Il Commento
Genere umano bene prezioso
Uomini e donne uniti alla "Marcia della non violenza"
lunedì 24 novembre 2014
3.17
Non faremo cronaca, almeno questa volta. Non racconteremo nel dettaglio la "Marcia della non violenza", promossa dalla Consulta Femminile e dall'Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Giovinazzo ed andata in scena sabato scorso. No, questa volta andremo oltre il dovere di buoni cronisti, perché "andare oltre" questa volta vuol dire soffermarsi su quello che la manifestazione ci ha insegnato e ci ha fatto scoprire, superando decenni di inutili steccati.
Ci ha insegnato che le differenze di genere, quelle ottuse, chiuse credenze che vogliono gli uomini da una parte e le donne dall'altra, quasi due universi comunicanti solo a singhiozzo, non esistono più. Sta finendo il tempo di urlare al vento che bisogna fare qualcosa per fermare i "femminicidi", parola brutta da un punto di vista strettamente linguistico quasi quanto l'odioso e terribile reato che connota, perché quel tempo è finalmente arrivato. Abbiamo imparato che gli uomini accanto alle donne sanno dare un senso alla parola "complementarietà", uniti e convinti che solo insieme ce la si può fare. Sindacati, associazioni culturali, sportive e di categoria hanno teso la mano alla politica ed alle istituzioni ed hanno testimoniato un'unione di intenti sconosciuta a Giovinazzo sotto altri punti di vista.
Giovinazzo, già...
La cittadina delle eterne divisioni si è ritrovata compatta, per una volta convinta che i talebani del moderno "apartheid tra quattro mura" debbano per sempre sparire dalle cronache dei nostri media, colpiti da una giustizia giusta e da una società che sa far muro contro di loro. Uomini e donne, bambini e bambine, famiglie intere, cattoliche e laiche, uniti per un unico scopo. Ha vinto Giovinazzo, salvo rari protagonismi. Ha vinto contro i pregiudizi, contro il maschilismo strafottente ed il femminismo intransigente, quello triste e per fortuna sepolto de "l'utero è mio e lo gestisco io" degli anni '70. Ha vinto la dignità delle donne scese in piazza, lontanissime da quei modelli, grazie alla forza delle loro vite quotidianamente spese a dimostrare che insieme si può, che dalle famiglie e dalle giovani generazioni sta germogliando l'esempio.
Non generi divisi, dunque, ma incontro tra i due universi, oggi finalmente e nuovamente comunicanti, che si tengono per mano fino a plasmare un domani senza ombre ed illuminato dalla luce radiosa del rispetto reciproco, base su cui costruire una società che dia valore all'essere umano nella sua totalità. Da sabato quel domani è un pochino più vicino. Anche grazie alla gente di Giovinazzo.
Ci ha insegnato che le differenze di genere, quelle ottuse, chiuse credenze che vogliono gli uomini da una parte e le donne dall'altra, quasi due universi comunicanti solo a singhiozzo, non esistono più. Sta finendo il tempo di urlare al vento che bisogna fare qualcosa per fermare i "femminicidi", parola brutta da un punto di vista strettamente linguistico quasi quanto l'odioso e terribile reato che connota, perché quel tempo è finalmente arrivato. Abbiamo imparato che gli uomini accanto alle donne sanno dare un senso alla parola "complementarietà", uniti e convinti che solo insieme ce la si può fare. Sindacati, associazioni culturali, sportive e di categoria hanno teso la mano alla politica ed alle istituzioni ed hanno testimoniato un'unione di intenti sconosciuta a Giovinazzo sotto altri punti di vista.
Giovinazzo, già...
La cittadina delle eterne divisioni si è ritrovata compatta, per una volta convinta che i talebani del moderno "apartheid tra quattro mura" debbano per sempre sparire dalle cronache dei nostri media, colpiti da una giustizia giusta e da una società che sa far muro contro di loro. Uomini e donne, bambini e bambine, famiglie intere, cattoliche e laiche, uniti per un unico scopo. Ha vinto Giovinazzo, salvo rari protagonismi. Ha vinto contro i pregiudizi, contro il maschilismo strafottente ed il femminismo intransigente, quello triste e per fortuna sepolto de "l'utero è mio e lo gestisco io" degli anni '70. Ha vinto la dignità delle donne scese in piazza, lontanissime da quei modelli, grazie alla forza delle loro vite quotidianamente spese a dimostrare che insieme si può, che dalle famiglie e dalle giovani generazioni sta germogliando l'esempio.
Non generi divisi, dunque, ma incontro tra i due universi, oggi finalmente e nuovamente comunicanti, che si tengono per mano fino a plasmare un domani senza ombre ed illuminato dalla luce radiosa del rispetto reciproco, base su cui costruire una società che dia valore all'essere umano nella sua totalità. Da sabato quel domani è un pochino più vicino. Anche grazie alla gente di Giovinazzo.