L'editoriale
È stata la Festa Patronale di tutti
Centralità delle celebrazioni liturgiche e programma sobrio. Ecco perché il Comitato Feste ha fatto centro
giovedì 23 agosto 2018
05.30
Quella appena terminata è stata la Festa Patronale di tutti.
Nella parola "tutti" sono racchiusi gli anziani che hanno potuto ascoltare la musica dalla banda ai piedi della cassa armonica, gli emigrati che si sono sentiti a casa, i giovani nuovamente al centro di un progetto e parte integrante di un Comitato Feste "inclusivo", che non ha lasciato nulla di intentato nel solco della sobrietà e dei bilanci sotto controllo.
Gaetano Dagostino ed i suoi collaboratori sono riusciti nel loro intento annunciato, quando presero in carico quella che qualcuno aveva definito una "patata bollente". Niente di eccezionale, niente di eclatante, ma la Madonna di Corsignano al centro, con il Corteo Storico e la processione domenicale ritornati centrali.
I critici sostengono che non abbiano voluto o saputo osare, noi invece siamo sicuri che intendano crescere pian piano, senza fare passi più lunghi della gamba. Buono il lavoro del team della comunicazione, finalmente tornata a livelli accettabili, con la possibilità di migliorare ancora se ne avrà i mezzi e le opportunità. Perché a Giovinazzo, meglio scriverlo chiaramente, di comunicazione si può vivere o morire in estate. La scelta spetta a chi ha il bastone del comando. Qualcuno lo ha capito tra le associazioni protagoniste dell'Estate giovinazzese, altre nicchiano e sperano nel fato amico.
L'idea dei Dio lo vuole Band, venuta a Lino Paciulli e supportata dal gruppo di lavoro, è stata vincente non solo per il risultato finale, un concerto gradevole che ha coinvolto tante persone, ma perché è rimasta in linea con la scelta di dare spazio alla cristianità.
Succede quando ci sono cattolici che lavorano nel Comitato Feste, succede se si ha un ampio team a supporto (pensiamo anche al segretario Nicola Gagliardi e ad altri) che rema in un'unica direzione. Possono non essere mancati momenti di tensione all'interno, come in qualsiasi gruppo di lavoro, ma litigare con Gaetano Dagostino è davvero difficile.
E poi di rilevante c'è un ritrovato affiatamento tra Comitato, Pro Loco ed amministratori, punto da cui il presidente è voluto partite al momento del suo insediamento. Finite le guerre tra guelfi e ghibellini, si è passati finalmente ad una programmazione collettiva che portasse risultati e non nuove e vuote beghe figlie spesso dell'interesse politico.
Piuttosto patetici i consueti commenti sui fuochi pirotecnici: migliori certamente quelli del lunedì, ma in fondo chi se ne frega? Perché deve restare un problema centrale per molta gente? Se non ci fossero, crediamo sommessamente, si potrebbe pensare ad una destinazione dei fondi per opere caritatevoli, in piena linea col significato più profondo ed autentico dei festeggiamenti. E nessuno se ne dovrebbe dolere.
Piuttosto, sarebbe interessante capire perché alcuni commercianti del centro cittadino non abbiamo affatto contribuito alla Festa, quando sono i primi beneficiari del movimento che essa crea.
Diversa è la polemica delle ultime ore partita da alcune associazioni e porzioni di opposizione circa la mancata o ritardata pulizia del litorale a sud della città dopo lo spettacolo pirotecnico. Avrebbe un senso capirne i motivi (e non è detto che non lo faremo nelle prossime giornate), ma per fortuna il problema parrebbe in buona parte rientrato grazie all'impegno dei volontari del Comitato.
Giovinazzo ha ritrovato così la Festa Patronale in versione classica e con moderato ottimismo guarda avanti, alle prossime edizioni che magari potranno arricchirsi di nuovi tasselli.
Negli occhi di tanti, soprattutto di chi è arrivato da lontano, resteranno la piazza illuminata, la cassa armonica con la banda che suona, il Vescovo che sale sul sagrato di San Domenico per il messaggio ai fedeli durante la processione. Istantanee di "vita di città", quella che crea legami e rinsalda l'unione di una comunità.
