Attualità
Tommaso Depalma ricorda Franco Ballerini a 8 anni dalla scomparsa
Una lettera a cuore aperto in cui il Sindaco racconta la sua amicizia profonda, il legame saldo e il dolore per la perdita
Giovinazzo - mercoledì 7 febbraio 2018
06.00
Otto anni sono passati dal terribile schianto in una gara di rally nei pressi di Pistoia, in cui perse la vita l'allora Ct della nazionale di ciclismo, Franco Ballerini. In carriera aveva vinto due volte una della grandi classiche, l'infinita Parigi-Roubaix, gara di cui era innamorato. I trionfi del 1995 e del 1998, impreziosirono la sua già buona carriera, che conta anche una Tre Valli Varesine ed una Parigi-Buxelles.
A ricordarlo, così come ha fatto in ogni occasione in cui gli è stato possibile, è Tommaso Depalma, per una volta non nei panni di Sindaco della comunità giovinazzese, ma di un amico commosso a cui a volte manca il fiato per esprimere il dolore della perdita di Franco, come lo chiama lui. Ed al primo cittadino abbiamo offerto il nostro spazio per raccogliere i suoi pensieri e metterli nero su bianco, senza troppi fronzoli, rispettando solo l'impeto interiore. Questo è ciò che ha scritto.
«Me lo ricordo bene quel giorno. Era domenica 7 Febbraio 2010 ed ero con i miei amici di mille avventure nella sede della nostra associazione Libero Pensiero. Parlavamo e progettavamo la nostra sfida per Giovinazzo. Avevo lasciato Franco il giorno prima a Salsomaggiore ad un convegno della Federciclismo.
Avevamo fantasticato sulla tappa del Giro del maggio successivo che sarebbe arrivata a Bitonto.
Voleva sfilare con tutti i ragazzi della Scuola di Ciclismo del San Paolo che porta il suo nome inaugurata il 28 maggio del 2009. Voleva passare con loro sul traguardo del Giro per regalare loro un'emozione indescrivibile.
Già, io e lui fantasticavamo sempre, pensando a come regalare sorrisi a chi se li meritava.
Poi quella domenica, intorno alle 10, arriva la telefonata di un amico che mi riferisce di aver sentito alla radio che Franco è volato via in un incidente rallystico a pochi passa da casa sua.
Io non potevo crederci e mi attacco al telefono sperando di sentire la sua voce profonda e amichevole di sempre.
Il telefono squilla, ma la sua voce non la sentivo né potrò più sentirla.
Passo ore devastanti, piango fino a tarda sera, non mi capacito di quanto vedo e ascolto sui media.
È morto andando più piano di certe discese fatte in bicicletta.
È tutto assurdo e surreale.
I giorni passano, il dolore resta, ma la sua voce imparo a sentirla nel cuore e mi ricorda i tanti capisaldi che Franco mi ha lasciato.
Sii sempre umile, punta a dare il massimo perché solo così il risultato è una conseguenza e non un'ossessione.
Prima di vincere devi allenarti a perdere tante volte e soprattutto abbi il coraggio di dire dei no quando lo ritieni giusto. Se dici di no con lealtà, potranno non condividere ma ti rispetteranno.
Questo e tanto altro è stato Franco per me. Ora lui riposa dove si pedala nell'azzurro sconfinato e io sono qui sentendomi parte della famiglia "ristretta" che vive ogni giorno sentendolo sempre a fianco.
La stessa famiglia che non mi ha mai fatto mancare il suo sostegno nelle mie sfide e che ora vuole dare un segno tangibile di vicinanza a me e alla nostra città.
Mi hanno riservato una sorpresa che spero presto di poter condividere con tutti voi.
Sono certo che se Franco fosse qui, sarebbe venuto tante volte a soccorrermi per tenermi a galla e per incitarmi a tenere duro.
Certe volte alzo gli occhi e gli parlo e penso che a modo suo mi risponda. Perché lui per me si è solo spostato ed usa un linguaggio diverso per comunicare. E per me sarà per sempre il mio fratello più grande».
Tommaso Depalma
A ricordarlo, così come ha fatto in ogni occasione in cui gli è stato possibile, è Tommaso Depalma, per una volta non nei panni di Sindaco della comunità giovinazzese, ma di un amico commosso a cui a volte manca il fiato per esprimere il dolore della perdita di Franco, come lo chiama lui. Ed al primo cittadino abbiamo offerto il nostro spazio per raccogliere i suoi pensieri e metterli nero su bianco, senza troppi fronzoli, rispettando solo l'impeto interiore. Questo è ciò che ha scritto.
«Me lo ricordo bene quel giorno. Era domenica 7 Febbraio 2010 ed ero con i miei amici di mille avventure nella sede della nostra associazione Libero Pensiero. Parlavamo e progettavamo la nostra sfida per Giovinazzo. Avevo lasciato Franco il giorno prima a Salsomaggiore ad un convegno della Federciclismo.
Avevamo fantasticato sulla tappa del Giro del maggio successivo che sarebbe arrivata a Bitonto.
Voleva sfilare con tutti i ragazzi della Scuola di Ciclismo del San Paolo che porta il suo nome inaugurata il 28 maggio del 2009. Voleva passare con loro sul traguardo del Giro per regalare loro un'emozione indescrivibile.
Già, io e lui fantasticavamo sempre, pensando a come regalare sorrisi a chi se li meritava.
Poi quella domenica, intorno alle 10, arriva la telefonata di un amico che mi riferisce di aver sentito alla radio che Franco è volato via in un incidente rallystico a pochi passa da casa sua.
Io non potevo crederci e mi attacco al telefono sperando di sentire la sua voce profonda e amichevole di sempre.
Il telefono squilla, ma la sua voce non la sentivo né potrò più sentirla.
Passo ore devastanti, piango fino a tarda sera, non mi capacito di quanto vedo e ascolto sui media.
È morto andando più piano di certe discese fatte in bicicletta.
È tutto assurdo e surreale.
I giorni passano, il dolore resta, ma la sua voce imparo a sentirla nel cuore e mi ricorda i tanti capisaldi che Franco mi ha lasciato.
Sii sempre umile, punta a dare il massimo perché solo così il risultato è una conseguenza e non un'ossessione.
Prima di vincere devi allenarti a perdere tante volte e soprattutto abbi il coraggio di dire dei no quando lo ritieni giusto. Se dici di no con lealtà, potranno non condividere ma ti rispetteranno.
Questo e tanto altro è stato Franco per me. Ora lui riposa dove si pedala nell'azzurro sconfinato e io sono qui sentendomi parte della famiglia "ristretta" che vive ogni giorno sentendolo sempre a fianco.
La stessa famiglia che non mi ha mai fatto mancare il suo sostegno nelle mie sfide e che ora vuole dare un segno tangibile di vicinanza a me e alla nostra città.
Mi hanno riservato una sorpresa che spero presto di poter condividere con tutti voi.
Sono certo che se Franco fosse qui, sarebbe venuto tante volte a soccorrermi per tenermi a galla e per incitarmi a tenere duro.
Certe volte alzo gli occhi e gli parlo e penso che a modo suo mi risponda. Perché lui per me si è solo spostato ed usa un linguaggio diverso per comunicare. E per me sarà per sempre il mio fratello più grande».
Tommaso Depalma