NarraVita
Addio Cecchino, tifoso d'altri tempi
Francesco Scivetti è spirato nella casa di riposo San Francesco. Aveva 78 anni
domenica 27 dicembre 2015
12.44
Addio Cecchino. Verrebbe da salutare così, Francesco Scivetti, il principe dei buontemponi, la macchietta falce e martello prima, lo zio ultras con il cuore azzurro nel pallone poi, spirato ieri pomeriggio nella casa di riposo San Francesco dopo anni di tribolazioni. La nostra Nazionale era il centro di gravità permanente. Per lui, comunista di ferro, c'era anche la politica tra le passioni. Ma l'Italia e le magiche notti con i caroselli d'auto, erano appendici inseparabili della sua vita.
«Ci accompagnava con le bandiere rosse durante la Festa dei Lavoratori - scriveva, nel lontano 2006, il mensile La Piazza -. Adesso impegna la propria auto deliziando la platea nelle notti magiche della nostra Nazionale. La fede nella bandiera resta l'unica consolazione di chi non ha niente. Cecchino è ricco dentro! Perché ha tanta fede. Nella bandiera rossa, nella bandiera tricolore. E soprattutto nell'effigie di San Pio. Cecchino ha tanta gioia di vivere che non tutti hanno!».
«Cecchino - ricordava sempre il mensile giovinazzese - ha scoperto paradossalmente la forza della vita soprattutto nella nuova malattia. La forza della sua vita lo ha trascinato sempre con sé». Il suo hobby preferito era «divertirmi e far divertire. Con il costume da Babbo Natale e il calesse in giro per la Villa Comunale regalavo sorrisi ai bambini. Con la barca e la Fiat 127 azzurra adornate di tricolore ho fatto sorridere anche i più grandi!».
Già, la Nazionale, la passione più grande. Per anni, infatti, ha organizzato i caroselli d'auto pilotati dalla sua Fiat 127 (quella azzurra, che calamitò perfino le telecamere della Rai, ndr), la mitica barca al seguito col suo codazzo di ragazzini, la sposa tricolore e le mille bandiere, una per ogni bicicletta. Cecchino era infatti stato contagiato dalla passione per la squadra azzurra che seguiva sempre, nella buona e nella cattiva sorte.
In ogni partita, nelle sfide più importanti, Cecchino era sempre lì, davanti al televisore, anche quando la malattia aveva già cominciato a farsi sentire. Negli ultimi anni, infatti, è cominciato il lento tramonto di Cecchino. Condannato alla carrozzella e a una vita ritirata come non avrebbe mai immaginato. «Ma anche nella sofferenza - ha sempre ripetuto - si può cercare di essere felici e fare felici gli altri».
Francesco Scivetti, ormai distrutto dal diabete, se n'è andato all'età di 78 anni, in punta di piedi come lui non avrebbe voluto. Perché Cecchino era un vulcano, un istintivo, uno che le cose non le mandava a dire. Un protagonista, in piazza, per le vie della cittadina (durante svariate edizioni dei campionati mondiali ed europei di calcio, nei successi della AFP Giovinazzo e dopo le promozioni del Bari in serie A) e nella vita.
La notizia della sua scomparsa ha destato profondo cordoglio in città. E domani, una buona fetta di Giovinazzo si trasferirà nella chiesa Sant'Agostino, dove alle 15.30, ci saranno i funerali. State certi che il popolo giovinazzese lo celebrerà come un idolo. E non mancheranno le lacrime. Addio Cecchino, tifoso d'altri tempi.
«Ci accompagnava con le bandiere rosse durante la Festa dei Lavoratori - scriveva, nel lontano 2006, il mensile La Piazza -. Adesso impegna la propria auto deliziando la platea nelle notti magiche della nostra Nazionale. La fede nella bandiera resta l'unica consolazione di chi non ha niente. Cecchino è ricco dentro! Perché ha tanta fede. Nella bandiera rossa, nella bandiera tricolore. E soprattutto nell'effigie di San Pio. Cecchino ha tanta gioia di vivere che non tutti hanno!».
«Cecchino - ricordava sempre il mensile giovinazzese - ha scoperto paradossalmente la forza della vita soprattutto nella nuova malattia. La forza della sua vita lo ha trascinato sempre con sé». Il suo hobby preferito era «divertirmi e far divertire. Con il costume da Babbo Natale e il calesse in giro per la Villa Comunale regalavo sorrisi ai bambini. Con la barca e la Fiat 127 azzurra adornate di tricolore ho fatto sorridere anche i più grandi!».
Già, la Nazionale, la passione più grande. Per anni, infatti, ha organizzato i caroselli d'auto pilotati dalla sua Fiat 127 (quella azzurra, che calamitò perfino le telecamere della Rai, ndr), la mitica barca al seguito col suo codazzo di ragazzini, la sposa tricolore e le mille bandiere, una per ogni bicicletta. Cecchino era infatti stato contagiato dalla passione per la squadra azzurra che seguiva sempre, nella buona e nella cattiva sorte.
In ogni partita, nelle sfide più importanti, Cecchino era sempre lì, davanti al televisore, anche quando la malattia aveva già cominciato a farsi sentire. Negli ultimi anni, infatti, è cominciato il lento tramonto di Cecchino. Condannato alla carrozzella e a una vita ritirata come non avrebbe mai immaginato. «Ma anche nella sofferenza - ha sempre ripetuto - si può cercare di essere felici e fare felici gli altri».
Francesco Scivetti, ormai distrutto dal diabete, se n'è andato all'età di 78 anni, in punta di piedi come lui non avrebbe voluto. Perché Cecchino era un vulcano, un istintivo, uno che le cose non le mandava a dire. Un protagonista, in piazza, per le vie della cittadina (durante svariate edizioni dei campionati mondiali ed europei di calcio, nei successi della AFP Giovinazzo e dopo le promozioni del Bari in serie A) e nella vita.
La notizia della sua scomparsa ha destato profondo cordoglio in città. E domani, una buona fetta di Giovinazzo si trasferirà nella chiesa Sant'Agostino, dove alle 15.30, ci saranno i funerali. State certi che il popolo giovinazzese lo celebrerà come un idolo. E non mancheranno le lacrime. Addio Cecchino, tifoso d'altri tempi.