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Come agire sulla risposta immunitaria
Ne abbiamo parlato con Dario Sannino, senior manager nel Corporate Quality Management di una multinazionale farmaceutica
giovedì 8 ottobre 2020
18.06
L'immunoterapia ha lo scopo di indurre, amplificare o sopprimere una risposta immunitaria da parte dell'organismo. Esistono diverse tipologie di immunoterapia.
Immunoterapia di soppressione: quando si vuole deprimere la risposta del sistema immunitario. Questa viene usata, ad esempio, per il trattamento di allergie, in cui vi è un'ipersensibilità dell'organismo nei confronti di determinati agenti esterni (antigeni). Lo scopo, in questo caso, è di limitare l'eccessiva reazione immunitaria che si scatena in risposta al contatto con l'antigene; si ottiene così una desensibilizzazione dell'organismo nei confronti degli agenti scatenanti l'allergia. Altre circostanze che rendono opportuno il ricorso all'immunoterapia di soppressione comprendono i trapianti d'organo, per prevenire fenomeni di rigetto, e il trattamento di malattie autoimmuni.
Immunoterapia di attivazione: in questo caso, lo scopo è quello di indurre o di amplificare una risposta immunitaria. È questo il caso dell'immunoterapia antimicrobica - comprendente i vaccini contro gli agenti infettivi - e dell'immunoterapia oncologica, ossia dell'immunoterapia impiegata nel trattamento di tumori. L'immunoterapia di attivazione può essere impiegata anche in caso di immunodeficienza, causata da patologie (ad esempio, l'Aids) o di origine iatrogena (effetto collaterale di altri trattamenti, quali la chemioterapia o la radioterapia).
Ne parliamo con Dario Sannino: con più di 23 anni di esperienza nel settore farmaceutico, ha collaborato con affermate multinazionali. Attualmente opera come senior manager nel Corporate Quality Management di una multinazionale farmaceutica.
Considerando l'importanza dell'argomento, possiamo soffermarci sull'immunoterapia oncologica. L'immunoterapia oncologica sfrutta il sistema immunitario per il trattamento dei tumori. Le cellule del nostro organismo espongono sulla propria superficie molecole di diversa natura, come proteine e carboidrati. Le cellule maligne - come conseguenza delle mutazioni che hanno portato allo sviluppo del tumore - espongono, sulla loro superficie, molecole diverse da quelle esposte dalle cellule sane. Queste molecole prendono il nome di antigeni tumorali. L'immunoterapia oncologica sfrutta proprio questo fenomeno: le cellule del sistema immunitario possono essere in grado di individuare gli antigeni tumorali e di attaccare le cellule malate che li espongono.
Come possiamo dividere l'immunoterapia oncologica? L'immunoterapia oncologica può essere suddivisa in tre gruppi principali: la terapia cellulare, quella anticorpale e la terapia con citochine.
La terapia cellulare prevede la somministrazione dei cosiddetti vaccini contro il cancro. Di solito, vengono prelevate cellule immunitarie da pazienti affetti da tumore, sia dal circolo sanguigno sia dal tumore stesso. Una volta prelevate, le cellule immunitarie vengono attivate in modo da riconoscere in maniera specifica le cellule tumorali, quindi coltivate in vitro e, infine, restituite al paziente. In questo modo, una volta tornate nell'organismo, le cellule immunitarie specifiche per il tumore dovrebbero essere in grado di identificarlo e attaccarlo. I tipi di cellule immunitarie che possono essere impiegate nell'immunoterapia cellulare sono le cellule dendritiche, le cellule natural killer, i linfociti T citotossici e le cellule killer attivate da linfochine. Ad oggi, sfortunatamente sono ancora pochi i vaccini per immunoterapia cellulare approvati contro il cancro in Europa; uno di questi è il farmaco chiamato Provenge® ed è utilizzato nel trattamento del cancro avanzato della prostata. Molti altri vaccini sono in fase di ricerca e studio, mentre alcuni sono già in fase di sperimentazione clinica avanzata.