Nella parola "tutti" sono racchiusi gli anziani che hanno potuto ascoltare la musica dalla banda ai piedi della cassa armonica, gli emigrati che si sono sentiti a casa, i giovani nuovamente al centro di un progetto e parte integrante di un Comitato Feste "inclusivo", che non ha lasciato nulla di intentato nel solco della sobrietà e dei bilanci sotto controllo.
Gaetano Dagostino ed i suoi collaboratori sono riusciti nel loro intento annunciato, quando presero in carico quella che qualcuno aveva definito una "patata bollente". Niente di eccezionale, niente di eclatante, ma la Madonna di Corsignano al centro, con il Corteo Storico e la processione domenicale ritornati centrali.
I critici sostengono che non abbiano voluto o saputo osare, noi invece siamo sicuri che intendano crescere pian piano, senza fare passi più lunghi della gamba. Buono il lavoro del team della comunicazione, finalmente tornata a livelli accettabili, con la possibilità di migliorare ancora se ne avrà i mezzi e le opportunità. Perché a Giovinazzo, meglio scriverlo chiaramente, di comunicazione si può vivere o morire in estate. La scelta spetta a chi ha il bastone del comando. Qualcuno lo ha capito tra le associazioni protagoniste dell'Estate giovinazzese, altre nicchiano e sperano nel fato amico.
L'idea dei Dio lo vuole Band, venuta a Lino Paciulli e supportata dal gruppo di lavoro, è stata vincente non solo per il risultato finale, un concerto gradevole che ha coinvolto tante persone, ma perché è rimasta in linea con la scelta di dare spazio alla cristianità.
Succede quando ci sono cattolici che lavorano nel Comitato Feste, succede se si ha un ampio team a supporto (pensiamo anche al segretario Nicola Gagliardi e ad altri) che rema in un'unica direzione. Possono non essere mancati momenti di tensione all'interno, come in qualsiasi gruppo di lavoro, ma litigare con Gaetano Dagostino è davvero difficile.
E poi di rilevante c'è un ritrovato affiatamento tra Comitato, Pro Loco ed amministratori, punto da cui il presidente è voluto partite al momento del suo insediamento. Finite le guerre tra guelfi e ghibellini, si è passati finalmente ad una programmazione collettiva che portasse risultati e non nuove e vuote beghe figlie spesso dell'interesse politico.
Piuttosto patetici i consueti commenti sui fuochi pirotecnici: migliori certamente quelli del lunedì, ma in fondo chi se ne frega? Perché deve restare un problema centrale per molta gente? Se non ci fossero, crediamo sommessamente, si potrebbe pensare ad una destinazione dei fondi per opere caritatevoli, in piena linea col significato più profondo ed autentico dei festeggiamenti. E nessuno se ne dovrebbe dolere.
Piuttosto, sarebbe interessante capire perché alcuni commercianti del centro cittadino non abbiamo affatto contribuito alla Festa, quando sono i primi beneficiari del movimento che essa crea.
Diversa è la polemica delle ultime ore partita da alcune associazioni e porzioni di opposizione circa la mancata o ritardata pulizia del litorale a sud della città dopo lo spettacolo pirotecnico. Avrebbe un senso capirne i motivi (e non è detto che non lo faremo nelle prossime giornate), ma per fortuna il problema parrebbe in buona parte rientrato grazie all'impegno dei volontari del Comitato.
Giovinazzo ha ritrovato così la Festa Patronale in versione classica e con moderato ottimismo guarda avanti, alle prossime edizioni che magari potranno arricchirsi di nuovi tasselli.
Negli occhi di tanti, soprattutto di chi è arrivato da lontano, resteranno la piazza illuminata, la cassa armonica con la banda che suona, il Vescovo che sale sul sagrato di San Domenico per il messaggio ai fedeli durante la processione. Istantanee di "vita di città", quella che crea legami e rinsalda l'unione di una comunità.