Cronaca
Una carcassa di tartaruga marina recuperata a Cola Olidda
Sul posto Capitaneria di Porto, Asl e WWF. Stessa dinamica appena 24 ore prima nel porto di Molfetta
Giovinazzo - mercoledì 25 dicembre 2019
10.17
Un'altra tartaruga marina della specie caretta caretta è arrivata a riva, anche stavolta - con molta probabilità - condannata a morte dalle reti dei pescatori, che la hanno tirata a fondo, costringendola a sforzi insopportabili per non annegare.
Una dopo l'altra: la stessa dinamica si è presentata sole 24 ore prima nel porto di Molfetta. I militari della Capitaneria di Porto, il veterinario dell'Azienda Sanitaria Locale, la Polizia Locale e i volontari del WWF Puglia che si sono recati sul posto, a Cola Olidda, proprio al confine fra i due comuni, per recuperare l'animale (si trattava di un giovane esemplare con un carapace di 55 centimetri, nda) non hanno potuto far altro che accertarne la morte.
«La tartaruga marina - spiega Pasquale Salvemini, giunti sul posto - presenta una ferita abbastanza datata sul piastrone non imputabile, quindi, al suo decesso. Che, anche in questo caso, potrebbe essere legato all'annegamento». Quando gli operatori della pesca trovano le tartarughe impigliate nelle loro reti a strascico, nei loro ami dei palangari e nelle reti fisse, le rigettano in mare e le correnti marine poi le spingono sino a spiaggiarle.
Eppure basterebbe poco, una telefonata può salvare la vita di una tartaruga: i pescatori che rinvengono tartarughe impigliate nelle loro reti possono chiamare il 1530 della Capitaneria di Porto e far partire così la filiera di salvataggio coordinata dal centro di recupero di Molfetta.
Una dopo l'altra: la stessa dinamica si è presentata sole 24 ore prima nel porto di Molfetta. I militari della Capitaneria di Porto, il veterinario dell'Azienda Sanitaria Locale, la Polizia Locale e i volontari del WWF Puglia che si sono recati sul posto, a Cola Olidda, proprio al confine fra i due comuni, per recuperare l'animale (si trattava di un giovane esemplare con un carapace di 55 centimetri, nda) non hanno potuto far altro che accertarne la morte.
«La tartaruga marina - spiega Pasquale Salvemini, giunti sul posto - presenta una ferita abbastanza datata sul piastrone non imputabile, quindi, al suo decesso. Che, anche in questo caso, potrebbe essere legato all'annegamento». Quando gli operatori della pesca trovano le tartarughe impigliate nelle loro reti a strascico, nei loro ami dei palangari e nelle reti fisse, le rigettano in mare e le correnti marine poi le spingono sino a spiaggiarle.
Eppure basterebbe poco, una telefonata può salvare la vita di una tartaruga: i pescatori che rinvengono tartarughe impigliate nelle loro reti possono chiamare il 1530 della Capitaneria di Porto e far partire così la filiera di salvataggio coordinata dal centro di recupero di Molfetta.