Franco Martini e Mauro Stallone sul palco. <span>Foto Gabriella Serrone</span>
Franco Martini e Mauro Stallone sul palco. Foto Gabriella Serrone
Eventi e cultura

Silenzio, parla Dante!

Franco Martini delizia il pubblico leggendo l’“Inferno” nel gran finale di “Giovinazzo Teatro”

Silenzio e grande attenzione. Non si poteva chiedere di più, ieri sera, nell'ultimo appuntamento di "Giovinazzo Teatro", la rassegna organizzata dal Gruppo Teatro "Moduloesse" con l'imprescindibile collaborazione del Comitato Regionale della "Federazione Italiana Teatro Amatori" (F.I.T.A.) e dell'associazione "Ascenaperta". Protagonista è stato Dante Alighieri, con la bellezza atemporale della lingua sfoggiata nell'"Inferno" della sua "Divina Commedia".

E come Virgilio con Dante, Franco Martini ha accompagnato i presenti in un emozionante viaggio letterario, da un punto all'altro delle cupe cavità infernali, rievocando, attraverso una lettura accurata e rispettosa dei versi, gli incontri più significativi tra il Poeta e uomini rei di aver preferito il cuore alla ragione.

Dieci i canti da cui sono stati estrapolati i versi letti: dall'ormai proverbiale "Nel mezzo del cammin di nostra vita…" del Canto I, frase ripetuta più volte con tono crescente, quasi fosse un'allusione metateatrale, al momento in cui ogni attore si cimenta con il testo da memorizzare, dall'incontro con Caronte del Canto III, passando per il V con la toccante storia di Paolo e Francesca e per il XXVI, in cui Ulisse svela quel suo infinito anelito di conoscenza, la descrizione del male assoluto rappresentato da Lucifero nel Canto XXXIV, o ancora i canti con al centro la vicenda tragica del Conte Ugolino ed i suoi figli, fino ad arrivare all'Uscita dall'Inferno e a quel momento commovente in cui i due poeti riescono «a riveder le stelle». Lo smarrimento, la dannazione, la passione politica, la pietà, l'orrore, la speranza; sentimenti vissuti tutti d'un fiato in questa "passeggiata" e scanditi nel loro ritmo crescente dalle melodie "infernali" della chitarra elettrica di Mauro Stallone.

Martini, regista oltre che voce narrante dello spettacolo, ha privilegiato la lettura a qualsiasi forma di trasposizione del testo dantesco, che, come ha spiegato lui stesso «avrebbe sacrificato la parte narrativa e metanarrativa, quest'ultima essenziale nello stile di Dante». Una lettura di spessore la sua, perché impreziosita da quell'approccio «da uomo di teatro, a cui interessa trovare il modo di comunicare la densità della parola, arrivando al cuore dello spettatore».

"Giovinazzo Teatro" fa ancora una volta centro e pone la parola fine alla sua sedicesima edizione con uno spettacolo diverso, di grandissima intensità poetica e comunicativa, a conclusione della carrellata di valide pièce a cui si è assistito nel corso della rassegna. Ed era avvenuto anche lo scorso anno con il concerto del cantautore ligure, Davide Geddo, che segnava già la tendenza audace degli organizzatori a voler sottoporre stimoli sempre nuovi ai propri spettatori.

Un'audacia che è stata ampiamente premiata, visti i consensi sempre più evidenti raccolti e che quest'anno sono stati senza precedenti. Lo ha ammesso dal palco Franco Martini, affermando che «Quest'anno c'è stato qualcosa in più rispetto alle scorse edizioni: siamo riusciti ad allargare ulteriormente la composizione del pubblico, rispettando quella concezione originaria nata in Grecia, secondo cui il teatro è per tutti».

Gioia e soddisfazione anche nelle parole di Anna Maria Carella, Presidentessa del Comitato Regionale F.I.T.A. Puglia e vulcanica organizzatrice della rassegna: «La sedicesima edizione si chiude stasera, ma non ci fermiamo. Da domani si riparte con la selezione di quegli spettacoli che andranno a comporre il programma della prossima. «Mi auguro - ha poi concluso - che riusciremo a portare su questo palco molte più compagnie provenienti da altre regioni, per rinnovarci sempre e far crescere "Giovinazzo Teatro" in modo esponenziale».

La strada è segnata e l'entusiasmo non manca per garantire ancora grandi successi a questa splendida kermesse, diventata a giusto titolo un orgoglio tutto giovinazzese.
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