Cronaca
Ville abusive, ma reati prescritti: «Corte Costituzionale valuti la confisca»
Una storia giudiziaria lunga 10 anni: la Corte di Appello di Bari ha sollevato una questione di legittimità costituzionale
Giovinazzo - mercoledì 20 maggio 2020
14.58
Sarà la Corte Costituzionale a stabilire se è legittima la confisca delle 123 villette abusive costruite nella zona artigianale di Giovinazzo, la D1.1, considerato che i reati sono prescritti.
Lo hanno deciso - come anticipato da GiovinazzoViva.it - i giudici della Corte di Appello di Bari sollevando la questione di legittimità costituzionale nell'ambito del procedimento penale in corso nei confronti di 143 imputati, tra cui funzionari del Comune, tutti accusati di lottizzazione abusiva e già condannati in primo grado a pene comprese fra i 18 e i 2 mesi di arresto.
Le indagini, partite nel lontano 2005 in contemporanea con l'avvio dei lavori di costruzione, accertarono che granito, pietra di Trani, parquet e lussuosi balconcini costituivano i prospetti delle villette, del valore di circa 50 milioni di euro, realizzate abusivamente laddove avrebbero dovuto realizzare aziende. All'esito del processo di primo grado il Tribunale di Bari, nel 2015, ne aveva disposto la confisca.
«I proprietari dei beni - si legge a pagina 34 - sono stati affiancati da esperti del settore e che, pur non essendo esenti dalla responsabilità colposa per l'approccio estremamente superficiale al tema della palese destinazione d'uso artigianale dell'area sulla quale insistevano i loro immobili, si sono dimostrati solo molto ingenui nel procedere egualmente all'investimento più importante della loro vita».
«La Corte ritiene - è scritto ancora - che non meriti la sanzione della confisca l'anello debole e finale del meccanismo, rappresentato dai proprietari che, per una negligenza non scusabile sul piano giuridico, ma comunque limitata, subirebbero un danno enorme dalla perdita della proprietà acquistata con grandi sacrifici familiari e vedrebbero destinata la proprietà lottizzata, per giunta, proprio al Comune di Giovinazzo».
Comune, «i cui principali esponenti sono stati i protagonisti negativi della creazione della situazione fondatamente riscontrata dagli inquirenti», cioè coloro che hanno rilasciato i permessi illegittimi». Nel processo, infatti, sono imputati costruttori, progettisti, direttori dei lavori e funzionari comunali. Una «lunga catena di responsabilità» nella quale risulta «sproporzionata» e «inutilmente vessatoria ed eccessivamente gravosa la misura della confisca».
Alla Consulta, quindi, la Corte di Appello di Bari ha sollevato la questione di legittimità costituzionale dell'art. 44 secondo comma del D.P.R. 380/01 per contrasto con l'art. 117 Cost. nella parte in cui, «qualora la confisca dei terreni abusivamente lottizzati e delle opere abusivamente costruite - si legge a pagina 37 - risulti spropositata alla luce delle indicazioni della giurisprudenza della CEDU, non consente l'applicazione di una sanzione meno grave».
Tra le sanzioni, «quella dell'obbligo di procedere all'adeguamento delle opere - è scritto - per renderle conformi alle prescrizioni della pianificazione urbanistica generale, nei confronti dei soggetti rimproverabili per aver tenuto una condotta colposa con riguardo alla lottizzazione abusiva».
Lo hanno deciso - come anticipato da GiovinazzoViva.it - i giudici della Corte di Appello di Bari sollevando la questione di legittimità costituzionale nell'ambito del procedimento penale in corso nei confronti di 143 imputati, tra cui funzionari del Comune, tutti accusati di lottizzazione abusiva e già condannati in primo grado a pene comprese fra i 18 e i 2 mesi di arresto.
Le indagini, partite nel lontano 2005 in contemporanea con l'avvio dei lavori di costruzione, accertarono che granito, pietra di Trani, parquet e lussuosi balconcini costituivano i prospetti delle villette, del valore di circa 50 milioni di euro, realizzate abusivamente laddove avrebbero dovuto realizzare aziende. All'esito del processo di primo grado il Tribunale di Bari, nel 2015, ne aveva disposto la confisca.
«I proprietari dei beni - si legge a pagina 34 - sono stati affiancati da esperti del settore e che, pur non essendo esenti dalla responsabilità colposa per l'approccio estremamente superficiale al tema della palese destinazione d'uso artigianale dell'area sulla quale insistevano i loro immobili, si sono dimostrati solo molto ingenui nel procedere egualmente all'investimento più importante della loro vita».
«La Corte ritiene - è scritto ancora - che non meriti la sanzione della confisca l'anello debole e finale del meccanismo, rappresentato dai proprietari che, per una negligenza non scusabile sul piano giuridico, ma comunque limitata, subirebbero un danno enorme dalla perdita della proprietà acquistata con grandi sacrifici familiari e vedrebbero destinata la proprietà lottizzata, per giunta, proprio al Comune di Giovinazzo».
Comune, «i cui principali esponenti sono stati i protagonisti negativi della creazione della situazione fondatamente riscontrata dagli inquirenti», cioè coloro che hanno rilasciato i permessi illegittimi». Nel processo, infatti, sono imputati costruttori, progettisti, direttori dei lavori e funzionari comunali. Una «lunga catena di responsabilità» nella quale risulta «sproporzionata» e «inutilmente vessatoria ed eccessivamente gravosa la misura della confisca».
Alla Consulta, quindi, la Corte di Appello di Bari ha sollevato la questione di legittimità costituzionale dell'art. 44 secondo comma del D.P.R. 380/01 per contrasto con l'art. 117 Cost. nella parte in cui, «qualora la confisca dei terreni abusivamente lottizzati e delle opere abusivamente costruite - si legge a pagina 37 - risulti spropositata alla luce delle indicazioni della giurisprudenza della CEDU, non consente l'applicazione di una sanzione meno grave».
Tra le sanzioni, «quella dell'obbligo di procedere all'adeguamento delle opere - è scritto - per renderle conformi alle prescrizioni della pianificazione urbanistica generale, nei confronti dei soggetti rimproverabili per aver tenuto una condotta colposa con riguardo alla lottizzazione abusiva».