Il Commento
È scoppiata l’emergenza rifiuti
Chiusa San Pietro Pago, nessuno sa dove smaltire?
domenica 18 gennaio 2015
10.33
Solo adesso tutti si accorgono che in provincia di Bari esiste una emergenza rifiuti. Solo adesso che la discarica di San Pietro Pago è chiusa. Se ne sono accorte le televisioni, se ne sono accorti i giornali. Fino a qualche giorno fa nessuno poneva seriamente il problema, tanto c'era ancora un "buco" da riempire.
Nessuno, tra i politici e gli amministratori locali, si preoccupava di mettere in campo strategie per aumentare la raccolta differenziata, nessuno si preoccupava di applicare sgravi fiscali sulla Tari per chi si comportava in maniera virtuosa. C'era sempre un "buco" da riempire. Oggi però quel "buco" è chiuso. E adesso tutti a preoccuparsi per l'aumento del costo per il servizio, prima ancora che a risolvere l'emergenza. Tutti a minacciare ripercussioni in negativo a carico dei contribuenti e delle famiglie. Le minacce naturalmente arrivano dal mondo politico, proprio da chi per anni non ha mai mosso un dito per cercare di risolvere l'emergenza.
Adesso la politica vuole correre. E forse, anzi sicuramente, grazie alla chiusura di San Pietro Pago. Solo ora pare vogliano accelerare tutti i tempi per arrivare a una risoluzione definitiva dell'emergenza. Perché l'emergenza rifiuti non è cosa di questi giorni, arriva da lontano. Perché, la chiusura del sito di Giovinazzo ha svelato che le discariche non possono essere la risoluzione della questione. Perché chi ci guadagna in tutto questo, non è la comunità, ma semplicemente i gestori dei siti, che hanno da sempre tutto l'interesse a vivere nell'emergenza. Non è un caso che la discarica di Conversano sia sotto sequestro, non è un caso che alla discarica di Trani siano stati apposti i sigilli, non è un caso che a Giovinazzo sia stata l'Arpa a riscontrare anomalie tali da non consentire più abbancamenti di rifiuti. Non è ancora un caso che amministratori pubblici, tecnici regionali, gestori di discariche, siano oggi sotto inchiesta.
Quegli stessi gestori, tecnici e amministratori che come compito avevano quello di cercare e dare risposte definitive. E poi la politica, che per questi decenni ha fatto finta di nulla, ha fatto prevalere i campanilismi, tanto c'erano "buchi" da riempire. "Ato" , "Aro", associazioni tra comuni che devono gestire e governare la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, per anni hanno discusso sul dove, sul come, sul chi, senza mai arrivare al dunque. Adesso, ma solo adesso che il "buco" è chiuso, pare vogliano accelerare le loro decisioni. Sono però impegnati nella ricerca di nuovi buchi, mica nell'ipotizzare che i rifiuti possano essere una risorsa, piuttosto che un problema.
È strano pensare che in altre regioni d'Italia il rifiuto sia considerato una materia prima da trasformare. Produce energia, teleriscaldamento, concime. In Puglia, in provincia di Bari in particolare, il rifiuto invece è solo una miniera d'oro, ma per i soliti noti.
Nessuno, tra i politici e gli amministratori locali, si preoccupava di mettere in campo strategie per aumentare la raccolta differenziata, nessuno si preoccupava di applicare sgravi fiscali sulla Tari per chi si comportava in maniera virtuosa. C'era sempre un "buco" da riempire. Oggi però quel "buco" è chiuso. E adesso tutti a preoccuparsi per l'aumento del costo per il servizio, prima ancora che a risolvere l'emergenza. Tutti a minacciare ripercussioni in negativo a carico dei contribuenti e delle famiglie. Le minacce naturalmente arrivano dal mondo politico, proprio da chi per anni non ha mai mosso un dito per cercare di risolvere l'emergenza.
Adesso la politica vuole correre. E forse, anzi sicuramente, grazie alla chiusura di San Pietro Pago. Solo ora pare vogliano accelerare tutti i tempi per arrivare a una risoluzione definitiva dell'emergenza. Perché l'emergenza rifiuti non è cosa di questi giorni, arriva da lontano. Perché, la chiusura del sito di Giovinazzo ha svelato che le discariche non possono essere la risoluzione della questione. Perché chi ci guadagna in tutto questo, non è la comunità, ma semplicemente i gestori dei siti, che hanno da sempre tutto l'interesse a vivere nell'emergenza. Non è un caso che la discarica di Conversano sia sotto sequestro, non è un caso che alla discarica di Trani siano stati apposti i sigilli, non è un caso che a Giovinazzo sia stata l'Arpa a riscontrare anomalie tali da non consentire più abbancamenti di rifiuti. Non è ancora un caso che amministratori pubblici, tecnici regionali, gestori di discariche, siano oggi sotto inchiesta.
Quegli stessi gestori, tecnici e amministratori che come compito avevano quello di cercare e dare risposte definitive. E poi la politica, che per questi decenni ha fatto finta di nulla, ha fatto prevalere i campanilismi, tanto c'erano "buchi" da riempire. "Ato" , "Aro", associazioni tra comuni che devono gestire e governare la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, per anni hanno discusso sul dove, sul come, sul chi, senza mai arrivare al dunque. Adesso, ma solo adesso che il "buco" è chiuso, pare vogliano accelerare le loro decisioni. Sono però impegnati nella ricerca di nuovi buchi, mica nell'ipotizzare che i rifiuti possano essere una risorsa, piuttosto che un problema.
È strano pensare che in altre regioni d'Italia il rifiuto sia considerato una materia prima da trasformare. Produce energia, teleriscaldamento, concime. In Puglia, in provincia di Bari in particolare, il rifiuto invece è solo una miniera d'oro, ma per i soliti noti.