Cronaca
«Siringhe in spiaggia? Fenomeno preoccupante, ma non allarmante»
Parla l'ex ufficiale dell'Arma Antonio Galizia. Intanto ieri ennesimo rinvenimento alla Cappella
Giovinazzo - mercoledì 8 luglio 2015
15.45
A piedi nudi lungo la riviera? Meglio di no, a Giovinazzo: tra scogli e ciottoli è facile imbattersi in pericolosi aghi infetti. Da Ponente a Levante, è scattato l'allarme siringhe, quelle abbandonate dai tossici del luogo.
L'ultima è stata rinvenuta ieri in località Cappella, fotografata e postata su Facebook, nella comunità denominata "Giovinazzo Pensa", un contenitore di idee da cui nascono personali riflessioni su tematiche riguardanti la città. «Vergogna - si legge sul popolare social network - è l'unico termine che continua a venire in mente, quando in spiaggia tra i sassolini che piacciono tanto ai nostri bimbi, troviamo casualmente una siringa usata (insieme a tanta altra spazzatura). Se non è possibile far breccia nelle coscienze degli individui che compiono questi gesti di grande egoismo e scelleratezza, si può sapere a chi dobbiamo appellarci per garantire un minimo di pulizia su queste spiagge?».
Il fenomeno, infatti, ha assunto contorni preoccupanti, perchè in questi mesi estivi bambini e ragazzi trascorrono intere giornate in riva al mare. E il pericolo è proprio quello di pungersi inavvertitamente con aghi sporchi di sangue infetto. Già segnalato più volte dal Servizio Tossicodipendenze dell'Azienda Sanitaria Locale di Bari, quello dell'eroina, è uno dei più preoccupanti fenomeni che riguardano Giovinazzo.
«Sì, ma il suo uso è in forte calo - rassicura Antonio Galizia, per vent'anni al comando della locale Stazione dei Carabinieri -. Le droghe più in uso sono la cocaina, la marijuana, l'hashish e quelle sintetiche in pillole. Naturalmente l'eroina, anche se di minore consumo, continua a reggere sul mercato degli stupefacenti. Probabilmente, ma è solo una mia teoria - continua Galizia - in quest'ultimo periodo sarà tornato in libertà qualche tossicodipendente che faceva uso di eroina e che adesso ha ripreso tranquillamente a consumarla».
L'uso di questa sostanza, soppiantata durante gli anni '90 da altri tipi di stupefacenti, sembrava relegato agli ultimi e pochi accaniti. Ma forse non è così. Non è possibile decretare se le siringhe ritrovate lungo la costa (ma la loro presenza è stata segnalata anche nella centralissima Villa Comunale) facciano riferimento a assidui consumatori o a nuovi seguaci: fatto sta che da parte dei bagnanti giovinazzesi crescono le apprensioni.
«Il fenomeno, anche se ancora presente, - racconta Galizia - non è devastante come gli anni '80, '90 e 2000. Il periodo più critico è stato tra il '90 e il 2000. In quegli anni le siringhe venivano vendute in quantità e rinvenute in diverse zone di Giovinazzo mettendo seriamente a rischio l'intera città. È vero siamo di fronte ad un fenomeno preoccupante, ma non allarmante. Bisognerebbe individuare chi è stato scarcerato da poco, invitarlo a non abbandonare le siringhe, imporre severe sanzioni per gettito di oggetti pericolosi e, se colto sul fatto, denunciarlo in stato di libertà per inquinamento ambientale».
«Chiunque potrebbe segnalare alle Autorità competenti eventuali responsabili. Con la salute pubblica - termina Galizia - non possiamo girare la testa dall'altra parte».
L'ultima è stata rinvenuta ieri in località Cappella, fotografata e postata su Facebook, nella comunità denominata "Giovinazzo Pensa", un contenitore di idee da cui nascono personali riflessioni su tematiche riguardanti la città. «Vergogna - si legge sul popolare social network - è l'unico termine che continua a venire in mente, quando in spiaggia tra i sassolini che piacciono tanto ai nostri bimbi, troviamo casualmente una siringa usata (insieme a tanta altra spazzatura). Se non è possibile far breccia nelle coscienze degli individui che compiono questi gesti di grande egoismo e scelleratezza, si può sapere a chi dobbiamo appellarci per garantire un minimo di pulizia su queste spiagge?».
Il fenomeno, infatti, ha assunto contorni preoccupanti, perchè in questi mesi estivi bambini e ragazzi trascorrono intere giornate in riva al mare. E il pericolo è proprio quello di pungersi inavvertitamente con aghi sporchi di sangue infetto. Già segnalato più volte dal Servizio Tossicodipendenze dell'Azienda Sanitaria Locale di Bari, quello dell'eroina, è uno dei più preoccupanti fenomeni che riguardano Giovinazzo.
«Sì, ma il suo uso è in forte calo - rassicura Antonio Galizia, per vent'anni al comando della locale Stazione dei Carabinieri -. Le droghe più in uso sono la cocaina, la marijuana, l'hashish e quelle sintetiche in pillole. Naturalmente l'eroina, anche se di minore consumo, continua a reggere sul mercato degli stupefacenti. Probabilmente, ma è solo una mia teoria - continua Galizia - in quest'ultimo periodo sarà tornato in libertà qualche tossicodipendente che faceva uso di eroina e che adesso ha ripreso tranquillamente a consumarla».
L'uso di questa sostanza, soppiantata durante gli anni '90 da altri tipi di stupefacenti, sembrava relegato agli ultimi e pochi accaniti. Ma forse non è così. Non è possibile decretare se le siringhe ritrovate lungo la costa (ma la loro presenza è stata segnalata anche nella centralissima Villa Comunale) facciano riferimento a assidui consumatori o a nuovi seguaci: fatto sta che da parte dei bagnanti giovinazzesi crescono le apprensioni.
«Il fenomeno, anche se ancora presente, - racconta Galizia - non è devastante come gli anni '80, '90 e 2000. Il periodo più critico è stato tra il '90 e il 2000. In quegli anni le siringhe venivano vendute in quantità e rinvenute in diverse zone di Giovinazzo mettendo seriamente a rischio l'intera città. È vero siamo di fronte ad un fenomeno preoccupante, ma non allarmante. Bisognerebbe individuare chi è stato scarcerato da poco, invitarlo a non abbandonare le siringhe, imporre severe sanzioni per gettito di oggetti pericolosi e, se colto sul fatto, denunciarlo in stato di libertà per inquinamento ambientale».
«Chiunque potrebbe segnalare alle Autorità competenti eventuali responsabili. Con la salute pubblica - termina Galizia - non possiamo girare la testa dall'altra parte».