Ciliegie spaccate dal maltempo
Ciliegie spaccate dal maltempo
Attività produttive

Troppa pioggia, ciliegie spaccate anche a Giovinazzo

Denuncia di Coldiretti Puglia. Frutti lesionati, parte al macero, problemi anche per pesche, albicocche, vigneti, uliveti e foraggio

Tanta, troppa pioggia è caduta e continua a cadere in questi giorni su tutta la Puglia, e gli effetti di questa grande e permanente "bolla" d'acqua e umidità, purtroppo, non hanno tardato a farsi sentire. Le precipitazioni, le forti raffiche di vento e l'alta umidità associata alle nebbie stanno mettendo a dura prova le imprese agricole del settore frutticolo, con danni alle varietà precoci delle ciliegie, a partire da Bisceglie, Terlizzi, Giovinazzo, ma anche a Conversano e Turi, fino ad arrivare a Castellaneta nel Tarantino.

Il fenomeno del cracking delle ciliegie (fisiopatia che causa la rottura meccanica dell'epidermide della ciliegia) rischia di comprometterne la commercializzazione. A farne le spese sono in questa fase soprattutto la Bigarreau e le varietà precoci, quasi pronte per essere raccolte. Questo andamento climatico favorisce anche lo sviluppo della monilia delle drupacee (patologia provocata da diversi miceti) che può causare gravi danni alle piante, vista l'impossibilità di entrare nei terreni per gli interventi di irrorazione contro lo sviluppo di questi miceti.

A dura prova sono messi anche i campi di foraggio che, per effetto delle abbondanti piogge, si stanno allettando. Per gli uliveti, a rischio la fioritura. Sono inoltre a rischio le colture viticole da vino per gli attacchi di peronospora, anche in questo caso di difficile controllo per le difficoltà di accesso nei terreni per gli interventi fitosanitari.
Gli effetti più evidenti in queste ore, però, sono sulle ciliegie, soprattutto sulle primizie, quelle cultivar che maturano per prime e in questi giorni avrebbero dovuto completare il ciclo di coltivazione con la raccolta.

A Turi, in provincia di Bari, zona d'elezione per la pregiata varietà Ferrovia, le intense e prolungate precipitazioni degli ultimi giorni hanno gonfiato le ciliegie, con i frutti che si sono lesionati, in alcuni casi aperti e marciti. Un danno enorme, la cui entità precisa potrà essere valutata a fondo solo nei prossimi giorni. Stessa malasorte ha colpito duramente le ciliegie di Castellaneta, in provincia di Taranto. Anche qui, danni irrimediabili per buona parte della produzione attesa sulle varietà precoci, con parte dei frutti che, a causa della pioggia sovrabbondante, si sono letteralmente spaccati, mentre altri sono del tutto marciti. Danni anche in agro di Foggia, a Borgo Incoronata, per lo stesso fenomeno verificatosi nell'area metropolitana di Bari e nel Tarantino.

La Puglia detiene il primato nazionale degli ettari coltivati, delle quantità prodotte e della qualità espressa. L'area metropolitana di Bari, da sola, produce oltre il 40% di questo prezioso frutto a livello nazionale e oltre il 90% dell'intera regione. Con quantità e superfici coltivate di minore entità rispetto al Barese, le ciliegie sono prodotte comunque in tutta la Puglia. Preoccupazione è stata espressa da Giuseppe De Noia, presidente di CIA Levante (Bari-Bat): «La stagione della raccolta, quest'anno, comincia con molte incognite relative soprattutto a tre diverse problematiche: la difficoltà di reperire manodopera, l'aumento generalizzato dei costi per la fase del raccolto, e il grande interrogativo dei prezzi riconosciuti ai produttori».

Pietro De Padova, presidente di CIA Due Mari (Taranto-Brindisi): «A questi problemi, purtroppo, si aggiunge il fattore climatico che, come accaduto a Castellaneta, manda all'aria il lavoro di un anno intero. Sono state danneggiate non solo le ciliegie, nel nostro territorio, ma anche pesche, albicocche, in generale tutte quelle piante da frutto che in questo periodo affrontano una fase delicatissima di sviluppo».

«Nelle zone in cui la pioggia continua a cadere da giorni - spiega Gennaro Sicolo, presidente di CIA Puglia e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani - frutteti e campi sono resi impraticabili dal fango, questo impedisce agli agricoltori anche di effettuare quegli interventi che sarebbero necessari per porre almeno in parte rimedio allo sviluppo di muffe e di altre fitopatologie causate da acqua in sovrabbondanza e umidità».
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