Il Commento
Diamo più spazio ai nostri gioielli
Pochi i monumenti fruibili a Pasquetta
martedì 7 aprile 2015
01.24
Giovinazzo meta turistica?
La domanda sorge spontanea soprattutto in giornate come la Pasquetta o Lunedì dell'Angelo che dir si voglia. Era possibile prenotare le visite guidate al Dolmen di San Silvestro, ma in pochi hanno preso quella via, perché poco era stato fatto per la comunicazione. Quanto alla chiesetta del "Padre Eterno", in attesa che si metta in moto il buon cuore di qualche sacerdote del clero locale, l'apertura (costante!) appare un miraggio, nonostante l'invito inequivocabile di Monsignor Luigi Martella ad aprire i nostri scrigni, a farne godere la bellezza e la loro immensa spiritualità. Speriamo il miraggio non sia tale e ci porti ad una data ormai prossima, come i bene informati ci hanno raccontato.
Le chiesette confraternali del centro storico, invece, hanno preso vita nel pomeriggio quando, scongiurata una pioggia battente, diversi visitatori sono giunti dai comuni limitrofi, nonostante un vento fastidioso. Non è certo il turismo d'élite da più parti invocato, ma uno sguardo distratto alle nostre bellezze architettoniche è stato buttato qua e là. In questi casi, lo si sa bene, la gioia è tutta di qualche commerciante. C'è poi chi ha deciso di aprire dopo le ore 20.00, in sostanza quando non era più il caso di farlo visto che in tanti stavano già lasciando la nostra cittadina (tedeschi compresi, gabbati almeno in un paio di circostanze).
Restiamo in buona sostanza un paese provinciale da questo punto di vista: si può prenotare la visita al Dolmen ma i turisti si lamentano della difficoltà a reperire informazioni. Il "San Felice in Cattedra", gioiello del Lotto di livello mondiale, è visitabile quasi esclusivamente negli orari delle celebrazioni a San Domenico, mentre palazzi e chiesette del borgo antico restano sotto chiave, sconosciuti ai più ed aperti spesso solo grazie a "stimoli" esterni. E ce ne sarebbero di cose che non vanno, come i nostri uliveti (anch'essi patrimonio sebbene d'altra natura) insozzati da plasticame e bottiglie, come se la Pasquetta fosse da onorare dedicandola solo al Dio pagano che incarna al meglio il verbo gozzovigliare.
Questo weekend, pur non accompagnato da un meteo favorevole, era il primo banco di prova. Abbiamo amministratori giovani e capaci nel settore: minori divisioni, più concretezza e dare loro ascolto per una programmazione articolata che butti finalmente a mare particolarismi, finti esperti di questo o quello senza alcuna competenza e col vizietto dell'autoreferenzialità e settarismo (ciò che faccio io è meglio di quanto faccia tu...). Questa la ricetta semplice per lanciare finalmente l'economia giovinazzese legata al turismo, all'arte ed all'enogastronomia. "Basta poco, che ce vo'?" diceva il comico Giobbe Covatta, in una pubblicità progresso per una Onlus internazionale.
Ecco, basta davvero poco e già in inverno la strada sembrava tracciata con una serie di iniziative che coniugavano gli sforzi della politica, con quelli dell'associazionismo e del volontariato: competenza, idee chiare e lineari sono gli ingredienti giusti per programmare al meglio la valorizzazione di un territorio. E se se ne saprà far tesoro, potremmo divenire finalmente una meta turistica ambita da chi davvero ha il piacere di conoscere la nostra terra, la nostra Storia, assaporandone il gusto profondo che sa d'antico.
La domanda sorge spontanea soprattutto in giornate come la Pasquetta o Lunedì dell'Angelo che dir si voglia. Era possibile prenotare le visite guidate al Dolmen di San Silvestro, ma in pochi hanno preso quella via, perché poco era stato fatto per la comunicazione. Quanto alla chiesetta del "Padre Eterno", in attesa che si metta in moto il buon cuore di qualche sacerdote del clero locale, l'apertura (costante!) appare un miraggio, nonostante l'invito inequivocabile di Monsignor Luigi Martella ad aprire i nostri scrigni, a farne godere la bellezza e la loro immensa spiritualità. Speriamo il miraggio non sia tale e ci porti ad una data ormai prossima, come i bene informati ci hanno raccontato.
Le chiesette confraternali del centro storico, invece, hanno preso vita nel pomeriggio quando, scongiurata una pioggia battente, diversi visitatori sono giunti dai comuni limitrofi, nonostante un vento fastidioso. Non è certo il turismo d'élite da più parti invocato, ma uno sguardo distratto alle nostre bellezze architettoniche è stato buttato qua e là. In questi casi, lo si sa bene, la gioia è tutta di qualche commerciante. C'è poi chi ha deciso di aprire dopo le ore 20.00, in sostanza quando non era più il caso di farlo visto che in tanti stavano già lasciando la nostra cittadina (tedeschi compresi, gabbati almeno in un paio di circostanze).
Restiamo in buona sostanza un paese provinciale da questo punto di vista: si può prenotare la visita al Dolmen ma i turisti si lamentano della difficoltà a reperire informazioni. Il "San Felice in Cattedra", gioiello del Lotto di livello mondiale, è visitabile quasi esclusivamente negli orari delle celebrazioni a San Domenico, mentre palazzi e chiesette del borgo antico restano sotto chiave, sconosciuti ai più ed aperti spesso solo grazie a "stimoli" esterni. E ce ne sarebbero di cose che non vanno, come i nostri uliveti (anch'essi patrimonio sebbene d'altra natura) insozzati da plasticame e bottiglie, come se la Pasquetta fosse da onorare dedicandola solo al Dio pagano che incarna al meglio il verbo gozzovigliare.
Questo weekend, pur non accompagnato da un meteo favorevole, era il primo banco di prova. Abbiamo amministratori giovani e capaci nel settore: minori divisioni, più concretezza e dare loro ascolto per una programmazione articolata che butti finalmente a mare particolarismi, finti esperti di questo o quello senza alcuna competenza e col vizietto dell'autoreferenzialità e settarismo (ciò che faccio io è meglio di quanto faccia tu...). Questa la ricetta semplice per lanciare finalmente l'economia giovinazzese legata al turismo, all'arte ed all'enogastronomia. "Basta poco, che ce vo'?" diceva il comico Giobbe Covatta, in una pubblicità progresso per una Onlus internazionale.
Ecco, basta davvero poco e già in inverno la strada sembrava tracciata con una serie di iniziative che coniugavano gli sforzi della politica, con quelli dell'associazionismo e del volontariato: competenza, idee chiare e lineari sono gli ingredienti giusti per programmare al meglio la valorizzazione di un territorio. E se se ne saprà far tesoro, potremmo divenire finalmente una meta turistica ambita da chi davvero ha il piacere di conoscere la nostra terra, la nostra Storia, assaporandone il gusto profondo che sa d'antico.