Il Commento
L'eredità di Don Nicola Gaudio
Quel che resterà di un gigante dell'umiltà
lunedì 27 aprile 2015
2.06
Ama, prega, leggi tanto e gioisci per quanto ti è stato donato.
Se dovessi riassumere l'insegnamento di Don Nicola Gaudio, i funerali del quale si svolgeranno questo pomeriggio alle 16.00 nella Cattedrale di Molfetta, lo farei in quattro punti. Semplici, come lui. Semplici, certo, ma non facili da attuare sempre. E proprio per questo assai importanti.
Lo conobbi undici anni fa e da subito non ne compresi la statura umana ed intellettuale. Pian piano, leggendolo sulle pagine del mensile "in Città", invece, ho capito che era un gigante. Un gigante di umiltà e di amore per la vita. Di tutti quelli che se ne vanno si dice «lascia un vuoto incolmabile». Beh, per chi lo ha conosciuto sarà davvero così. Sarà così perché il suo carisma arrivava dopo. Dopo che ci avevi parlato, dopo, soprattutto, che avevi riflettuto su quanto ti aveva detto. Ma era un grande carisma.
Lui era l'uomo dell'Amore, quello di Dio, ma anche quello umanissimo del darsi al prossimo, all'amico, alla compagna di vita, al collega, agli ultimi che ti tendono la mano. Apertissimo, sempre pronto al confronto anche con chi non aveva fede, è stato difensore strenuo della pace, del dialogo fra popoli e religioni. Rendeva fruibile tutto a chiunque, perché era lui per primo ad amare ed amando scriveva e parlava per arrivare a tutti, nessuno escluso. E ti diceva che se preghi, stai meglio, perché pregando riesci a capire la parte più profonda di te stesso.
Spesso la lettura, sua grandissima passione, può essere un tramite importante per raccogliere i pezzi di un puzzle complesso chiamato essere umano. Lui lo sapeva e te lo insegnava, senza però che te ne accorgessi, senza metterti a disagio, senza farti mai pesare il suo grande sapere. Quel sapere teologico, sociologico e storico che sempre gli sono serviti per leggere la realtà. E spesso ha saputo leggerla prima degli altri.
La ricetta della felicità era quindi semplice per don Gaudio, che di Don Tonino Bello e dei suoi insegnamenti aveva fatto pilastri della sua esistenza. Don Nicola ti portava ad amare, a pregare, a leggere con medesimo immutato entusiasmo. Arte, musica, teatro e letteratura lo "riempivano", rendendolo un bambino felice. Un bambino edotto e felice. E tutto questo ti restituiva alla vita e gioivi per aver incontrato quel pretonzolo, senza pretese verso nessuno, ma pronto ad ascoltare chiunque.
Lui ci rendeva migliori, ha reso migliore una redazione in cui il sottoscritto, Giuseppe Dalbis, Nicola Miccione, Marzia Morva e Gabriella Serrone si sono formati. Tutta la squadra che oggi scrive per Viva è cresciuta anche grazie ai suoi insegnamenti ed oggi siamo davvero molto tristi.
Però siamo anche consci che lui, che nell'informazione corretta vedeva un viatico per affermare la Verità, ci vorrebbe sul pezzo, pronti a raccontare quell'umanità varia che sapeva consolare e capire benissimo. Anche oggi. Soprattutto oggi. Lo immagineremo seduto nella redazione di via Cattedrale o in prima fila durante la "Librincittà", rassegna letteraria a cui ha contribuito in maniera determinante, perché non sappiamo fare altro, non possiamo far altro e perché lui era presenza e mai assenza. Ecco perché ci mancherà.
Don Nicola era sorriso, voglia di stringere la mano dell'altro e trasmettergli tutto il bene che si ha dentro. Un bene che ricambiamo pur, forse, non avendoglielo mai detto ed anche se questo scherzetto di lasciarci senza salutarci, un po' ci ha fatto arrabbiare. Ma sì, lo sappiamo che lui ha pensato di non darci troppo disturbo, come era solito pensare ed è andato via sfilandosi dalla scena quando ancora il pubblico era in sala. Era fatto così, l'amico di Don Tonino.
Ed allora ciao Don Nicola, buon cammino ed una preghiera: continua a darci un mano da lassù in questa eterna lotta col nostro Io, per essere un pochino migliori qua giù. Se lo chiederai tu a chi sai, siamo certi ti ascolterà.
