Hockey
AFP, Favuzzi non molla l'A1: «Dobbiamo crederci»
Alla vigilia della sfida col Thiene, il ds fa il punto: «È un momento difficile in tutt'Italia»
Giovinazzo - lunedì 7 marzo 2016
13.52
L'infortunio dell'esterno iberico Ribot e la battuta d'arresto contro il Bassano. È un doppio colpo quello ricevuto dal diesse Vito Favuzzi, da ventitré giorni nominato vice presidente vicario della Lega Nazionale Hockey, e che nei prossimi cinque (di giorni), con Thiene in casa (domani) e Cremona in trasferta (sabato), si gioca le ultime chance per sperare nella permanenza in serie A1.
Una fase estremamente delicata della stagione con il terzultimo posto, occupato a pari punti (12) da Cremona e Sarzana, lontano appena 3 lunghezze. Col Valdagno, impattando 3-3, i biancoverdi hanno sprecato l'occasione di agguantare proprio il Thiene, ma il ds non molla affatto la presa. Anzi, a cinque turni dalla fine, crede nell'impresa sportiva della sua creatura, attesa domani dall'esame Thiene, ma ammette: «Noi ci proveremo fino in fondo, ma per l'intero movimento nazionale è un momento davvero difficile».
Come giudica il mandato di Siegel, che aveva lasciato alcuni mesi fa al culmine della fase più travagliata della ultra trentennale storia della Lega Nazionale Hockey?
«Leo Siegel è stato un grande presidente. A lui si devono gli eccellenti risultati raggiunti dalla Lega Nazionale Hockey negli ultimi 20 anni; non ultimo è riuscito a portare il nostro sport sulle piattaforme RAI con intuibili benefici d'immagine. Purtroppo negli ultimi mesi gli atti irresponsabili di alcune società hanno di fatto portato ad un ridimensionamento della Lega Nazionale Hockey che con la sapiente regia della Federazione e del nostro presidente Sabatino Aracu è chiamata ad aprire un nuovo ciclo. Sfida affascinante, della quale per me è un orgoglio poter esserne protagonista».
Ha deciso di sposare la causa di Frugoni. L'augurio è che si facciano le riforme, che devono essere fatte. Quali, secondo lei, le più importanti?
«Il nostro mondo non ha bisogno di rivoluzioni e di grandi riforme, credo che in questo momento la Lega Nazionale Hockey si debba mettere in posizione di ascolto, avviare una proficua collaborazione con i presidenti di società e quindi formulare alla Federazione una serie di proposte che contribuiscano a superare il momento difficile che l'intero hockey nazionale sta vivendo. Per raggiungere questi obiettivi ci accingiamo a convocare a breve delle assemblee di settore».
Parliamo di Giovinazzo, dell'AFP. L'ex Illuzzi, in un'intervista rilasciata alla Gazzetta del Mezzogiorno, ha detto: "La politica societaria di puntare sugli stranieri non ha fatto bene al movimento. La squadra non ha ricambi e in questo momento della stagione avrebbero fatto comodo giocatori fatti in casa a costo zero". Di chi le colpe?
«Non sono abituato ad attribuire colpe, ma a risolvere i problemi attenendomi ai fatti. L'ottimo lavoro svolto con le squadre giovanili negli anni '90 e 2000 dai presidenti Altieri, Bavaro e de Musso coadiuvati da tecnici di grande valore come Frasca, Beltempo, Ranieri e Capurso partorirono, senza l'assillo di dover disputare l'oneroso campionato di A1, un gruppo di ragazzi oggi adulti che hanno tenuto alto il nome dell'hockey cittadino nell'ultimo decennio.
Le esigenze di classifica e l'alto livello del nostro campionato di A1 hanno portato la società a guardare all'estero per completare una rosa che, seppur valida, non avrebbe consentito all'AFP Giovinazzo la permanenza ininterrotta per quasi 10 anni nel massimo campionato di categoria. Nonostante il grande lavoro svolto in contemporanea con le squadre giovanili, ad oggi, fatta eccezione per Vincenzo Bavaro e Vincenzo Mastropasqua il settore giovanile non ha prodotto atleti in grado di competere nella massima serie.
I tempi cambiano ed i ragazzi di oggi non sono disponibili al sacrificio, come avveniva negli anni addietro. Il gruppo dei giocatori fatti in casa per vari motivi (lavoro, studio, abbandoni) ad oggi si è ridotto a due veterani: Depalma e Dagostino oltre ai già citati Bavaro e Mastropasqua. Per il resto non abbiamo giocatori su cui fare sicuro affidamento. Tutto il resto sono solo elucubrazioni di chi non conosce i fatti e di chi mente sapendo di mentire, ma non è il caso di Illuzzi».
Per la salvezza quante vittorie servono? Basteranno quelle con le neopromosse Thiene e Cremona?
«La società sta facendo il possibile per conquistare la salvezza sempre con la massima trasparenza, rettitudine e con le forze a disposizione. Non lo so se basteranno o meno, ma noi ci crediamo e lotteremo fino alla fine».
