsi di fatto le mani. Si è creata, in pratica, l'abitudine e l'abitudine stanca».
A rileggerlo, quel post, appare chiaro come il capitano (lo conoscono tutti così a Giovinazzo) abbia voluto far comprendere che nulla è dovuto e che i periodi belli possono finire, come la grandi storie d'amore, se non si innaffia quel terreno sotto il fiore amato:
«E se domani questa abitudine chiamata AFP non esistesse più?? - è la riflessione "a voce alta" -. E se quelli che hanno tirato la carretta troppo a lungo, troppo a lungo da soli, dentro e fuori dal campo, si stancassero?? E se quello che oggi è l'appuntamento classico del sabato sera giovinazzese, ora bistrattato perché tanto "se la vedono loro" o perché tanto "siamo abituati", domani non ci fosse più??».
Infine, dopo le considerazioni dure, amare, ma realiste, Depalma sprona l'ambiente rotellistico e chiede a tutti di stringersi attorno alla squadra, ai ragazzi in campo, come accadde ad esempio per il Bari calcio in fallimento: «Ebbene - rimarca -, le cose si rimpiangono sempre quando non si hanno più, ricordiamocelo sempre...
Mi piacerebbe sabato, e da qui in avanti - è l'invito rivolto ai tifosi -, risentire il calore di un pubblico orgoglioso della propria squadra, la squadra più amata della nostra città. E sappiate che qui nessuno s'è dato per spacciato!!! Serve solo l'aiuto di tutti quelli che hanno veramente a cuore questa maglia».
Una tifoseria sostiene i propri colori soprattutto nei momenti bui, mettendo da parte diatribe interne e regolamenti di conti che non possono appartenere a questo momento della stagione, poiché l'obiettivo è salvarsi e poi mantenere in vita questa società, con l'aiuto di nuovi sponsor e di nuovi soci.
Giovinazzo si è sempre identificata nell'AFP, me ne sono accorto da non giovinazzese diversi anni fa, e non può abbandonare quei colori, che significano storia ed identità, proprio ora. Lo deve a se stessa, prima che a dirigenti e direttivi, lo deve a persone come Angelo Depalma che, in fondo, hanno sempre e solo chiesto sostegno e null'altro. Quei gradoni non possono più restare vuoti.