Il Commento
La rivoluzione dell'arte
"Inondazioni" ha tracciato la strada ed indietro non si torna
lunedì 27 luglio 2015
3.45
Raccontiamo ogni giorno questa cittadina. La raccontiamo grazie alla forza delle nostre gambe, quelle che ci permettono di girarla in lungo ed in largo, di presenziare, guardare, scrutare, ascoltare, chiedere e ricevere risposte. Ad ogni ora, in ogni stagione, senza paure né filtri, se non quello della nostra etica.
Il giornalismo "di strada", come lo definiamo noi, è bello perché non ha padroni, nonostante qualcuno ce ne affibbi ogni giorno uno diverso (essendo egli stesso, in realtà, schiavo delle sue ambizioni e dei suoi personalismi). E siamo liberi, liberi di scrivere e pensare con la nostra testa. Siamo una redazione di 5 persone diversissime tra loro, per storia, età, ideologia, cultura. Eppure ci unisce il senso critico e lo spirito di osservazione. Non siamo i più bravi, ma proviamo sempre a migliorarci.
Ed è con questo spirito che ci siamo immersi nelle tre serate del Festival "Inondazioni". Ci siamo detti più volte che lo avremmo voluto vivere da dentro, che ne avremmo voluto annusare quasi le sensazioni. E che ne avremmo scritto, come abbiamo fatto e faremo ancora nella giornata di oggi, cogliendo l'insieme dei particolari, che ne hanno fatto una gran bella manifestazione.
Anzi no, "Inondazioni" per la nostra redazione è stato molto di più. Ha rappresentato quello che noi vorremmo fosse il centro storico giovinazzese sempre: una grande festa d'arte, musica e teatro a cielo aperto. La cornice, la scenografia era lì, stampata in quelle pietre che sudano storia, così come era stato venerdì sera all'interno dell'Istituto Vittorio Emanuele II, dove vita vissuta e finzione si sono finalmente fuse nel trionfo dell'arte, facendo, una volta di più, rivivere un luogo simbolo di questa città.
Ci è piaciuto, ci siamo divertiti, ci siamo emozionati. E ci siamo detti, ripetuti, che avremmo ribadito questo concetto dalle pagine di questo nostro...vostro portale. Avremmo questa volta preso le parti di qualcuno, non saremmo rimasti cronisti e basta, perché qualcosa che ti emoziona profondamente non può essere raccontato e basta.
Perciò, oltre a ribadire che il Collettivo PolArtis e tutti gli artisti che hanno dato vita a questa fantastica rassegna meritavano e meritano il sostegno dato loro dalle Istituzioni (ci dormissero la notte e se ne facessero una ragione gli accattoni dell'associazionismo locale finalizzato all'assistenzialismo), auspichiamo che "Inondazioni" diventi un punto di riferimento nazionale sin dalle prossime edizioni, un riferimento per tutta Italia che porti il teatro diffuso tra i nostri vicoli, nelle nostre piazze.
La Giovinazzo di queste sere, quella del centro storico palcoscenico immenso, quella delle mostre collettive anche, è la Giovinazzo che vorremmo vedere sempre. Aperta, vitale, multiculturale. È la Giovinazzo che ha incantato i turisti (quelli veri e non quelli del panzerotto e birra del sabato sera) provenienti da tutta la regione ed i tantissimi stranieri che alloggiano da noi in questo periodo. Olandesi, norvegesi, svedesi, russi, francesi e tedeschi. Tutti immersi in quest'atmosfera godereccia e di riflessione al tempo stesso, in cui a godere era l'anima e non solo la pancia.
Quella che leggerete e che state leggendo è informazione "reale", come sollecitato qualche tempo fa da un nostro lettore. Siamo gli stessi che pubblicano reportage su discariche abusive, che non esitano a dar voce alle opposizioni in attacchi duri al governo cittadino, che vi portano la cruda cronaca nera spesso prima degli altri.
E per questo ci permettiamo di scrivere la nostra, una volta tanto. "Inondazioni", "La Notte Bianca della Poesia", "StrArte", "Tra note e versi", "Giovinazzo Teatro" e "Poesie al balcone", tanto per citare qualche rassegna, rappresentano la nostra idea di città turistica: a misura d'uomo (e di bambino), senza auto e con l'arte che diviene fonte di lavoro.
La vera rivoluzione sta in gesti semplici ed audaci, come dare fiducia ad un gruppo di "meravigliosi visionari" che hanno creduto che Giovinazzo potesse trasformarsi in tutto questo, in un immenso open space della cultura, in un teatro diffuso senza tempo. E noi ne gioiamo con loro. La strada è tracciata ed indietro non si torna, come è accaduto in altri comuni.
Per una volta, una sola volta, vi abbiamo detto da che parte stiamo. Domani, i migliori tra voi, avranno compreso e forse, ce lo auguriamo, condiviso il nostro pensiero. Gli altri, invece, torneranno a darci patenti che non possediamo, chiusi in un provincialismo radicale senza vie d'uscita. Ma almeno, per una sola volta, senza filtro alcuno, ci siamo tolti la soddisfazione di dire come la pensiamo.