E se il Giovinazzo dovesse malauguratamente scendere in serie A2? Si punterebbe sui giocatori made in Giovinazzo, il vero Dna dell'AFP?
«Non so in questo momento cosa potrà accadere l'anno prossimo, in caso di retrocessione o meno. Dipende da tante cose che si vaglieranno al momento opportuno. In questo momento l'imperativo è la salvezza».
Una fase estremamente delicata della stagione con il terzultimo posto, occupato a pari punti (12) da Cremona e Sarzana, lontano appena 3 lunghezze. Col Valdagno, impattando 3-3, i biancoverdi hanno sprecato l'occasione di agguantare proprio il Thiene, ma il ds non molla affatto la presa. Anzi, a cinque turni dalla fine, crede nell'impresa sportiva della sua creatura, attesa domani dall'esame Thiene, ma ammette: «Noi ci proveremo fino in fondo, ma per l'intero movimento nazionale è un momento davvero difficile».
Come giudica il mandato di Siegel, che aveva lasciato alcuni mesi fa al culmine della fase più travagliata della ultra trentennale storia della Lega Nazionale Hockey?
«Leo Siegel è stato un grande presidente. A lui si devono gli eccellenti risultati raggiunti dalla Lega Nazionale Hockey negli ultimi 20 anni; non ultimo è riuscito a portare il nostro sport sulle piattaforme RAI con intuibili benefici d'immagine. Purtroppo negli ultimi mesi gli atti irresponsabili di alcune società hanno di fatto portato ad un ridimensionamento della Lega Nazionale Hockey che con la sapiente regia della Federazione e del nostro presidente Sabatino Aracu è chiamata ad aprire un nuovo ciclo. Sfida affascinante, della quale per me è un orgoglio poter esserne protagonista».
Ha deciso di sposare la causa di Frugoni. L'augurio è che si facciano le riforme, che devono essere fatte. Quali, secondo lei, le più importanti?
«Il nostro mondo non ha bisogno di rivoluzioni e di grandi riforme, credo che in questo momento la Lega Nazionale Hockey si debba mettere in posizione di ascolto, avviare una proficua collaborazione con i presidenti di società e quindi formulare alla Federazione una serie di proposte che contribuiscano a superare il momento difficile che l'intero hockey nazionale sta vivendo. Per raggiungere questi obiettivi ci accingiamo a convocare a breve delle assemblee di settore».
Parliamo di Giovinazzo, dell'AFP. L'ex Illuzzi, in un'intervista rilasciata alla Gazzetta del Mezzogiorno, ha detto: "La politica societaria di puntare sugli stranieri non ha fatto bene al movimento. La squadra non ha ricambi e in questo momento della stagione avrebbero fatto comodo giocatori fatti in casa a costo zero". Di chi le colpe?
«Non sono abituato ad attribuire colpe, ma a risolvere i problemi attenendomi ai fatti. L'ottimo lavoro svolto con le squadre giovanili negli anni '90 e 2000 dai presidenti Altieri, Bavaro e de Musso coadiuvati da tecnici di grande valore come Frasca, Beltempo, Ranieri e Capurso partorirono, senza l'assillo di dover disputare l'oneroso campionato di A1, un gruppo di ragazzi oggi adulti che hanno tenuto alto il nome dell'hockey cittadino nell'ultimo decennio.
Le esigenze di classifica e l'alto livello del nostro campionato di A1 hanno portato la società a guardare all'estero per completare una rosa che, seppur valida, non avrebbe consentito all'AFP Giovinazzo la permanenza ininterrotta per quasi 10 anni nel massimo campionato di categoria. Nonostante il grande lavoro svolto in contemporanea con le squadre giovanili, ad oggi, fatta eccezione per Vincenzo Bavaro e Vincenzo Mastropasqua il settore giovanile non ha prodotto atleti in grado di competere nella massima serie.
I tempi cambiano ed i ragazzi di oggi non sono disponibili al sacrificio, come avveniva negli anni addietro. Il gruppo dei giocatori fatti in casa per vari motivi (lavoro, studio, abbandoni) ad oggi si è ridotto a due veterani: Depalma e Dagostino oltre ai già citati Bavaro e Mastropasqua. Per il resto non abbiamo giocatori su cui fare sicuro affidamento. Tutto il resto sono solo elucubrazioni di chi non conosce i fatti e di chi mente sapendo di mentire, ma non è il caso di Illuzzi».
Per la salvezza quante vittorie servono? Basteranno quelle con le neopromosse Thiene e Cremona?
«La società sta facendo il possibile per conquistare la salvezza sempre con la massima trasparenza, rettitudine e con le forze a disposizione. Non lo so se basteranno o meno, ma noi ci crediamo e lotteremo fino alla fine».
E se il Giovinazzo dovesse malauguratamente scendere in serie A2? Si punterebbe sui giocatori made in Giovinazzo, il vero Dna dell'AFP?
«Non so in questo momento cosa potrà accadere l'anno prossimo, in caso di retrocessione o meno. Dipende da tante cose che si vaglieranno al momento opportuno. In questo momento l'imperativo è la salvezza».