Politica
«Un clima torbido. C'è bisogno di trasparenza»
Torna a far sentire la sua voce il Comitato per la Salute Pubblica
Giovinazzo - sabato 30 gennaio 2016
22.51
Anche il Comitato per la Salute Pubblica torna a far sentire la sua voce sulle questioni più scottanti che animano il dibattito cittadino.
Secondo una missiva inviataci dai portavoce, Santo Restivo e Luigi Beltempo, «Ogni giorno dal Palazzo, con post spesso futili e sgangherati, si prova ad accendere i fari su cantieri aperti a Giovinazzo (tardivi e spesso discutibili, vedi la ciclovia concepita e realizzata a danno della generale mobilità, il voltafaccia su via Marina mai annunciato ecc. ecc.)».
L'attacco del Comitato all'Amministrazione comunale prosegue anche alcune problematiche ancora irrisolte dal governo cittadino. Uno di questi è legato al centro storico, che i componenti dell'organismo indicano come «in pieno abbandono» ed un altro alla maglia D1.1 (in foto, ndr), l'ex zona artigianale finita sotto inchiesta per abusivismo edilizio. In questo caso dal Comitato ci si chiede: «In merito a quest'ultima, è stato chiarito che nulla osta in questa fase ad una ripresa di progettualità che, fermi restando gli abusi o le responsabilità individuali, intervenga nella risoluzione delle questioni urbanistiche contestate e provveda a sanarle o chiarirle. Perché non lo si fa? Perché si perde tempo?».
Il Comitato per la Salute Pubblica nella nota si limita poi a constatare una sorta di stallo del Documento Programmatico Preliminare e del Piano delle Coste «bloccato il giorno dopo le approvazioni di Giunta e la strombazzata, ma contestata presentazione pubblica».
«La questione più delicata riguarda però le aree delle ex AFP - ammoniscono Restivo, Beltempo ed i componenti del Comitato -: tipizzate come area industriale e servizi nel vigente Piano Regolatore, interessate perimetralmente da opere di bonifica e da sempre al centro dell'attenzione cittadina per le delicate questioni ambientali e di sicurezza evocate dalle loro ormai antiche attività. Da qualche tempo, ma con molta insistenza dopo l'approvazione del cosiddetto "Sblocca Italia" (ovvero il d.l. 133/2014 convertito nella legge 164/2014), si è creato attorno a quelle aree un clima malsano, grazie anche ad alcune fantasiose interpretazioni di legge». Insomma, vi sarebbero promesse da Palazzo di Città circa la «necessità di procedere alle opere di bonifica interna», ma poco o nulla si fa.
Infine la richiesta diretta a tutta l'Amministrazione: «Non è possibile procedere in questo modo - evidenziano - . Sulla zona D.1.1 e soprattutto sulle aree ex AFP non è pensabile marciare sottotraccia e pensare al colpaccio, presentando all'improvviso fantasiosi stravolgimenti della intera strumentazione urbanistica sotto la veste dell'"interesse pubblico". Bastano e avanzano i tanti procedimenti giudiziari che si sono accumulati su alcune scelte dell'Amministrazione Depalma relative alle zone C3. Questioni di così rilevante interesse per la salute e la sicurezza dei giovinazzesi - chiosano dal Comitato -, oltre che per il futuro di imprese e posti di lavoro, non possono essere affrontate nel retrobottega. Si faccia un Consiglio comunale con ordini del giorno precisi in cui a viso aperto di fronte alla città si discuta e ci si orienti sul suo futuro» è quanto propongono».
La palla passa agli Amministratori.
Secondo una missiva inviataci dai portavoce, Santo Restivo e Luigi Beltempo, «Ogni giorno dal Palazzo, con post spesso futili e sgangherati, si prova ad accendere i fari su cantieri aperti a Giovinazzo (tardivi e spesso discutibili, vedi la ciclovia concepita e realizzata a danno della generale mobilità, il voltafaccia su via Marina mai annunciato ecc. ecc.)».
L'attacco del Comitato all'Amministrazione comunale prosegue anche alcune problematiche ancora irrisolte dal governo cittadino. Uno di questi è legato al centro storico, che i componenti dell'organismo indicano come «in pieno abbandono» ed un altro alla maglia D1.1 (in foto, ndr), l'ex zona artigianale finita sotto inchiesta per abusivismo edilizio. In questo caso dal Comitato ci si chiede: «In merito a quest'ultima, è stato chiarito che nulla osta in questa fase ad una ripresa di progettualità che, fermi restando gli abusi o le responsabilità individuali, intervenga nella risoluzione delle questioni urbanistiche contestate e provveda a sanarle o chiarirle. Perché non lo si fa? Perché si perde tempo?».
Il Comitato per la Salute Pubblica nella nota si limita poi a constatare una sorta di stallo del Documento Programmatico Preliminare e del Piano delle Coste «bloccato il giorno dopo le approvazioni di Giunta e la strombazzata, ma contestata presentazione pubblica».
«La questione più delicata riguarda però le aree delle ex AFP - ammoniscono Restivo, Beltempo ed i componenti del Comitato -: tipizzate come area industriale e servizi nel vigente Piano Regolatore, interessate perimetralmente da opere di bonifica e da sempre al centro dell'attenzione cittadina per le delicate questioni ambientali e di sicurezza evocate dalle loro ormai antiche attività. Da qualche tempo, ma con molta insistenza dopo l'approvazione del cosiddetto "Sblocca Italia" (ovvero il d.l. 133/2014 convertito nella legge 164/2014), si è creato attorno a quelle aree un clima malsano, grazie anche ad alcune fantasiose interpretazioni di legge». Insomma, vi sarebbero promesse da Palazzo di Città circa la «necessità di procedere alle opere di bonifica interna», ma poco o nulla si fa.
Infine la richiesta diretta a tutta l'Amministrazione: «Non è possibile procedere in questo modo - evidenziano - . Sulla zona D.1.1 e soprattutto sulle aree ex AFP non è pensabile marciare sottotraccia e pensare al colpaccio, presentando all'improvviso fantasiosi stravolgimenti della intera strumentazione urbanistica sotto la veste dell'"interesse pubblico". Bastano e avanzano i tanti procedimenti giudiziari che si sono accumulati su alcune scelte dell'Amministrazione Depalma relative alle zone C3. Questioni di così rilevante interesse per la salute e la sicurezza dei giovinazzesi - chiosano dal Comitato -, oltre che per il futuro di imprese e posti di lavoro, non possono essere affrontate nel retrobottega. Si faccia un Consiglio comunale con ordini del giorno precisi in cui a viso aperto di fronte alla città si discuta e ci si orienti sul suo futuro» è quanto propongono».
La palla passa agli Amministratori.