«Bisogna avere sempre fame di far bene»
Parla Daniele Fiorentino: «Che emozione la promozione in D, ma vorrei tornare ancora più su»
Giovinazzo - martedì 9 agosto 2016
I fotogrammi gialloblu di una stagione storica (quella della promozione in serie D del Gravina, nda) scivolano sul mare piatto di Giovinazzo, però Daniele Fiorentino più che a ricordare pensa a ripartire. E lo farà sempre dalla Murgia, sempre nella Premier League pugliese, ma stavolta con la maglia dell'Altamura.
Ma dopo due promozioni di fila (con la maglia del Nardò e, appunto, con quella dell'ambizioso Gravina, nda), non hai paura di poter fare soltanto peggio? «No, perché bisogna avere sempre fame di far bene - risponde Fiorentino -. Dopo i due salti di categoria non si può mollare, perché nel calcio, da quello che ho percepito in questi anni, non puoi permetterti di rilassarti. In queste categorie devi fare sempre bene, vivendo così, anno dopo anno».
Quando a 18 anni esordì in serie B con la maglia del Bari (era il 2006/2007, i galletti erano allenati da Beppe Materazzi, nda), non avrà certamente mai immaginato che la sua carriera debba portarlo dopo appena 4 anni a giocare in Eccellenza. Eppure a Fiorentino, centrocampista classe 1988 prodotto del vivaio biancorosso che, per colpa di una serie d'infortuni, non è stato in grado di portare avanti a certi livelli la sua carriera, è capitato.
E se, dopo dieci anni, diciamo Bari e la serie B che cosa ti viene in mente? Un'occasione persa? «Io e Vitangelo Spadavecchia siamo stati gli unici giovinazzesi a giocare nel Bari e ad esordire in serie B. Sicuramente, con il senno di poi, sono stati fatti degli errori, dettati dall'inesperienza, ed ho fatto delle scelte sbagliate che ho pagato a caro prezzo - ammette Fiorentino -. Ora c'è il rammarico di aver perso quel treno. In ogni modo mi auguro ogni stagione di fare bene e magari tornare in quelle categorie».
Quanti anni ci vorranno per tornare nel calcio che conta? «Ora è un po' difficile, ma mai dire mai. Io - afferma con convinzione - ci credo fino alla fine». Dopo le stagioni con Pro Patria, Venezia e Paganese, pensi che avresti potuto fare di più per rimanere in quelle categorie? «Sicuramente potevo fare di più. Con gli anni - prosegue - sono maturato calcisticamente e mentalmente. E potevo fare di più. Sicuramente. Ma non ho mai avuto la possibilità di avere continuità».
Centrocampista in grado di svolgere con profitto entrambe le fasi e di coprire più ruoli nella zona nevralgica, si è distinto nel 2011/2012 a Martina Franca contribuendo alla promozione dei biancazzurri in Lega Pro sotto i dettami di Francesco Bitetto, prima di essere riconfermato e di disputare ben 22 gare nella ex Seconda Divisione: «Stavo per ritornare nel calcio che conta, ma non fu un anno facile, a causa di vari infortuni. L'anno dopo, poi, decisi di ripartire da Bisceglie, in serie D».
«Dopo le esperienze con il Bisceglie ed il Real Metapontino - continua Fiorentino - ho vinto il campionato con il Nardò e, lo scorso anno, con il Gravina. Sono stati due anni bellissimi perché quando si vince è sempre bello!». E adesso Altamura, alla ricerca della terza promozione di fila: «Ho sposato quest'altro progetto, perché nella vita come nel calcio amo le sfide e amo i progetti importanti e quello di Altamura è sicuramente un progetto importante».
Prima Gravina, poi Altamura, l'exploit del calcio murgiano. Cosa ha di più la Murgia rispetto a noi? «Tra noi e la Murgia c'è la voglia di fare calcio, di fare le cose serie, per bene, che da noi non c'è. Inoltre c'è la voglia e la forza di investire. Peccato, davvero un peccato. Ad Altamura, inoltre, conosco già la piazza avendoci giocato per due mesi, ed è sicuramente una piazza importante, calorosa, con un tifo importante».
