I Carabinieri della Compagnia di Molfetta
I Carabinieri della Compagnia di Molfetta
Cronaca

Smantellato il market della droga: esiliati in sette

Il gruppo aveva la propria base logistica nella Villa Comunale. I pusher immortalati da una telecamera

Il supermercato della droga era nella Villa Comunale di Giovinazzo, una zona da anni al centro di polemiche e di lamentele da parte dei residenti. Nascosto fra gli alberi e i cespugli, nei pressi dei bagni pubblici. I pusher, invece, (sette, tutti del posto e di età compresa fra i 19 e i 44 anni, nda) per l'accusa spacciavano stupefacenti (hashish e marijuana) a giovani, giovanissimi e ad abituali assuntori di mezza età.

Una lunga e complessa attività info-investigativa sullo spaccio al minuto di sostanze stupefacenti fatta di pazienza, fiuto, controlli, perquisizioni continue e accertamenti tecnici. I Carabinieri della locale Stazione, guidati dal maresciallo aiutante Dino Amato, coadiuvati da personale della Compagnia di Molfetta, hanno violato il tempio giovinazzese della droga.

Le indagini sono partite nel mese di marzo scorso: gli investigatori hanno installato una telecamera di videosorveglianza nascosta nelle immediate vicinanze dei servizi igienici pubblici utilizzati come base, ripreso oltre 60 cessioni di stupefacenti (avvenute, a volte, anche sotto gli occhi di minorenni), sequestrato 20 grammi di hashish e identificato 6 acquirenti (cinque italiani, tra cui una minorenne, ed un albanese, residenti a Giovinazzo e Bitonto), segnalati alla competente Prefettura del capoluogo. Ma il giro, secondo l'accusa, era molto più vasto: l'ipotesi, infatti, è che il supermercato della droga ne servisse molti di più.

Per un lungo periodo (le indagini sono durate tre mesi, da marzo a giugno di quest'anno, nda), riscontro dopo riscontro, sequestro dopo sequestro di sostanze stupefacenti, i militari hanno cercato di intaccare il supermarket all'aperto che ogni giorno accoglieva clienti provenienti non solo da Giovinazzo, ma anche da Bitonto, Molfetta e Terlizzi. Giovedì 29 ottobre (ma la notizia è stata diffusa solo stamane) i Carabinieri della Compagnia di Molfetta, diretti dal capitano Vito Ingrosso, hanno inferto il colpo di grazia al traffico illecito.

Sette i destinatari di altrettante ordinanze applicative della misura cautelare del divieto di dimora e di accesso nel territorio di Giovinazzo (l'esilio) emesse dal giudice per le indagini preliminari Alessandra Susca su richiesta della Procura della Repubblica di Bari: si tratta di tre 19enni, un 27enne, un 28enne, un 33enne ed un 44enne, ufficialmente disoccupati e già noti alle forze dell'ordine, «tutti di giovane età e sostanzialmente incensurati, - si legge nel dispositivo - con l'unica eccezione del 27enne, già condannato nel 2010 per una rapina commessa nel 2008».

Numerose e approfondite le perquisizioni che hanno interessato l'area verde intitolata a Giuseppe Palombella, considerata dagli investigatori terra franca per lo spaccio. I primi controlli, come già scritto, erano partiti mesi fa, ma già nel 2014 c'erano stati i primi servizi di osservazione, controllo e pedinamento di soggetti tossicodipendenti da parte dei Carabinieri della Stazione di Giovinazzo, culminati con l'identificazione delle persone immortalate dalla telecamera nascosta degli investigatori, con le sommarie informazioni rese dagli acquirenti e con le perquisizioni, il 15 giugno scorso, nelle abitazioni dei sette indagati.

I risultati non sono mancati: i militari, col supporto dei colleghi della Compagnia di Molfetta e di alcune unità cinofile del Nucleo Carabinieri di Modugno, hanno sequestrato complessivamente 10 grammi di hashish in frammenti, un bilancino digitale di precisione, dei veri e propri libri mastri dello spaccio sui quali erano annotati nominativi ed importi di denaro e la cospicua somma di 3.155 euro in contanti, suddivisi in banconote di vario taglio.

Da allora si erano avuti importanti e sempre maggiori riscontri sull'attività posta in essere nei pressi dei bagni pubblici della Villa Comunale. Tutto questo, però, non era stato sufficiente a stroncare il traffico di droga. Anche perché il sistema adottato dai malviventi era elaborato: i pusher, infatti, raccoglievano gli ordini dei quantitativi da vendere e si allontanavano per poi tornare poco dopo con la merce già pronta. Gli scambi avvenivano in due punti: nei pressi dei bagni pubblici oppure vicino alle panchine della zona.

Alla fine, gli elementi raccolti hanno consentito di ottenere una misura cautelare che, emessa dall'Autorità Giudiziaria, è stata notificata ai sette giovinazzesi: si tratta, nel singolare caso di specie, di un divieto di dimora nel territorio di Giovinazzo, oltre che di accedervi senza l'autorizzazione del giudice.

Secondo il gip Alessandra Susca «sussistono esigenze cautelari concrete e attuali con riferimento al pericolo di reiterazione, desumibile dalla stessa natura della condotta in contestazione, perpetrata per molti mesi senza soluzione di continuità. Inoltre, si desume dalla stesse videoregistrazioni, che documentano i giorni e gli orari in cui gli indagati stazionano nella Villa Comunale per spacciare droga, che essi siano privi di attività lavorativa lecita e che traggano dalla cessione di droga i proventi per il proprio sostentamento; il che rende concreto quanto mai il pericolo di reiterazione. L'attualità delle esigenze è indubbia trattandosi di fatti accertati in tempi recentissimi».

«Quanto alla individuazione della misura proporzionata, - continua il giudice per le indagini preliminari - idonea e adeguata al caso di specie, che implica una valutazione complessiva delle modalità e circostanze del fatto da un lato, e della personalità dei soggetti dall'altro, appare sufficiente a porre un freno all'attività criminosa in corso la misura cautelare del divieto di dimora a Giovinazzo».

«Tale misura - conclude - appare infatti idonea a precludere future occasioni di commettere reati della stessa specie di quelli per cui si procede, eliminando sia il rapporto consolidato con gli acquirenti che, presumibilmente, i contatti con gli ignoti fornitori; la misura appare pertanto idonea a scardinare il complessivo modus operandi delle persone sottoposte alle indagini. Va rilevato, infine, che non risulta che i fatti-reato siano stati compiuti in presenza di una causa di giustificazione o di non punibilità e che non sussiste allo stato una causa di estinzione del reato o di estinzione della pena che si ritiene possa essere irrogata».

I militari dell'Arma, dunque, grazie a un'attività di intelligence sviluppata per mesi, hanno inferto un duro colpo al mercato degli stupefacenti, smantellando il supermercato della droga allestito nella Villa Comunale, per troppo tempo considerata zona franca per lo spaccio di hashish e marijuana.
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