Sociale
SPRAR significa accoglienza, assistenza e integrazione
Se ne è parlato in un incontro al Seminario Vescovile
Giovinazzo - lunedì 12 febbraio 2018
Il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) è il servizio del Ministero dell'Interno che in Italia gestisce i progetti di accoglienza, assistenza ed immigrazione dei richiedenti asilo a livello locale.
Sabato scorso se ne è parlato in un incontro presso il Seminario Vescovile di Molfetta, promosso dall'Azione Cattolica diocesana. Erano presenti Graziano Salvemini, Ottavio Balducci, Assessore alle Politiche Sociali di Molfetta, la prof.ssa Gabriella Falcicchio, referente del movimento "Non violenza", la presidentessa dell'Azione Cattolica diocesana, Nunzia Di Terlizzi, e i referenti degli SPRAR di Molfetta e Giovinazzo, Onofrio Depalma, Damiano Maggio e Monica Dal Maso.
Questi ultimi hanno illustrato le attività svolte con gli stranieri, tra cui si ricordano l'acquisizione del certificato HCCP e la partecipazione a corsi con tutor per apprendere la lingua italiana. I relatori hanno anche sollevato, in particolare, la questione relativa alla scarsità degli alloggi per gli stranieri, i quali sistematicamente vengono respinti dai proprietari di immobili solo perché rappresentano il «diverso da me».
L'evento è servito a spiegare la funzione dello SPRAR ed a fornire numeri. Il progetto è costituito dalla rete di Enti locali che realizzano interventi mirati all'accoglienza integrata, facendo leva sulle risorse disponibili sul territorio. Questi progetti scavalcano il limite delle sole distribuzioni di vitto e alloggio, comprendendo anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di un reale inserimento socio - economico nel tessuto italiano.
Gli SPRAR, centri di seconda accoglienza dopo gli hotspot, che invece risultano essere centri di prima accoglienza, in Italia sono aumentati.
Solo in Puglia, al 31 dicembre 2016, vi erano 127.985 stranieri, tra coloro i quali erano regolarmente registrati per l'ingresso. Le strutture di accoglienza in Italia sono complessivamente 1.917 della quali 123 sono presenti sul territorio regionale.
In termini assoluti prevale la provincia di Bari con 41.941 residenti stranieri, che provengono in prevalenza dal Marocco, dalla Romania (Stato comunitario), dall'Albania, e dalla Cina. Importante è anche il numero di donne georgiane che in Puglia rappresentano il 24,9% delle presenze.
Altri numeri sono stati forniti per i minori non italiani: sono presenti sul territorio regionale in tutto 23.708 bambini, mentre i nuovi nati sono 1.567, in leggero aumento nel corso degli anni. I minori stranieri non accompagnati che sono stati accolti in Puglia provengono invece dal Pakistan, dall'Egitto, dall'Eritrea, dal Mali, dalla Somalia e dall'Afghanistan.
Tra l'anno scolastico 2013/2014 e quello 2015/2016, in regione, ed è questo un altro dato significativo, le iscrizioni di alunni italiani sono diminuite di 20.935 unità, mentre si sono iscritti nei nostri istituti di istruzione primaria e secondaria inferiore, 15 stranieri in più.
Quello che si richiede alla società, è il cuore del messaggio scaturito dall'incontro del Seminario Vescovile promosso dall'Azione Cattolica, è di cambiare il modo di vedere l'altro: non si tratta di qualcuno da allontanare, ma è fonte di ricchezza culturale.
Sabato scorso se ne è parlato in un incontro presso il Seminario Vescovile di Molfetta, promosso dall'Azione Cattolica diocesana. Erano presenti Graziano Salvemini, Ottavio Balducci, Assessore alle Politiche Sociali di Molfetta, la prof.ssa Gabriella Falcicchio, referente del movimento "Non violenza", la presidentessa dell'Azione Cattolica diocesana, Nunzia Di Terlizzi, e i referenti degli SPRAR di Molfetta e Giovinazzo, Onofrio Depalma, Damiano Maggio e Monica Dal Maso.
Questi ultimi hanno illustrato le attività svolte con gli stranieri, tra cui si ricordano l'acquisizione del certificato HCCP e la partecipazione a corsi con tutor per apprendere la lingua italiana. I relatori hanno anche sollevato, in particolare, la questione relativa alla scarsità degli alloggi per gli stranieri, i quali sistematicamente vengono respinti dai proprietari di immobili solo perché rappresentano il «diverso da me».
L'evento è servito a spiegare la funzione dello SPRAR ed a fornire numeri. Il progetto è costituito dalla rete di Enti locali che realizzano interventi mirati all'accoglienza integrata, facendo leva sulle risorse disponibili sul territorio. Questi progetti scavalcano il limite delle sole distribuzioni di vitto e alloggio, comprendendo anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di un reale inserimento socio - economico nel tessuto italiano.
Gli SPRAR, centri di seconda accoglienza dopo gli hotspot, che invece risultano essere centri di prima accoglienza, in Italia sono aumentati.
Solo in Puglia, al 31 dicembre 2016, vi erano 127.985 stranieri, tra coloro i quali erano regolarmente registrati per l'ingresso. Le strutture di accoglienza in Italia sono complessivamente 1.917 della quali 123 sono presenti sul territorio regionale.
In termini assoluti prevale la provincia di Bari con 41.941 residenti stranieri, che provengono in prevalenza dal Marocco, dalla Romania (Stato comunitario), dall'Albania, e dalla Cina. Importante è anche il numero di donne georgiane che in Puglia rappresentano il 24,9% delle presenze.
Altri numeri sono stati forniti per i minori non italiani: sono presenti sul territorio regionale in tutto 23.708 bambini, mentre i nuovi nati sono 1.567, in leggero aumento nel corso degli anni. I minori stranieri non accompagnati che sono stati accolti in Puglia provengono invece dal Pakistan, dall'Egitto, dall'Eritrea, dal Mali, dalla Somalia e dall'Afghanistan.
Tra l'anno scolastico 2013/2014 e quello 2015/2016, in regione, ed è questo un altro dato significativo, le iscrizioni di alunni italiani sono diminuite di 20.935 unità, mentre si sono iscritti nei nostri istituti di istruzione primaria e secondaria inferiore, 15 stranieri in più.
Quello che si richiede alla società, è il cuore del messaggio scaturito dall'incontro del Seminario Vescovile promosso dall'Azione Cattolica, è di cambiare il modo di vedere l'altro: non si tratta di qualcuno da allontanare, ma è fonte di ricchezza culturale.