Alla Bruno Soccer School si realizzano i sogni dei bimbi
«L'obiettivo è quello di educarli attraverso lo sport. Ma mancano le strutture»
Giovinazzo - giovedì 19 novembre 2015
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A Giovinazzo nasce, cresce e sopravvive la Bruno Soccer School, con sede in via Piano n. 28, «una scuola calcio tutta mia, nata per portare avanti il mio pensiero, i miei ideali e soprattutto trasferire ai ragazzi la mia passione per lo sport più bello al mondo». A parlare è Giovanni Bruno, con un passato calcistico da professionista nel ruolo di difensore.
Quello della Bruno Soccer School è un modello unico. «Qui - precisa - non si fa solo formazione calcistica, ma anche educazione. Il nostro obiettivo è quello di far socializzare il più possibile i ragazzi e le loro famiglie e di educare i ragazzi verso lo sport come stile di vita», racconta il 35enne nativo di Carbonara, calcisticamente cresciuto nel settore giovanile del Bari. La trafila nel vivaio biancorosso l'ha portato ad imporsi all'attenzione generale sino al passaggio alla Pro Vasto, in serie D.
Poi Rutigliano (in granata anni meravigliosi, culminati con la storica promozione in serie C2 del 2003), Frosinone (dove conquista la serie B attraverso i play-off alla seconda stagione coi canarini), Cisco Roma (anche qui Bruno gioca per la promozione che, però, non arriva ai play-off con la Reggiana), Martina Franca, Potenza, Reggiana (dove il sogno della serie B svanisce per colpa della Pro Patria), Como e Barletta, sempre tra serie C1 e C2.
«Ho giocato a calcio per tanti anni, fin da bambino. Ed ho provato tantissime emozioni, tutte alimentate dalla mia grandissima passione per il gioco del calcio». Infine, nel 2010, Bruno appende le scarpe al chiodo: «Era arrivato il momento di salutare il calcio giocato ed era giunto quello di aprire una scuola calcio tutta mia. Perché ho scelto proprio Giovinazzo? Per mi piace il suo mare ed il suo bellissimo centro storico».
«La nostra mission è quella di educare i ragazzi attraverso lo sport - continua - farli crescere con sani principi, educare il loro corpo consolidando gli schemi motori di base, saper stare insieme e condividere le proprie esperienze, essere di esempio per gli altri ragazzi e prepararsi ad affrontare con coraggio le difficoltà della vita, essere "campioni" non solo nello sport, ma anche nella vita, coadiuvati da una associazione ben organizzata».
«La nostra vision - prosegue - è quella di avere un gruppo di bambini con "valori genuini", che rispetti i suoi coetanei, rispetti le regole e che sappia stare con gli altri in maniera amichevole con lealtà, legalità ed educazione, consapevoli che i bambini di oggi saranno gli uomini di domani».
Mission, vision e values: «Sì, perché il bambino ha il diritto di divertirsi e giocare, il diritto di fare sport, il diritto di beneficiare di un ambiente sano, il diritto di essere circondato ed allenato da persone competenti, il diritto di seguire allenamenti adeguati ai suoi ritmi, il diritto di misurarsi con giovani che abbiano le sue stesse possibilità di successo, il diritto di partecipare a competizioni adeguate alla sua età, il diritto di praticare sport in assoluta sicurezza, il diritto di avere i giusti tempi di riposo, il diritto di non essere un campione».
Ciò che manca, però, sono le strutture adatte: «A Giovinazzo - riflette Bruno - credo sia difficile pensare di fare del buon calcio. E con il termine buon calcio, intendo dire farlo con la massima organizzazione e con la giusta e importante programmazione. E questo non è possibile perché manca un aspetto principale: la struttura sportiva».
«Avere un campo sportivo che non è ancora al cento per cento - prosegue - non dà la possibilità alle squadre di lavorare bene e di cercare di raggiungere risultati positivi. E non concede neanche a coloro che vogliono investire, o comunque provare a farlo, la volontà di programmare qualsiasi cosa. Nel 2015 è improponibile giocare su un campo di terra battuta. Io sono nato, come tanti, su quel campo, ma oggi i ragazzi hanno il diritto di giocare su un campo diverso».
