Il Commento
Generazione di precari
Migliaia di insegnanti pugliesi con le valigie in mano
martedì 1 settembre 2015
3.02
La valigia di cartone non c'è più. Da anni i pendolari del lavoro sono spesso laureati, con corsi di studio interminabili, dottorati di ricerca e sacrifici sulle spalle.
In questi giorni colpisce la polemica, al centro del dibattito politico nazionale e regionale, sulla cosiddetta riforma definita "La buona scuola". Si stabilizzano, in teoria, 100.000 precari circa, ma si dice loro di accettare cattedre in tutta Italia, ovunque esse siano. Non che questo non accadesse già da tempo, ma incoraggiare il precariato degli affetti, dopo quello del lavoro, ci è parso davvero troppo. Entro il 15 settembre si è sostanzialmente chiesto di scegliere se accettare o meno la destinazione. I sindacati sono sul piede di guerra da tempo.
Il dramma è tutto qui, ed è soprattutto di coloro i quali hanno avuto figli in questi anni, formando una famiglia con prospettive diverse. Cosa scegliere? Restare a casa con la possibilità di mordersi le mani a vita o dare corso ai sentimenti, alle esigenze da genitori?
A Giovinazzo ce ne sono diverse di storie che ci piacerebbe raccontare, non per guardare dentro l'intimità di famiglie dilaniate dal dubbio, ma per far capire che dietro i dibattiti in tv, dietro un testo normativo, dietro la retorica di politica e talvolta sindacati, ci sono storie e persone vere. Come quella di Francesca, giovinazzese, laureata in Lettere moderne, sposata con un ragazzo di Terlizzi, alla quale hanno detto, dopo 3 anni di matrimonio ed un figlio, che poteva insegnare, finalmente. Ma in provincia di Trento. O come la storia di Marisa, docente di matematica, bitontina, sposata con Francesco, operaio giovinazzese. Lei mamma di due bimbi ormai in età scolare, dopo anni di supplenze, punteggi utili ed inutili, corsi più o meno abilitanti, dovrebbe comunicare la sua scelta: c'è la Sardegna ad aspettarla.
L'alternativa che hanno queste persone, pur di guadagnare qualcosa, è spesso solo quella di impartire lezioni private.
Il testo de "La buona scuola" apparve sin da subito, in un incontro presso la "Don Saverio Bavaro", organizzato dall'Assessorato alla Pubblica Istruzione di Giovinazzo, come un grande libro dei sogni, difficilmente applicabile nella realtà italiana, sconquassata da anni di riforme distruttive del sistema scolastico nazionale. La sua applicazione, in parte frutto di compromessi politici, non sarà facile e sta mettendo gli Uffici Scolastici Regionali in gravi difficoltà. Come le famiglie.
È di due giorni fa l'affondo del Movimento 5 Stelle regionale, che vorrebbe una presa di posizione netta del Presidente Regionale, Michele Emiliano, contro un provvedimento che potrebbe costringere circa 2.000 pugliesi a fare le valigie o a rinunciare ad un sogno inseguito per anni.
Per tutti gli altri, poi, quelli abilitati col TFA, ci sarà il mega-concorso per 60.000 posti del prossimo anno. Chi difende la riforma sostiene che meglio non si poteva fare nelle condizioni in cui si è oggi in Italia. Chi la critica, invece, guarda a quelle donne e quegli uomini con la valigia in mano, in Puglia, a Giovinazzo, ovunque nel nostro Paese, e pensa si tratti di una sorta di roulette russa della vita.
La valigia di cartone non c'è più. C'è l'I-phone, c'è Skype, ci sono i social network a far compagnia a chi decide di lasciare famiglie e partner per un'avventura nuova, inseguita per anni. Ma fa male lo stesso, forse di più, perché un figlio non lo vedrai crescere per un po', prima di una soluzione che potrebbe arrivare. Potrebbe...
Dai 30 ai 45 anni, generazione segnata, generazione di precari. Del lavoro prima, degli affetti poi.
In questi giorni colpisce la polemica, al centro del dibattito politico nazionale e regionale, sulla cosiddetta riforma definita "La buona scuola". Si stabilizzano, in teoria, 100.000 precari circa, ma si dice loro di accettare cattedre in tutta Italia, ovunque esse siano. Non che questo non accadesse già da tempo, ma incoraggiare il precariato degli affetti, dopo quello del lavoro, ci è parso davvero troppo. Entro il 15 settembre si è sostanzialmente chiesto di scegliere se accettare o meno la destinazione. I sindacati sono sul piede di guerra da tempo.
Il dramma è tutto qui, ed è soprattutto di coloro i quali hanno avuto figli in questi anni, formando una famiglia con prospettive diverse. Cosa scegliere? Restare a casa con la possibilità di mordersi le mani a vita o dare corso ai sentimenti, alle esigenze da genitori?
A Giovinazzo ce ne sono diverse di storie che ci piacerebbe raccontare, non per guardare dentro l'intimità di famiglie dilaniate dal dubbio, ma per far capire che dietro i dibattiti in tv, dietro un testo normativo, dietro la retorica di politica e talvolta sindacati, ci sono storie e persone vere. Come quella di Francesca, giovinazzese, laureata in Lettere moderne, sposata con un ragazzo di Terlizzi, alla quale hanno detto, dopo 3 anni di matrimonio ed un figlio, che poteva insegnare, finalmente. Ma in provincia di Trento. O come la storia di Marisa, docente di matematica, bitontina, sposata con Francesco, operaio giovinazzese. Lei mamma di due bimbi ormai in età scolare, dopo anni di supplenze, punteggi utili ed inutili, corsi più o meno abilitanti, dovrebbe comunicare la sua scelta: c'è la Sardegna ad aspettarla.
L'alternativa che hanno queste persone, pur di guadagnare qualcosa, è spesso solo quella di impartire lezioni private.
Il testo de "La buona scuola" apparve sin da subito, in un incontro presso la "Don Saverio Bavaro", organizzato dall'Assessorato alla Pubblica Istruzione di Giovinazzo, come un grande libro dei sogni, difficilmente applicabile nella realtà italiana, sconquassata da anni di riforme distruttive del sistema scolastico nazionale. La sua applicazione, in parte frutto di compromessi politici, non sarà facile e sta mettendo gli Uffici Scolastici Regionali in gravi difficoltà. Come le famiglie.
È di due giorni fa l'affondo del Movimento 5 Stelle regionale, che vorrebbe una presa di posizione netta del Presidente Regionale, Michele Emiliano, contro un provvedimento che potrebbe costringere circa 2.000 pugliesi a fare le valigie o a rinunciare ad un sogno inseguito per anni.
Per tutti gli altri, poi, quelli abilitati col TFA, ci sarà il mega-concorso per 60.000 posti del prossimo anno. Chi difende la riforma sostiene che meglio non si poteva fare nelle condizioni in cui si è oggi in Italia. Chi la critica, invece, guarda a quelle donne e quegli uomini con la valigia in mano, in Puglia, a Giovinazzo, ovunque nel nostro Paese, e pensa si tratti di una sorta di roulette russa della vita.
La valigia di cartone non c'è più. C'è l'I-phone, c'è Skype, ci sono i social network a far compagnia a chi decide di lasciare famiglie e partner per un'avventura nuova, inseguita per anni. Ma fa male lo stesso, forse di più, perché un figlio non lo vedrai crescere per un po', prima di una soluzione che potrebbe arrivare. Potrebbe...
Dai 30 ai 45 anni, generazione segnata, generazione di precari. Del lavoro prima, degli affetti poi.