
Vita di città
Steve McCurry ospite a Giovinazzo per una notte
Uno dei fotografi più famosi al mondo ha soggiornato al S.Martin Hotel
Giovinazzo - mercoledì 18 agosto 2021
15.48
Si scrive Steve Mc Curry, si legge icona mondiale della fotografia d'autore.
Il fotografo statunitense è stato ospite a Giovinazzo del S.Martin Hotel nella notte tra il 17 ed il 18 agosto, lasciando di buon'ora l'ex convento delle benedettine di via San Domenico Maggiore.
Con lui ha potuto chiacchierare a colazione solo Michele Aniello, gestore della bellissima struttura, ed il personale che ha avuto il tempo per strappare una preziosa foto da inserire nell'album dei ricordi da custodire a lungo (in foto le due socie di Aniello, Roula Mourtrada e Luciana Marella).
Mc Curry ha preferito la quiete giovinazzese ad un alloggio a Bari, dove è in corso la mostra che racconta l'atto della lettura in 70 scatti e che si chiuderà il 25 agosto prossimo al Teatro Margherita.
Steve Mc Curry è stato l'autore, tra gli altri, di una serie di foto sull'Afghanistan, terra tornata il centro dell'attualità giornalistica di tutto il mondo proprio in queste ore, dopo l'insensato ed inopinato ritiro delle truppe americane e occidentali di supporto ed il ritorno al potere dei talebani, che segna probabilmente la parola fine al riscatto della condizione femminile nel Paese.
Celebre una delle foto ricordate e premiate tra le più significative della storia contemporanea, di certo "la più riconosciuta nel mondo" dal titolo "Ragazza afghana", scattata in un campo profughi vicino Peshawar, in Pakistan, al tempo dell'invasione sovietica della nazione nel 1985 e divenuta copertina della rivista del National Geographic.
Classe 1950, nato in un sobborgo di Philadelphia in Pennsylvania, a proposito della sua fotografia ha detto: «La maggior parte delle mie foto è radicata nella gente. Cerco il momento in cui si affaccia l'anima più genuina, in cui l'esperienza s'imprime sul volto di una persona. Cerco di trasmettere ciò che può essere una persona colta in un contesto più ampio che potremmo chiamare la condizione umana. Voglio trasmettere il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, durante i miei viaggi, quando la sorpresa dell'essere estraneo si mescola alla gioia della familiarità».
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Il fotografo statunitense è stato ospite a Giovinazzo del S.Martin Hotel nella notte tra il 17 ed il 18 agosto, lasciando di buon'ora l'ex convento delle benedettine di via San Domenico Maggiore.
Con lui ha potuto chiacchierare a colazione solo Michele Aniello, gestore della bellissima struttura, ed il personale che ha avuto il tempo per strappare una preziosa foto da inserire nell'album dei ricordi da custodire a lungo (in foto le due socie di Aniello, Roula Mourtrada e Luciana Marella).
Mc Curry ha preferito la quiete giovinazzese ad un alloggio a Bari, dove è in corso la mostra che racconta l'atto della lettura in 70 scatti e che si chiuderà il 25 agosto prossimo al Teatro Margherita.
Steve Mc Curry è stato l'autore, tra gli altri, di una serie di foto sull'Afghanistan, terra tornata il centro dell'attualità giornalistica di tutto il mondo proprio in queste ore, dopo l'insensato ed inopinato ritiro delle truppe americane e occidentali di supporto ed il ritorno al potere dei talebani, che segna probabilmente la parola fine al riscatto della condizione femminile nel Paese.
Celebre una delle foto ricordate e premiate tra le più significative della storia contemporanea, di certo "la più riconosciuta nel mondo" dal titolo "Ragazza afghana", scattata in un campo profughi vicino Peshawar, in Pakistan, al tempo dell'invasione sovietica della nazione nel 1985 e divenuta copertina della rivista del National Geographic.
Classe 1950, nato in un sobborgo di Philadelphia in Pennsylvania, a proposito della sua fotografia ha detto: «La maggior parte delle mie foto è radicata nella gente. Cerco il momento in cui si affaccia l'anima più genuina, in cui l'esperienza s'imprime sul volto di una persona. Cerco di trasmettere ciò che può essere una persona colta in un contesto più ampio che potremmo chiamare la condizione umana. Voglio trasmettere il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, durante i miei viaggi, quando la sorpresa dell'essere estraneo si mescola alla gioia della familiarità».
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