«Spero per Giovinazzo - è l'auspicio finale di Bruno -, per coloro che vogliono fare calcio nella giusta maniera, di avere la possibilità di usufruire di una struttura degna di tal nome. Lo dico per i giovinazzesi e per i tanti bambini che sognano di giocare a calcio». Perché, come dice Bruno, «i bambini sognano, noi grandi dobbiamo permettere che il loro sogno diventi realtà».
Quello della Bruno Soccer School è un modello unico. «Qui - precisa - non si fa solo formazione calcistica, ma anche educazione. Il nostro obiettivo è quello di far socializzare il più possibile i ragazzi e le loro famiglie e di educare i ragazzi verso lo sport come stile di vita», racconta il 35enne nativo di Carbonara, calcisticamente cresciuto nel settore giovanile del Bari. La trafila nel vivaio biancorosso l'ha portato ad imporsi all'attenzione generale sino al passaggio alla Pro Vasto, in serie D.
Poi Rutigliano (in granata anni meravigliosi, culminati con la storica promozione in serie C2 del 2003), Frosinone (dove conquista la serie B attraverso i play-off alla seconda stagione coi canarini), Cisco Roma (anche qui Bruno gioca per la promozione che, però, non arriva ai play-off con la Reggiana), Martina Franca, Potenza, Reggiana (dove il sogno della serie B svanisce per colpa della Pro Patria), Como e Barletta, sempre tra serie C1 e C2.
«Ho giocato a calcio per tanti anni, fin da bambino. Ed ho provato tantissime emozioni, tutte alimentate dalla mia grandissima passione per il gioco del calcio». Infine, nel 2010, Bruno appende le scarpe al chiodo: «Era arrivato il momento di salutare il calcio giocato ed era giunto quello di aprire una scuola calcio tutta mia. Perché ho scelto proprio Giovinazzo? Per mi piace il suo mare ed il suo bellissimo centro storico».
«La nostra mission è quella di educare i ragazzi attraverso lo sport - continua - farli crescere con sani principi, educare il loro corpo consolidando gli schemi motori di base, saper stare insieme e condividere le proprie esperienze, essere di esempio per gli altri ragazzi e prepararsi ad affrontare con coraggio le difficoltà della vita, essere "campioni" non solo nello sport, ma anche nella vita, coadiuvati da una associazione ben organizzata».
«La nostra vision - prosegue - è quella di avere un gruppo di bambini con "valori genuini", che rispetti i suoi coetanei, rispetti le regole e che sappia stare con gli altri in maniera amichevole con lealtà, legalità ed educazione, consapevoli che i bambini di oggi saranno gli uomini di domani».
Mission, vision e values: «Sì, perché il bambino ha il diritto di divertirsi e giocare, il diritto di fare sport, il diritto di beneficiare di un ambiente sano, il diritto di essere circondato ed allenato da persone competenti, il diritto di seguire allenamenti adeguati ai suoi ritmi, il diritto di misurarsi con giovani che abbiano le sue stesse possibilità di successo, il diritto di partecipare a competizioni adeguate alla sua età, il diritto di praticare sport in assoluta sicurezza, il diritto di avere i giusti tempi di riposo, il diritto di non essere un campione».
Ciò che manca, però, sono le strutture adatte: «A Giovinazzo - riflette Bruno - credo sia difficile pensare di fare del buon calcio. E con il termine buon calcio, intendo dire farlo con la massima organizzazione e con la giusta e importante programmazione. E questo non è possibile perché manca un aspetto principale: la struttura sportiva».
«Avere un campo sportivo che non è ancora al cento per cento - prosegue - non dà la possibilità alle squadre di lavorare bene e di cercare di raggiungere risultati positivi. E non concede neanche a coloro che vogliono investire, o comunque provare a farlo, la volontà di programmare qualsiasi cosa. Nel 2015 è improponibile giocare su un campo di terra battuta. Io sono nato, come tanti, su quel campo, ma oggi i ragazzi hanno il diritto di giocare su un campo diverso».
«Spero per Giovinazzo - è l'auspicio finale di Bruno -, per coloro che vogliono fare calcio nella giusta maniera, di avere la possibilità di usufruire di una struttura degna di tal nome. Lo dico per i giovinazzesi e per i tanti bambini che sognano di giocare a calcio». Perché, come dice Bruno, «i bambini sognano, noi grandi dobbiamo permettere che il loro sogno diventi realtà».