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Come difenderci dai titoli allarmistici su vaccini ed effetti collaterali?
Educhiamoci a valutare i dati nella loro interezza. Il parere del dott. Dario Sannino
martedì 12 gennaio 2021
Ogni vaccino, come ogni farmaco, in casi molto rari può procurare una reazione allergica molto forte, che potrebbe procedere fino a quello che si chiama choc anafilattico.
Queste reazioni, dal momento che si stanno vaccinando milioni di persone al mese nel mondo, molto probabilmente diverranno ben visibili al grande pubblico perché i media le riporteranno con estrema rapidità, e il numero degli articoli sui giornali e dei servizi televisivi sembrerà molto più alto, perché vaccinandosi tantissimi individui nello stesso lasso di tempo, in un mese occorreranno molti più eventi avversi del solito.
La percezione del pubblico, cioè, sarà alterata dall'ennesimo bombardamento mediatico, che della bassa frequenza di eventi avversi riporterà solo il numeratore e non il denominatore costituito da milioni e milioni di dosi di vaccino somministrate.
Dunque, prepariamoci: le notizie di eventi avversi rari ci saranno e saranno fornite non appena questi cominceranno a verificarsi.
Quando arriveranno queste notizie, il pubblico dovrà immediatamente porsi una domanda: quante sono state le vaccinazioni effettuate, perché si potessero osservare quegli eventi avversi? Possiamo fare questo esercizio immediatamente.
Al 19 dicembre, negli Stati Uniti erano state riportate 6 reazioni anafilattoidi al vaccino Pfizer/BioNTech; nessun altra reazione anafilattica è stata segnalata nei due giorni successivi, quando le dosi somministrate erano arrivate a 614.117.
Questo significa che la frequenza di tali reazioni è risultata inferiore a 1 su 100.000 dosi di vaccino somministrate.
Questo numero dovrebbe aiutarci a capire facilmente due cose:
Continuiamo ad informarci da fonti ufficiali (FDA, EMA, AIFA), fugando dubbi e perplessità, senza diffondere articoli e notizie che hanno il solo scopo di guadagnare da qualche "click" in più.
Queste reazioni, dal momento che si stanno vaccinando milioni di persone al mese nel mondo, molto probabilmente diverranno ben visibili al grande pubblico perché i media le riporteranno con estrema rapidità, e il numero degli articoli sui giornali e dei servizi televisivi sembrerà molto più alto, perché vaccinandosi tantissimi individui nello stesso lasso di tempo, in un mese occorreranno molti più eventi avversi del solito.
La percezione del pubblico, cioè, sarà alterata dall'ennesimo bombardamento mediatico, che della bassa frequenza di eventi avversi riporterà solo il numeratore e non il denominatore costituito da milioni e milioni di dosi di vaccino somministrate.
Dunque, prepariamoci: le notizie di eventi avversi rari ci saranno e saranno fornite non appena questi cominceranno a verificarsi.
Quando arriveranno queste notizie, il pubblico dovrà immediatamente porsi una domanda: quante sono state le vaccinazioni effettuate, perché si potessero osservare quegli eventi avversi? Possiamo fare questo esercizio immediatamente.
Educhiamoci a valutare i dati nella loro interezza
Al 19 dicembre, negli Stati Uniti erano state riportate 6 reazioni anafilattoidi al vaccino Pfizer/BioNTech; nessun altra reazione anafilattica è stata segnalata nei due giorni successivi, quando le dosi somministrate erano arrivate a 614.117.
Questo significa che la frequenza di tali reazioni è risultata inferiore a 1 su 100.000 dosi di vaccino somministrate.
Questo numero dovrebbe aiutarci a capire facilmente due cose:
- Innanzitutto, i dati sulla prova clinica di fase 3 non hanno riportato questo tipo di reazione non perché fosse stata dolosamente nascosta dagli sperimentatori, ma perché le prove cliniche si svolgono su un numero di persone minore di 100.000 e hanno generalmente la capacità di rivelare con sufficiente robustezza statistica eventi avversi nell'ordine di 1 su 10.000.
- In secondo luogo, considerando la frequenza di complicazioni gravi dovute a Sars-CoV-2, dovrebbe essere evidente che il rischio di reazione anafilattoide da vaccino è molto, molto meno importante.
Non diamo spazio al panico, ma riflettiamo
Dunque, quando cominceranno a esserci gli articoli di giornale che riporteranno casi di infezione di persone vaccinate, che potrebbero aversi prima di raggiungere l'immunità di gregge, dovremo ancora una volta essere preparati a fare lo stesso esercizio che abbiamo appena fatto per gli effetti collaterali: non guardare ai numeri assoluti, ma alle percentuali, e magari dovremmo chiederci se quella persona avesse sviluppato anticorpi (cioè sarebbe bene fare un test sierologico a qualche tempo dal vaccino).Continuiamo ad informarci da fonti ufficiali (FDA, EMA, AIFA), fugando dubbi e perplessità, senza diffondere articoli e notizie che hanno il solo scopo di guadagnare da qualche "click" in più.