Ora è tempo di tornare a far cronaca e di riprendere a raccontarvi questa cittadina come facciamo ogni giorno: imparziali e senza pregiudizi.
Il giornalismo "di strada", come lo definiamo noi, è bello perché non ha padroni, nonostante qualcuno ce ne affibbi ogni giorno uno diverso (essendo egli stesso, in realtà, schiavo delle sue ambizioni e dei suoi personalismi). E siamo liberi, liberi di scrivere e pensare con la nostra testa. Siamo una redazione di 5 persone diversissime tra loro, per storia, età, ideologia, cultura. Eppure ci unisce il senso critico e lo spirito di osservazione. Non siamo i più bravi, ma proviamo sempre a migliorarci.
Ed è con questo spirito che ci siamo immersi nelle tre serate del Festival "Inondazioni". Ci siamo detti più volte che lo avremmo voluto vivere da dentro, che ne avremmo voluto annusare quasi le sensazioni. E che ne avremmo scritto, come abbiamo fatto e faremo ancora nella giornata di oggi, cogliendo l'insieme dei particolari, che ne hanno fatto una gran bella manifestazione.
Anzi no, "Inondazioni" per la nostra redazione è stato molto di più. Ha rappresentato quello che noi vorremmo fosse il centro storico giovinazzese sempre: una grande festa d'arte, musica e teatro a cielo aperto. La cornice, la scenografia era lì, stampata in quelle pietre che sudano storia, così come era stato venerdì sera all'interno dell'Istituto Vittorio Emanuele II, dove vita vissuta e finzione si sono finalmente fuse nel trionfo dell'arte, facendo, una volta di più, rivivere un luogo simbolo di questa città.
Ci è piaciuto, ci siamo divertiti, ci siamo emozionati. E ci siamo detti, ripetuti, che avremmo ribadito questo concetto dalle pagine di questo nostro...vostro portale. Avremmo questa volta preso le parti di qualcuno, non saremmo rimasti cronisti e basta, perché qualcosa che ti emoziona profondamente non può essere raccontato e basta.
Perciò, oltre a ribadire che il Collettivo PolArtis e tutti gli artisti che hanno dato vita a questa fantastica rassegna meritavano e meritano il sostegno dato loro dalle Istituzioni (ci dormissero la notte e se ne facessero una ragione gli accattoni dell'associazionismo locale finalizzato all'assistenzialismo), auspichiamo che "Inondazioni" diventi un punto di riferimento nazionale sin dalle prossime edizioni, un riferimento per tutta Italia che porti il teatro diffuso tra i nostri vicoli, nelle nostre piazze.
La Giovinazzo di queste sere, quella del centro storico palcoscenico immenso, quella delle mostre collettive anche, è la Giovinazzo che vorremmo vedere sempre. Aperta, vitale, multiculturale. È la Giovinazzo che ha incantato i turisti (quelli veri e non quelli del panzerotto e birra del sabato sera) provenienti da tutta la regione ed i tantissimi stranieri che alloggiano da noi in questo periodo. Olandesi, norvegesi, svedesi, russi, francesi e tedeschi. Tutti immersi in quest'atmosfera godereccia e di riflessione al tempo stesso, in cui a godere era l'anima e non solo la pancia.
Quella che leggerete e che state leggendo è informazione "reale", come sollecitato qualche tempo fa da un nostro lettore. Siamo gli stessi che pubblicano reportage su discariche abusive, che non esitano a dar voce alle opposizioni in attacchi duri al governo cittadino, che vi portano la cruda cronaca nera spesso prima degli altri.
E per questo ci permettiamo di scrivere la nostra, una volta tanto. "Inondazioni", "La Notte Bianca della Poesia", "StrArte", "Tra note e versi", "Giovinazzo Teatro" e "Poesie al balcone", tanto per citare qualche rassegna, rappresentano la nostra idea di città turistica: a misura d'uomo (e di bambino), senza auto e con l'arte che diviene fonte di lavoro.
La vera rivoluzione sta in gesti semplici ed audaci, come dare fiducia ad un gruppo di "meravigliosi visionari" che hanno creduto che Giovinazzo potesse trasformarsi in tutto questo, in un immenso open space della cultura, in un teatro diffuso senza tempo. E noi ne gioiamo con loro. La strada è tracciata ed indietro non si torna, come è accaduto in altri comuni.
Per una volta, una sola volta, vi abbiamo detto da che parte stiamo. Domani, i migliori tra voi, avranno compreso e forse, ce lo auguriamo, condiviso il nostro pensiero. Gli altri, invece, torneranno a darci patenti che non possediamo, chiusi in un provincialismo radicale senza vie d'uscita. Ma almeno, per una sola volta, senza filtro alcuno, ci siamo tolti la soddisfazione di dire come la pensiamo.
Ora è tempo di tornare a far cronaca e di riprendere a raccontarvi questa cittadina come facciamo ogni giorno: imparziali e senza pregiudizi.