L'immunoterapia anticorpale è, indubbiamente, una terapia consolidata e diffusa per il trattamento di tumori. Gli anticorpi sono proteine con una particolare struttura a forma di "Y", che originano da cellule del sistema immunitario chiamate plasmacellule. In corrispondenza delle braccia corte della "Y" sono presenti aree specifiche in grado di riconoscere numerosi tipi di antigeni. Quando un anticorpo riconosce un antigene, questi interagiscono l'uno con l'altro con una sorta di meccanismo "chiaveserratura". In particolare, si può dire che ogni anticorpo ha una "serratura" (posta sulle braccia corte della "Y")a cui corrisponde una specifica "chiave" (antigene). Quando avviene l'interazione antigene-anticorpo - quindi quando la chiave è "inserita" - l'anticorpo si attiva, dando inizio alla cascata di segnali biochimici che porta alla risposta immunitaria dell'organismo. In condizioni fisiologiche normali, gli anticorpi del sistema immunitario sono prevalentemente utilizzati per il riconoscimento di microorganismi patogeni. Esistono, però, anticorpi che possono riconoscere antigeni tumorali e che quindi possono essere impiegati nel trattamento dei tumori. Nell'immunoterapia anticorpale vengono utilizzati gli anticorpi monoclonali (mAb), chiamati così perché sono cloni provenienti da linee cellulari derivanti da un'unica cellula immunitaria. Una volta individuato l'antigene d'interesse, è possibile creare - grazie ad apposite tecniche - anticorpi monoclonali specifici (si veda a lato). Le citochine sono mediatori polipeptidici, ossia, sono proteine responsabili della comunicazione fra le varie cellule che compongono il sistema immunitario, e fra le cellule immunitarie e gli altri tessuti e organi. Alcune citochine sono prodotte da cellule del sistema immunitario e possono essere impiegate nell'immunoterapia oncologica, come l'interleuchina-2 e l'interferone-α: l'interleuchina-2 è impiegata nel trattamento del melanoma, del cancro al rene e della leucemia mieloide acuta, mentre l'interferone-α è utilizzato per il trattamento della leucemia a cellule capellute, della leucemia mieloide cronica, del mieloma multiplo, del linfoma follicolare e del melanoma.
Può dirci quali sono gli effetti collaterali? Gli effetti collaterali sono dovuti all'iperattività del sistema immunitario. Può capitare, infatti, che quest'ultimo attacchi, non solo le cellule malate, ma anche quelle sane perché non è più in grado di riconoscerle come tali. Gli effetti collaterali, comunque, possono variare a seconda del tipo di immunoterapia e a seconda del farmaco che viene somministrato. Gli effetti più comuni possono essere: stanchezza, prurito e arrossamento, nausea e vomito, diarrea, colite, aumento delle transaminasi (enzimi presenti nell'organismo che sono spesso utilizzati come indice per individuare la presenza di danni epatici), alterato funzionamento di ghiandole endocrine, soprattutto tiroide e ipofisi.
E infine, quali sono le sue considerazioni riguardo l'immunoterapia e quali speranze nutre? Nonostante gli effetti collaterali, il punto forte dell'immunoterapia sta nel fatto che non utilizza farmaci che colpiscono direttamente le cellule tumorali, ma molecole e cellule del sistema immunitario che fanno naturalmente parte dell'organismo. I linfociti possono attaccare in maniera selettiva le cellule maligne riducendo in maniera considerevole la massa tumorale. L'immunoterapia potrebbe rendere possibile la cura di tumori non operabili e aumentare così la sopravvivenza media. Proprio per le speranze che offre, sono in corso studi e sperimentazioni cliniche che utilizzano l'immunoterapia per il trattamento di numerosi tipi di tumori.
Immunoterapia di soppressione: quando si vuole deprimere la risposta del sistema immunitario. Questa viene usata, ad esempio, per il trattamento di allergie, in cui vi è un'ipersensibilità dell'organismo nei confronti di determinati agenti esterni (antigeni). Lo scopo, in questo caso, è di limitare l'eccessiva reazione immunitaria che si scatena in risposta al contatto con l'antigene; si ottiene così una desensibilizzazione dell'organismo nei confronti degli agenti scatenanti l'allergia. Altre circostanze che rendono opportuno il ricorso all'immunoterapia di soppressione comprendono i trapianti d'organo, per prevenire fenomeni di rigetto, e il trattamento di malattie autoimmuni.
Immunoterapia di attivazione: in questo caso, lo scopo è quello di indurre o di amplificare una risposta immunitaria. È questo il caso dell'immunoterapia antimicrobica - comprendente i vaccini contro gli agenti infettivi - e dell'immunoterapia oncologica, ossia dell'immunoterapia impiegata nel trattamento di tumori. L'immunoterapia di attivazione può essere impiegata anche in caso di immunodeficienza, causata da patologie (ad esempio, l'Aids) o di origine iatrogena (effetto collaterale di altri trattamenti, quali la chemioterapia o la radioterapia).
Ne parliamo con Dario Sannino: con più di 23 anni di esperienza nel settore farmaceutico, ha collaborato con affermate multinazionali. Attualmente opera come senior manager nel Corporate Quality Management di una multinazionale farmaceutica.
Considerando l'importanza dell'argomento, possiamo soffermarci sull'immunoterapia oncologica. L'immunoterapia oncologica sfrutta il sistema immunitario per il trattamento dei tumori. Le cellule del nostro organismo espongono sulla propria superficie molecole di diversa natura, come proteine e carboidrati. Le cellule maligne - come conseguenza delle mutazioni che hanno portato allo sviluppo del tumore - espongono, sulla loro superficie, molecole diverse da quelle esposte dalle cellule sane. Queste molecole prendono il nome di antigeni tumorali. L'immunoterapia oncologica sfrutta proprio questo fenomeno: le cellule del sistema immunitario possono essere in grado di individuare gli antigeni tumorali e di attaccare le cellule malate che li espongono.
