Territorio
Vitigni sterili, tutta colpa della Peronospora
Mini inchiesta del nostro portale sui problemi in campagna
Giovinazzo - giovedì 18 settembre 2014
19.06
Leonardo doveva raccogliere 2-3 quintali di uva, non ne raccoglierà nemmeno un chilogrammo. Così in altre zone dell'agro giovinazzese, verso Bitonto o nelle contrade che guardano a sud, dove ad un'attesa di decine di quintali di acini bianchi e rossi è corrisposta una resa reale di qualche chilo.
Tutta colpa della "Plasmopara viticola", il nome scientifico della Peronospora, un fungo fitofago assai pericoloso per le piante. Importata dal Nord America nel XIX secolo, la Peronospora ha poi preso piede anche da noi ed in questo settembre anomalo ha colpito duramente i raccolti di uva da tavola e da vino della nostra terra. Lo abbiamo visto nei fondi agricoli sulla strada per San Pietro Pago dove la situazione è devastante. Leonardo ci ha accompagnato nel suo suolo, coltivato ad olivi, frutta, ortaggi e verdure, simbolo, già martoriato tre anni fa, della devastazione provocata dalla forza delle acque, dopo le piogge intense novembrine. Oggi i problemi riguardano la "Plasmopara viticola" che aggredisce le foglie in accrescimento con chiazze decolorate larghe anche 3 centimetri. Poi la formazione di funghi biancastri che porteranno alla caduta anticipata delle foglie e l'attacco ai tralci erbacei che si piegano a forma di esse. L'uva che nasce assume così una colorazione plumbea e spesso i micro funghi sono visibili anche sugli acini. «Questo – ha affermato Leonardo - è ciò che accade quando c'è una decisa escursione termica notturna. L'umidità – ha confermato – favorisce il propagarsi della malattia ed i risultati sono quelli che documenterete in foto».
In più ci si è messa la grandine, quella caduta nei giorni scorsi accompagnata da tuoni e fulmini assordanti, a far danno diretto. Anche sulle piante di pomodori e sugli alberi da frutta. Ce ne sarebbe per la richiesta di una stato di calamità naturale, ma gli agricoltori sono i primi a non crederci. «Non sarà richiesto all'amministrazione comunale di fare un passo in tal senso – Ha affermato ancora Leonardo - anche perché sappiamo che ci sono zone in Italia ben più colpite della nostra e poi l'iter sarebbe lungo e alla fine inutile. Non è accaduto nulla – ha chiosato - dopo l'inondazione delle campagne di tre anni fa, dopo ripetute promesse, figurarsi se ora ci si può permettere tali richieste».
Il danno più grosso è a carico di chi vive dalle coltivazioni ed è agricoltore per mestiere, difficilmente quantificabile. Nei prossimi giorni vi documenteremo altri problemi in un'altra contrada rurale. Intanto nelle nostre campagne si combatte una battaglia silenziosa, che spesso i contadini combattono da soli, lontano dai titoli dei media e dall'attenzione generale.
Tutta colpa della "Plasmopara viticola", il nome scientifico della Peronospora, un fungo fitofago assai pericoloso per le piante. Importata dal Nord America nel XIX secolo, la Peronospora ha poi preso piede anche da noi ed in questo settembre anomalo ha colpito duramente i raccolti di uva da tavola e da vino della nostra terra. Lo abbiamo visto nei fondi agricoli sulla strada per San Pietro Pago dove la situazione è devastante. Leonardo ci ha accompagnato nel suo suolo, coltivato ad olivi, frutta, ortaggi e verdure, simbolo, già martoriato tre anni fa, della devastazione provocata dalla forza delle acque, dopo le piogge intense novembrine. Oggi i problemi riguardano la "Plasmopara viticola" che aggredisce le foglie in accrescimento con chiazze decolorate larghe anche 3 centimetri. Poi la formazione di funghi biancastri che porteranno alla caduta anticipata delle foglie e l'attacco ai tralci erbacei che si piegano a forma di esse. L'uva che nasce assume così una colorazione plumbea e spesso i micro funghi sono visibili anche sugli acini. «Questo – ha affermato Leonardo - è ciò che accade quando c'è una decisa escursione termica notturna. L'umidità – ha confermato – favorisce il propagarsi della malattia ed i risultati sono quelli che documenterete in foto».
In più ci si è messa la grandine, quella caduta nei giorni scorsi accompagnata da tuoni e fulmini assordanti, a far danno diretto. Anche sulle piante di pomodori e sugli alberi da frutta. Ce ne sarebbe per la richiesta di una stato di calamità naturale, ma gli agricoltori sono i primi a non crederci. «Non sarà richiesto all'amministrazione comunale di fare un passo in tal senso – Ha affermato ancora Leonardo - anche perché sappiamo che ci sono zone in Italia ben più colpite della nostra e poi l'iter sarebbe lungo e alla fine inutile. Non è accaduto nulla – ha chiosato - dopo l'inondazione delle campagne di tre anni fa, dopo ripetute promesse, figurarsi se ora ci si può permettere tali richieste».
Il danno più grosso è a carico di chi vive dalle coltivazioni ed è agricoltore per mestiere, difficilmente quantificabile. Nei prossimi giorni vi documenteremo altri problemi in un'altra contrada rurale. Intanto nelle nostre campagne si combatte una battaglia silenziosa, che spesso i contadini combattono da soli, lontano dai titoli dei media e dall'attenzione generale.