Cronaca
Ulivi rubati a un'imprenditrice. Coldiretti: «Non ne possiamo più»
L'allarme per l'aumento dei furti di alberi centenari, poi venduti «per abbellire le ville di chissà chi»
Giovinazzo - giovedì 26 luglio 2018
1.40
«Ancora una volta sono stati rubati ulivi di oltre 300 anni in un fondo olivicolo a Giovinazzo, espiantandoli in modo da garantirne la sopravvivenza, allo scopo di abbellire evidentemente le ville di chissà chi. In campagna gli agricoltori non ne possono più».
È questa l'ennesima denuncia del presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, alla notizia del furto con "assoluta destrezza", considerata la mole degli alberi "scippati" in località Peragineto, per cui l'imprenditrice olivicola danneggiata ha sporto regolare denuncia ai Carabinieri della Stazione di Giovinazzo i quali, con la collaborazione delle Guardie Campestri, invitano tutti i proprietari dei terreni della zona a voler fornire eventuali notizie utili alle indagini, anche in forma anonima.
«Per questo abbiamo richiesto - prosegue Cantele - un incontro con l'assessore regionale all'Agricoltura Leonardo Di Gioia e con l'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare di Coldiretti, per individuare un percorso di radicale riorganizzazione degli attuali Consorzi di Vigilanza Campestri, strutture che per vocazione, fin dalla loro costituzione, hanno svolto il ruolo di presidio delle aree rurale, in modo che il territorio sia maggiormente presidiato e auspicando la prosecuzione del percorso già intrapreso di accorpamento dei Consorzi minori al fine di incrementare ed ottimizzare il servizio di vigilanza campestre».
«Stiamo sensibilizzando gli agricoltori sull'importanza di sporgere regolare denuncia - aggiunge Angelo Corsetti, direttore di Coldiretti Puglia - per aiutare le forze di polizia ad analizzare dove si registrano in più larga misura i fenomeni criminosi, quando avvengono i furti, quali sono i mezzi e i prodotti maggiormente appetibili e come è strutturata la 'filiera' della ricettazione per economizzare le attività di polizia, rassicurando le vittime circa l'anonimato della denuncia».
«Pochi giorni fa, a Santo Spirito - continua - è stato denunciato l'ennesimo taglio selvaggio di 40 ulivi secolari che ha segnato la fine dell'attività olivicola del giovane olivicoltore vittima del vile atto. In Puglia è in atto una vera e propria strage ad opera di gruppi criminali che tagliano gli ulivi secolari di inestimabile valore o per rivendere la legna o per rispondere alla richiesta di ulivi secolari per abbellire le ville».
«Il fenomeno della micro criminalità nelle aree rurali pugliesi - continua Coldiretti Puglia - è divenuto pressante e pericoloso, con furti di olive, mandorle, rame e mezzi agricoli, fenomeni estorsivi con il taglio dei ceppi di uva o ulivi millenari, masserie, pozzi e strutture letteralmente depredate, chilometri e chilometri di fili di rame, letteralmente volatilizzati lasciando le imprese senza energia elettrica e possibilità di proseguire nelle quotidiane attività imprenditoriali».
Senza dimenticare «le infiltrazioni mafiose che monopolizzano e si appropriano di comparti dell'agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l'imprenditoria onesta, ma compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l'effetto indiretto di minare profondamente l'immagine dei prodotti italiani - conclude Coldiretti - ed il valore del marchio made in Italy».
È questa l'ennesima denuncia del presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, alla notizia del furto con "assoluta destrezza", considerata la mole degli alberi "scippati" in località Peragineto, per cui l'imprenditrice olivicola danneggiata ha sporto regolare denuncia ai Carabinieri della Stazione di Giovinazzo i quali, con la collaborazione delle Guardie Campestri, invitano tutti i proprietari dei terreni della zona a voler fornire eventuali notizie utili alle indagini, anche in forma anonima.
«Per questo abbiamo richiesto - prosegue Cantele - un incontro con l'assessore regionale all'Agricoltura Leonardo Di Gioia e con l'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare di Coldiretti, per individuare un percorso di radicale riorganizzazione degli attuali Consorzi di Vigilanza Campestri, strutture che per vocazione, fin dalla loro costituzione, hanno svolto il ruolo di presidio delle aree rurale, in modo che il territorio sia maggiormente presidiato e auspicando la prosecuzione del percorso già intrapreso di accorpamento dei Consorzi minori al fine di incrementare ed ottimizzare il servizio di vigilanza campestre».
«Stiamo sensibilizzando gli agricoltori sull'importanza di sporgere regolare denuncia - aggiunge Angelo Corsetti, direttore di Coldiretti Puglia - per aiutare le forze di polizia ad analizzare dove si registrano in più larga misura i fenomeni criminosi, quando avvengono i furti, quali sono i mezzi e i prodotti maggiormente appetibili e come è strutturata la 'filiera' della ricettazione per economizzare le attività di polizia, rassicurando le vittime circa l'anonimato della denuncia».
«Pochi giorni fa, a Santo Spirito - continua - è stato denunciato l'ennesimo taglio selvaggio di 40 ulivi secolari che ha segnato la fine dell'attività olivicola del giovane olivicoltore vittima del vile atto. In Puglia è in atto una vera e propria strage ad opera di gruppi criminali che tagliano gli ulivi secolari di inestimabile valore o per rivendere la legna o per rispondere alla richiesta di ulivi secolari per abbellire le ville».
«Il fenomeno della micro criminalità nelle aree rurali pugliesi - continua Coldiretti Puglia - è divenuto pressante e pericoloso, con furti di olive, mandorle, rame e mezzi agricoli, fenomeni estorsivi con il taglio dei ceppi di uva o ulivi millenari, masserie, pozzi e strutture letteralmente depredate, chilometri e chilometri di fili di rame, letteralmente volatilizzati lasciando le imprese senza energia elettrica e possibilità di proseguire nelle quotidiane attività imprenditoriali».
Senza dimenticare «le infiltrazioni mafiose che monopolizzano e si appropriano di comparti dell'agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l'imprenditoria onesta, ma compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l'effetto indiretto di minare profondamente l'immagine dei prodotti italiani - conclude Coldiretti - ed il valore del marchio made in Italy».