NarraVita
«Vincenzo Aniello, un signore del calcio a 5»
Un ricordo accorato e appassionato di Pino Milella
giovedì 19 maggio 2016
Nel lontano 2005, la città di Giovinazzo ha perso un tempio votivo al coraggio ed alla fantasia calcistica. Vincenzo Aniello, da poco più di un decennio, non c'è più.
Le vecchie leve calcistiche hanno perso l'allenatore che dopo una brillante carriera come calciatore (Giovinazzo e Molfetta) ha scritto la storia del calcio a 5, prima con la famosa scuola calcio che dirigeva al campo Marconi, dove si trasferirono un po' tutti i ragazzi giovinazzesi, poi con la Relax, la banda dei terribili giovincelli più amata in città, infine con il G.S. Calcetto Giovinazzo.
Nel 1983, infatti, Vincenzo Aniello tracciò una storia di stimoli e di idee, ridisegnò i volti, temprò animo e corpo e consegnò le tavole del successo. E condusse un manipolo di giovinazzesi ad Ancona a contendersi lo scudetto della disciplina. Il G.S. Calcetto Giovinazzo si posizionò al terzo posto con un quintetto (Ronchi in porta, Bove e Bavaro difensori, Milella e Marrano le punte del quadrilatero) considerato da molti come il più forte di tutti i tempi.
La città di Giovinazzo, dopo ben 33 anni, si porta addosso un pezzo della storia dei nostri anni '80, guardati e vissuti con struggente nostalgia. Protagonista Vincenzo Aniello. Che nel 1985 trascinò il Giovinazzo a Roma, al Foro Italico, a contendersi con i play-off lo scudetto della disciplina. Più tardi, finì come finì. A Giovinazzo si portarono via anche il calcio a 5, mentre proprio da quel naufragio, iniziò il successo personale di alcuni giocatori in giro per l'Italia.
Tra questi, Pino Milella, ex Poliseno ed Antonella, vestitosi anche d'azzurro Nazionale nel 1987, quando giocava a Bari, prima di indossare la maglia del Verona, in serie A, e disputare ben quattro campionati di massima serie, guadagnandosi 33 presenze in Nazionale con 5 reti, una delle quali messa a segno da capitano ai Mondiali di Hong Kong nel 1992, contro l'Iran, al fianco di gente come Rubei e Quattrini.
Ed è proprio lui, l'emigrante di successo che grazie alla vittoria per 5-2 sul Valdagno ha potuto festeggiare l'agognata promozione del suo Mantova in serie C1, a ricordare Aniello: «Vincenzo per me è il calcio a 5. Ogni volta che volgo lo sguardo indietro, - scrive - ogni volta che mi capita di avere tra le mani un articolo, una medaglia vinta, una coppa conquistata, non posso non pensare a lui.
E lo ricordo con quella tuta azzurra alle prese con i palloni, con le liste da compilare, con l'arbitro da accogliere e con la squadra da preparare. Praticamente faceva tutto. E riusciva a fare tutto alla perfezione. E poi iniziava la partita e lo sentivi rompere le scatole a tutti dal primo all'ultimo minuto. Arbitro, avversari, propri giocatori, tifosi. tutti coinvolti nelle sue imprecazioni. Ma mai perdendo la sua educazione, il suo modo di fare, in una unica parola, la sua signorilità.
Poi la partita finiva e Vincenzo ritornava quello di sempre: allegro, scherzoso, amico. Sarebbe retorico dire cosa è stato Vincenzo per lo sport a Giovinazzo. Lo testimonia la sua storia sportiva. Posso dire cosa è stato Vincenzo per me: un signore del calcio a 5.
Ti mando un bacio amico mio».
Le vecchie leve calcistiche hanno perso l'allenatore che dopo una brillante carriera come calciatore (Giovinazzo e Molfetta) ha scritto la storia del calcio a 5, prima con la famosa scuola calcio che dirigeva al campo Marconi, dove si trasferirono un po' tutti i ragazzi giovinazzesi, poi con la Relax, la banda dei terribili giovincelli più amata in città, infine con il G.S. Calcetto Giovinazzo.
Nel 1983, infatti, Vincenzo Aniello tracciò una storia di stimoli e di idee, ridisegnò i volti, temprò animo e corpo e consegnò le tavole del successo. E condusse un manipolo di giovinazzesi ad Ancona a contendersi lo scudetto della disciplina. Il G.S. Calcetto Giovinazzo si posizionò al terzo posto con un quintetto (Ronchi in porta, Bove e Bavaro difensori, Milella e Marrano le punte del quadrilatero) considerato da molti come il più forte di tutti i tempi.
La città di Giovinazzo, dopo ben 33 anni, si porta addosso un pezzo della storia dei nostri anni '80, guardati e vissuti con struggente nostalgia. Protagonista Vincenzo Aniello. Che nel 1985 trascinò il Giovinazzo a Roma, al Foro Italico, a contendersi con i play-off lo scudetto della disciplina. Più tardi, finì come finì. A Giovinazzo si portarono via anche il calcio a 5, mentre proprio da quel naufragio, iniziò il successo personale di alcuni giocatori in giro per l'Italia.
Tra questi, Pino Milella, ex Poliseno ed Antonella, vestitosi anche d'azzurro Nazionale nel 1987, quando giocava a Bari, prima di indossare la maglia del Verona, in serie A, e disputare ben quattro campionati di massima serie, guadagnandosi 33 presenze in Nazionale con 5 reti, una delle quali messa a segno da capitano ai Mondiali di Hong Kong nel 1992, contro l'Iran, al fianco di gente come Rubei e Quattrini.
Ed è proprio lui, l'emigrante di successo che grazie alla vittoria per 5-2 sul Valdagno ha potuto festeggiare l'agognata promozione del suo Mantova in serie C1, a ricordare Aniello: «Vincenzo per me è il calcio a 5. Ogni volta che volgo lo sguardo indietro, - scrive - ogni volta che mi capita di avere tra le mani un articolo, una medaglia vinta, una coppa conquistata, non posso non pensare a lui.
E lo ricordo con quella tuta azzurra alle prese con i palloni, con le liste da compilare, con l'arbitro da accogliere e con la squadra da preparare. Praticamente faceva tutto. E riusciva a fare tutto alla perfezione. E poi iniziava la partita e lo sentivi rompere le scatole a tutti dal primo all'ultimo minuto. Arbitro, avversari, propri giocatori, tifosi. tutti coinvolti nelle sue imprecazioni. Ma mai perdendo la sua educazione, il suo modo di fare, in una unica parola, la sua signorilità.
Poi la partita finiva e Vincenzo ritornava quello di sempre: allegro, scherzoso, amico. Sarebbe retorico dire cosa è stato Vincenzo per lo sport a Giovinazzo. Lo testimonia la sua storia sportiva. Posso dire cosa è stato Vincenzo per me: un signore del calcio a 5.
Ti mando un bacio amico mio».