Il Commento
Tutti sconfitti, nessuno escluso
Le inimmaginabili conseguenze della sentenza sulla D1.1
giovedì 12 febbraio 2015
15.52
Le conseguenze della sentenza di condanna per quasi tutti gli imputati al processo per zona artigianale D1.1? Inimmaginabili. E anche per l'intera città che in queste ore sta vivendo quello che a tutti gli effetti è un dramma collettivo.
Ad incidere sulla sentenza, sicuramente la tesi del pubblico ministero, Renato Nitti. Quella zona artigianale sarebbe, il condizionale è ancora d'obbligo visto che la sentenza non è ancora passata in giudicato, una lottizzazione abusiva. Ma può essere considerata abusiva una lottizzazione che è passata attraverso le maglie del consiglio comunale almeno due volte, prima con l'adozione e poi con l'approvazione definitiva? È una riflessione ad alta voce, visto che nessuno degli amministratori dell'epoca, avendo avuto la responsabilità nell'approvazione, è mai stato citato in giudizio.
Ad aver sottoscritto la lottizzazione sono stati gli artigiani, i proprietari dei suoli, i tecnici di parte e quelli comunali. Fin qui niente di anomalo, se non che in una seconda fase sono arrivati anche altri acquirenti. Ma tutti, proprio tutti, hanno acquistato e costruito i loro lotti sulla scorta dei dispositivi messi a punto dal piano di lottizzazione. Tranne poi variare quei progetti a seconda delle proprie esigenze. Se tutto è andato così, perché poi indicare quella lottizzazione come abusiva? Perché condannare i tecnici comunali che pure hanno promosso verifiche di natura edilizia su quegli immobili, sanzionando in qualche caso per difformità riscontrate rispetto ai progetti presentati e approvati? Sono stati poi loro a sollevare dubbi sull'abitabilità di quei lotti acquistati non per scopi artigianali o produttivi.
Perché condannare quegli artigiani che regolarmente si sono insediati in quei lotti, aprendo o espandendo le loro attività? Naturalmente tutto questo lo spiegherà la sentenza quando sarà depositata, e questo entro 90 giorni, presumibilmente a metà maggio. Nel frattempo tutte le persone coinvolte sono nella disperazione e nello sconforto più totale. A far paura è soprattutto quella che sarebbe la pena accessoria, e cioè la confisca delle aree e degli immobili. Insomma i condannati perderebbero tutto. Ad aggravare la situazione poi potrebbero essere le banche che avrebbero titolo per imporre piani di rientro per i mutui contratti da chi ha inteso investire in quella zona artigianale. Questo significherebbe anche che eventuali altri mutui difficilmente potranno essere accordati a quegli artigiani. Ci sono delle attività che hanno ottenuto finanziamenti pubblici che a questo punto andrebbero persi e con loro la speranza di vedere creare qualche posto di lavoro. La sentenza di condanna poi, potrebbe generare altri processi promossi da chi si è sentito leso e che in buona fede ha voluto investire in quell'area. Con richieste di risarcimento danni milionari. Tutto questo con buona pace di quel po' di economia locale che ancora è rimasta e che tenta di sopravvivere.
In buona sostanza quella sentenza potrà avere riflessi negativi su tutta la città, nessuno, ma proprio nessuno ne potrà uscire vincitore.
Ad incidere sulla sentenza, sicuramente la tesi del pubblico ministero, Renato Nitti. Quella zona artigianale sarebbe, il condizionale è ancora d'obbligo visto che la sentenza non è ancora passata in giudicato, una lottizzazione abusiva. Ma può essere considerata abusiva una lottizzazione che è passata attraverso le maglie del consiglio comunale almeno due volte, prima con l'adozione e poi con l'approvazione definitiva? È una riflessione ad alta voce, visto che nessuno degli amministratori dell'epoca, avendo avuto la responsabilità nell'approvazione, è mai stato citato in giudizio.
Ad aver sottoscritto la lottizzazione sono stati gli artigiani, i proprietari dei suoli, i tecnici di parte e quelli comunali. Fin qui niente di anomalo, se non che in una seconda fase sono arrivati anche altri acquirenti. Ma tutti, proprio tutti, hanno acquistato e costruito i loro lotti sulla scorta dei dispositivi messi a punto dal piano di lottizzazione. Tranne poi variare quei progetti a seconda delle proprie esigenze. Se tutto è andato così, perché poi indicare quella lottizzazione come abusiva? Perché condannare i tecnici comunali che pure hanno promosso verifiche di natura edilizia su quegli immobili, sanzionando in qualche caso per difformità riscontrate rispetto ai progetti presentati e approvati? Sono stati poi loro a sollevare dubbi sull'abitabilità di quei lotti acquistati non per scopi artigianali o produttivi.
Perché condannare quegli artigiani che regolarmente si sono insediati in quei lotti, aprendo o espandendo le loro attività? Naturalmente tutto questo lo spiegherà la sentenza quando sarà depositata, e questo entro 90 giorni, presumibilmente a metà maggio. Nel frattempo tutte le persone coinvolte sono nella disperazione e nello sconforto più totale. A far paura è soprattutto quella che sarebbe la pena accessoria, e cioè la confisca delle aree e degli immobili. Insomma i condannati perderebbero tutto. Ad aggravare la situazione poi potrebbero essere le banche che avrebbero titolo per imporre piani di rientro per i mutui contratti da chi ha inteso investire in quella zona artigianale. Questo significherebbe anche che eventuali altri mutui difficilmente potranno essere accordati a quegli artigiani. Ci sono delle attività che hanno ottenuto finanziamenti pubblici che a questo punto andrebbero persi e con loro la speranza di vedere creare qualche posto di lavoro. La sentenza di condanna poi, potrebbe generare altri processi promossi da chi si è sentito leso e che in buona fede ha voluto investire in quell'area. Con richieste di risarcimento danni milionari. Tutto questo con buona pace di quel po' di economia locale che ancora è rimasta e che tenta di sopravvivere.
In buona sostanza quella sentenza potrà avere riflessi negativi su tutta la città, nessuno, ma proprio nessuno ne potrà uscire vincitore.