I carabinieri Carmelo Ganci e Luciano Pignatelli
I carabinieri Carmelo Ganci e Luciano Pignatelli
L'editoriale

Eroe inconsapevole

Il ricordo di Luciano Pignatelli a 30 anni dalla scomparsa

Viaggia veloce quella Fiat Ritmo. Viaggia veloce all'inseguimento di tre malviventi che hanno appena realizzato una rapina in un bar al centro di Castel Morrone, pochi chilometri da Caserta. È il 4 dicembre 1987.

Su quella Ritmo ci sono Carmelo Ganci, 24 anni, siracusano, e Luciano Pignatelli, 25 anni, giovinazzese, due figli di quel sud che lasciava e lascia ancora andare via troppo spesso i propri ragazzi, perché non hanno scelta, perché la vita è migliore altrove, inseguendo vocazioni e sogni, ma in quell' "altrove" si può anche trovare la morte.

E così succede a Carmelo e Luciano, due Carabinieri che hanno appena finito il servizio ma per i quali "usi obbedir tacendo e tacendo morir" è molto più di un motto. È modo di pensare ed in quella occasione bisogna "obbedir" non ad un superiore ma alla propria coscienza, di militari e cittadini liberi.

Corre quell'auto ed il cuore di Luciano quasi scoppia tanto va veloce. Veloce, già... Come quella Ritmo lanciata da Carmelo che finirà fuori strada. Quegli altri, i rapinatori, gli infami, spareranno a ragazzi inermi, eroi inconsapevoli.

Perché gli eroi, a pensarci bene, non sono quelli dei film americani belli e decisi, che ce la fanno sempre. Gli eroi sono, nella realtà di ogni giorno, i Carmelo ed i Luciano, quelli che giovanissimi lasciano la loro terra natìa per inseguire un'aspirazione, con quel nodo in gola che gli adii più amari lasciano, marcando a fuoco l'anima e si trovano ad inseguire banditi col cuore che scoppia loro nel petto.

E l'addio a quei due giovani non l'ha potuto dare nessuno, ammazzati perché erano Carabinieri dentro, fin nel midollo. Carabinieri "usi ad obbedir tacendo" al loro cuore, appunto, quello stesso cuore che batteva forte in quella Ritmo lanciata sulla strada.

«Carcere a vita per Francesco Mauriello, 44 anni (assente per rinuncia), per Antonio Basco, 40 anni (trasferito al 41 bis da una settimana ad Ascoli Piceno e presente in videoconferenza) e per Pasquale Spierto, 43 anni (presente in aula)». Così recitavano le cronache del 27 giugno 2009, data in cui i tre carnefici hanno avuto l'ergastolo per quanto compiuto.

"Giustizia è fatta", avrà pensato più d'uno, ma giustizia non c'è mai quando portano via agli affetti ed agli amici due come Carmelo e Luciano, strappati alla loro gente, quella che li aveva visti partire troppo presto per lavorare fuori e troppo presto andar via per sempre.

Il gesto eroico di Luciano Pignatelli è stato premiato con la Medaglia d'Oro al Valor Militare e con l'Aula Consiliare di Palazzo di Città intitolatagli a dicembre del 2013. Anche sulla toponomastica cittadina c'è una strada che porta il suo nome, il nome di un eroe inconsapevole che tutti avremmo voluto vedere tra noi, magari incontrarlo mentre passeggia in piazza durante le ferie di Natale, magari con moglie e figli al seguito, magari col suo sorriso stampato sul volto ed i capelli diventati grigi e più radi.

Luciano non lo incontreremo per strada, no. I suoi capelli non hanno avuto il tempo di farsi grigi. Ma la sua gente ha l'obbligo di continuare a dire, a lui ed a quelli come lui, quanto gli ha voluto bene e quanto vuol bene ai suoi cari che sopravvivono alla sua dipartita prematura, portandone il peso per sempre, ed a quelli che non ci sono più nemmeno loro.

Mostriamo per una volta maturità e questa mattina togliamoci il cappello davanti al suo esempio, senza distinzioni di censo e colori politici. Mostriamo che Luciano e Carmelo, e centinaia come loro, sono morti per un Paese migliore che, nonostante tutto, esiste e rappresenta la maggioranza di noi.
  • Luciano Pignatelli
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