Come possiamo dividere l'immunoterapia oncologica? L'immunoterapia oncologica può essere suddivisa in tre gruppi principali: la terapia cellulare, quella anticorpale e la terapia con citochine.
La terapia cellulare prevede la somministrazione dei cosiddetti vaccini contro il cancro. Di solito, vengono prelevate cellule immunitarie da pazienti affetti da tumore, sia dal circolo sanguigno sia dal tumore stesso. Una volta prelevate, le cellule immunitarie vengono attivate in modo da riconoscere in maniera specifica le cellule tumorali, quindi coltivate in vitro e, infine, restituite al paziente. In questo modo, una volta tornate nell'organismo, le cellule immunitarie specifiche per il tumore dovrebbero essere in grado di identificarlo e attaccarlo. I tipi di cellule immunitarie che possono essere impiegate nell'immunoterapia cellulare sono le cellule dendritiche, le cellule natural killer, i linfociti T citotossici e le cellule killer attivate da linfochine. Ad oggi, sfortunatamente sono ancora pochi i vaccini per immunoterapia cellulare approvati contro il cancro in Europa; uno di questi è il farmaco chiamato Provenge® ed è utilizzato nel trattamento del cancro avanzato della prostata. Molti altri vaccini sono in fase di ricerca e studio, mentre alcuni sono già in fase di sperimentazione clinica avanzata.
L'immunoterapia anticorpale è, indubbiamente, una terapia consolidata e diffusa per il trattamento di tumori. Gli anticorpi sono proteine con una particolare struttura a forma di "Y", che originano da cellule del sistema immunitario chiamate plasmacellule. In corrispondenza delle braccia corte della "Y" sono presenti aree specifiche in grado di riconoscere numerosi tipi di antigeni. Quando un anticorpo riconosce un antigene, questi interagiscono l'uno con l'altro con una sorta di meccanismo "chiaveserratura". In particolare, si può dire che ogni anticorpo ha una "serratura" (posta sulle braccia corte della "Y")a cui corrisponde una specifica "chiave" (antigene). Quando avviene l'interazione antigene-anticorpo - quindi quando la chiave è "inserita" - l'anticorpo si attiva, dando inizio alla cascata di segnali biochimici che porta alla risposta immunitaria dell'organismo. In condizioni fisiologiche normali, gli anticorpi del sistema immunitario sono prevalentemente utilizzati per il riconoscimento di microorganismi patogeni. Esistono, però, anticorpi che possono riconoscere antigeni tumorali e che quindi possono essere impiegati nel trattamento dei tumori. Nell'immunoterapia anticorpale vengono utilizzati gli anticorpi monoclonali (mAb), chiamati così perché sono cloni provenienti da linee cellulari derivanti da un'unica cellula immunitaria. Una volta individuato l'antigene d'interesse, è possibile creare - grazie ad apposite tecniche - anticorpi monoclonali specifici (si veda a lato). Le citochine sono mediatori polipeptidici, ossia, sono proteine responsabili della comunicazione fra le varie cellule che compongono il sistema immunitario, e fra le cellule immunitarie e gli altri tessuti e organi. Alcune citochine sono prodotte da cellule del sistema immunitario e possono essere impiegate nell'immunoterapia oncologica, come l'interleuchina-2 e l'interferone-α: l'interleuchina-2 è impiegata nel trattamento del melanoma, del cancro al rene e della leucemia mieloide acuta, mentre l'interferone-α è utilizzato per il trattamento della leucemia a cellule capellute, della leucemia mieloide cronica, del mieloma multiplo, del linfoma follicolare e del melanoma.
Può dirci quali sono gli effetti collaterali? Gli effetti collaterali sono dovuti all'iperattività del sistema immunitario. Può capitare, infatti, che quest'ultimo attacchi, non solo le cellule malate, ma anche quelle sane perché non è più in grado di riconoscerle come tali. Gli effetti collaterali, comunque, possono variare a seconda del tipo di immunoterapia e a seconda del farmaco che viene somministrato. Gli effetti più comuni possono essere: stanchezza, prurito e arrossamento, nausea e vomito, diarrea, colite, aumento delle transaminasi (enzimi presenti nell'organismo che sono spesso utilizzati come indice per individuare la presenza di danni epatici), alterato funzionamento di ghiandole endocrine, soprattutto tiroide e ipofisi.
E infine, quali sono le sue considerazioni riguardo l'immunoterapia e quali speranze nutre? Nonostante gli effetti collaterali, il punto forte dell'immunoterapia sta nel fatto che non utilizza farmaci che colpiscono direttamente le cellule tumorali, ma molecole e cellule del sistema immunitario che fanno naturalmente parte dell'organismo. I linfociti possono attaccare in maniera selettiva le cellule maligne riducendo in maniera considerevole la massa tumorale. L'immunoterapia potrebbe rendere possibile la cura di tumori non operabili e aumentare così la sopravvivenza media. Proprio per le speranze che offre, sono in corso studi e sperimentazioni cliniche che utilizzano l'immunoterapia per il trattamento di numerosi tipi di tumori.