Il Commento
Un 8 marzo diverso
In Sala San Felice abbattuti molti stereotipi
lunedì 9 marzo 2015
06.51
Consulta Femminile di Giovinazzo, istituzioni locali, vertici della Fidapa, dirigenti scolastici e docenti, genitori e figli. Ma soprattutto, uomini e donne, insieme.
Non faremo la cronaca della bella serata di ieri, in Sala San Felice, all'interno del variegato cartellone "I colori delle donne". Non vi racconteremo di "Fragili Illusioni", la mostra fotografica di grande impatto emotivo di Valentina Pavone. E nemmeno di uno spettacolo bello, dal titolo "Io mi stimo", messo in scena dalle ragazze dell'IISS "Don Tonino Bello di Molfetta", sotto la regia di Irene Amato, di cui vedete in foto uno dei momenti salienti.
Vi vogliamo invece raccontare di un messaggio forte e chiaro di totale comunanza di intenti fra donne libere e uomini liberi. Un messaggio che rompe il muro degli stereotipi della donna che deve subire sempre e dell'uomo per forza prevaricatore. Che irrompe sulla scena dell'oggi strappando il velo dell'ipocrisia di ieri. Giovinazzo si è riscoperta unita su valori comuni, il rispetto per gli altri su tutti.
Si è anche respirato il senso di vicinanza degli uomini su temi di strettissima attualità. Vicinanza autentica, testimoniata da padri, figli, fratelli ed amici presenti. Non più donne che rivendicano diritti, ma uomini e donne che insieme li riportano alla luce, li fanno propri, tenendosi per mano.
Guai a rendere queste manifestazioni la sagra del femminismo spinto e dell'ovvietà. Guai, per noi maschietti, a sottovalutarne portata e significato. Il bello di ieri sera, in Sala San Felice, è stato questo andare oltre gli schemi prestabiliti, oltre quel gioco dei ruoli che ha francamente stancato. "I colori delle donne" sta centrando il suo duplice obiettivo: raccontare storie e sensibilizzare la cittadinanza su determinate tematiche senza fare retorica. Solo così, attraverso la condivisione, si impara, ed imparando una comunità può finalmente crescere.
È giunto il momento, anche nel profondo sud, di celebrare la ritrovata autentica parità fra uomo e donna e la loro complementarietà, vista come risorsa su cui costruire un domani migliore, in cui le differenze di genere siano solo un modo diverso di sentire e non più qualcosa da dover subire sulla propria pelle.
Non faremo la cronaca della bella serata di ieri, in Sala San Felice, all'interno del variegato cartellone "I colori delle donne". Non vi racconteremo di "Fragili Illusioni", la mostra fotografica di grande impatto emotivo di Valentina Pavone. E nemmeno di uno spettacolo bello, dal titolo "Io mi stimo", messo in scena dalle ragazze dell'IISS "Don Tonino Bello di Molfetta", sotto la regia di Irene Amato, di cui vedete in foto uno dei momenti salienti.
Vi vogliamo invece raccontare di un messaggio forte e chiaro di totale comunanza di intenti fra donne libere e uomini liberi. Un messaggio che rompe il muro degli stereotipi della donna che deve subire sempre e dell'uomo per forza prevaricatore. Che irrompe sulla scena dell'oggi strappando il velo dell'ipocrisia di ieri. Giovinazzo si è riscoperta unita su valori comuni, il rispetto per gli altri su tutti.
Si è anche respirato il senso di vicinanza degli uomini su temi di strettissima attualità. Vicinanza autentica, testimoniata da padri, figli, fratelli ed amici presenti. Non più donne che rivendicano diritti, ma uomini e donne che insieme li riportano alla luce, li fanno propri, tenendosi per mano.
Guai a rendere queste manifestazioni la sagra del femminismo spinto e dell'ovvietà. Guai, per noi maschietti, a sottovalutarne portata e significato. Il bello di ieri sera, in Sala San Felice, è stato questo andare oltre gli schemi prestabiliti, oltre quel gioco dei ruoli che ha francamente stancato. "I colori delle donne" sta centrando il suo duplice obiettivo: raccontare storie e sensibilizzare la cittadinanza su determinate tematiche senza fare retorica. Solo così, attraverso la condivisione, si impara, ed imparando una comunità può finalmente crescere.
È giunto il momento, anche nel profondo sud, di celebrare la ritrovata autentica parità fra uomo e donna e la loro complementarietà, vista come risorsa su cui costruire un domani migliore, in cui le differenze di genere siano solo un modo diverso di sentire e non più qualcosa da dover subire sulla propria pelle.