Dove ti vedi fra pochi anni? «Mi vorrei rivedere nelle serie più alte. Mi piace sognare. Ma se questo non accadrà, fa niente. Non voglio avere rimpianti - conclude Fiorentino -. Mi faccio un grosso in bocca al lupo per questa mia nuova stagione».
Ma dopo due promozioni di fila (con la maglia del Nardò e, appunto, con quella dell'ambizioso Gravina, nda), non hai paura di poter fare soltanto peggio? «No, perché bisogna avere sempre fame di far bene - risponde Fiorentino -. Dopo i due salti di categoria non si può mollare, perché nel calcio, da quello che ho percepito in questi anni, non puoi permetterti di rilassarti. In queste categorie devi fare sempre bene, vivendo così, anno dopo anno».
Quando a 18 anni esordì in serie B con la maglia del Bari (era il 2006/2007, i galletti erano allenati da Beppe Materazzi, nda), non avrà certamente mai immaginato che la sua carriera debba portarlo dopo appena 4 anni a giocare in Eccellenza. Eppure a Fiorentino, centrocampista classe 1988 prodotto del vivaio biancorosso che, per colpa di una serie d'infortuni, non è stato in grado di portare avanti a certi livelli la sua carriera, è capitato.
E se, dopo dieci anni, diciamo Bari e la serie B che cosa ti viene in mente? Un'occasione persa? «Io e Vitangelo Spadavecchia siamo stati gli unici giovinazzesi a giocare nel Bari e ad esordire in serie B. Sicuramente, con il senno di poi, sono stati fatti degli errori, dettati dall'inesperienza, ed ho fatto delle scelte sbagliate che ho pagato a caro prezzo - ammette Fiorentino -. Ora c'è il rammarico di aver perso quel treno. In ogni modo mi auguro ogni stagione di fare bene e magari tornare in quelle categorie».
Quanti anni ci vorranno per tornare nel calcio che conta? «Ora è un po' difficile, ma mai dire mai. Io - afferma con convinzione - ci credo fino alla fine». Dopo le stagioni con Pro Patria, Venezia e Paganese, pensi che avresti potuto fare di più per rimanere in quelle categorie? «Sicuramente potevo fare di più. Con gli anni - prosegue - sono maturato calcisticamente e mentalmente. E potevo fare di più. Sicuramente. Ma non ho mai avuto la possibilità di avere continuità».
Centrocampista in grado di svolgere con profitto entrambe le fasi e di coprire più ruoli nella zona nevralgica, si è distinto nel 2011/2012 a Martina Franca contribuendo alla promozione dei biancazzurri in Lega Pro sotto i dettami di Francesco Bitetto, prima di essere riconfermato e di disputare ben 22 gare nella ex Seconda Divisione: «Stavo per ritornare nel calcio che conta, ma non fu un anno facile, a causa di vari infortuni. L'anno dopo, poi, decisi di ripartire da Bisceglie, in serie D».
«Dopo le esperienze con il Bisceglie ed il Real Metapontino - continua Fiorentino - ho vinto il campionato con il Nardò e, lo scorso anno, con il Gravina. Sono stati due anni bellissimi perché quando si vince è sempre bello!». E adesso Altamura, alla ricerca della terza promozione di fila: «Ho sposato quest'altro progetto, perché nella vita come nel calcio amo le sfide e amo i progetti importanti e quello di Altamura è sicuramente un progetto importante».
Prima Gravina, poi Altamura, l'exploit del calcio murgiano. Cosa ha di più la Murgia rispetto a noi? «Tra noi e la Murgia c'è la voglia di fare calcio, di fare le cose serie, per bene, che da noi non c'è. Inoltre c'è la voglia e la forza di investire. Peccato, davvero un peccato. Ad Altamura, inoltre, conosco già la piazza avendoci giocato per due mesi, ed è sicuramente una piazza importante, calorosa, con un tifo importante».
Dove ti vedi fra pochi anni? «Mi vorrei rivedere nelle serie più alte. Mi piace sognare. Ma se questo non accadrà, fa niente. Non voglio avere rimpianti - conclude Fiorentino -. Mi faccio un grosso in bocca al lupo per questa mia nuova stagione».