Se dovessi riassumere l'insegnamento di Don Nicola Gaudio, i funerali del quale si svolgeranno questo pomeriggio alle 16.00 nella Cattedrale di Molfetta, lo farei in quattro punti. Semplici, come lui. Semplici, certo, ma non facili da attuare sempre. E proprio per questo assai importanti.
Lo conobbi undici anni fa e da subito non ne compresi la statura umana ed intellettuale. Pian piano, leggendolo sulle pagine del mensile "in Città", invece, ho capito che era un gigante. Un gigante di umiltà e di amore per la vita. Di tutti quelli che se ne vanno si dice «lascia un vuoto incolmabile». Beh, per chi lo ha conosciuto sarà davvero così. Sarà così perché il suo carisma arrivava dopo. Dopo che ci avevi parlato, dopo, soprattutto, che avevi riflettuto su quanto ti aveva detto. Ma era un grande carisma.
Lui era l'uomo dell'Amore, quello di Dio, ma anche quello umanissimo del darsi al prossimo, all'amico, alla compagna di vita, al collega, agli ultimi che ti tendono la mano. Apertissimo, sempre pronto al confronto anche con chi non aveva fede, è stato difensore strenuo della pace, del dialogo fra popoli e religioni. Rendeva fruibile tutto a chiunque, perché era lui per primo ad amare ed amando scriveva e parlava per arrivare a tutti, nessuno escluso. E ti diceva che se preghi, stai meglio, perché pregando riesci a capire la parte più profonda di te stesso.
Spesso la lettura, sua grandissima passione, può essere un tramite importante per raccogliere i pezzi di un puzzle complesso chiamato essere umano. Lui lo sapeva e te lo insegnava, senza però che te ne accorgessi, senza metterti a disagio, senza farti mai pesare il suo grande sapere. Quel sapere teologico, sociologico e storico che sempre gli sono serviti per leggere la realtà. E spesso ha saputo leggerla prima degli altri.
La ricetta della felicità era quindi semplice per don Gaudio, che di Don Tonino Bello e dei suoi insegnamenti aveva fatto pilastri della sua esistenza. Don Nicola ti portava ad amare, a pregare, a leggere con medesimo immutato entusiasmo. Arte, musica, teatro e letteratura lo "riempivano", rendendolo un bambino felice. Un bambino edotto e felice. E tutto questo ti restituiva alla vita e gioivi per aver incontrato quel pretonzolo, senza pretese verso nessuno, ma pronto ad ascoltare chiunque.
Lui ci rendeva migliori, ha reso migliore una redazione in cui il sottoscritto, Giuseppe Dalbis, Nicola Miccione, Marzia Morva e Gabriella Serrone si sono formati. Tutta la squadra che oggi scrive per Viva è cresciuta anche grazie ai suoi insegnamenti ed oggi siamo davvero molto tristi.
Però siamo anche consci che lui, che nell'informazione corretta vedeva un viatico per affermare la Verità, ci vorrebbe sul pezzo, pronti a raccontare quell'umanità varia che sapeva consolare e capire benissimo. Anche oggi. Soprattutto oggi. Lo immagineremo seduto nella redazione di via Cattedrale o in prima fila durante la "Librincittà", rassegna letteraria a cui ha contribuito in maniera determinante, perché non sappiamo fare altro, non possiamo far altro e perché lui era presenza e mai assenza. Ecco perché ci mancherà.
Don Nicola era sorriso, voglia di stringere la mano dell'altro e trasmettergli tutto il bene che si ha dentro. Un bene che ricambiamo pur, forse, non avendoglielo mai detto ed anche se questo scherzetto di lasciarci senza salutarci, un po' ci ha fatto arrabbiare. Ma sì, lo sappiamo che lui ha pensato di non darci troppo disturbo, come era solito pensare ed è andato via sfilandosi dalla scena quando ancora il pubblico era in sala. Era fatto così, l'amico di Don Tonino.
Ed allora ciao Don Nicola, buon cammino ed una preghiera: continua a darci un mano da lassù in questa eterna lotta col nostro Io, per essere un pochino migliori qua giù. Se lo chiederai tu a chi sai, siamo certi ti ascolterà.