Cronaca
Sentenza Meredith, ecco le motivazioni
Depositata la decisione di assoluzione per Sollecito e Knox
Giovinazzo - lunedì 7 settembre 2015
15.29
Manca un insieme probatorio contrassegnato «da evidenza oltre il ragionevole dubbio».
Questa una della parti fondamentali della sentenza di assoluzione depositata dalla Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione, nel processo a carico di Amanda Knox e del giovinazzese Raffaele Sollecito.
I due ex fidanzati erano stati assolti con una decisione che aveva ribaltato il secondo giudizio in appello. Nelle motivazioni dei giudici, si sottolinea come l'intero procedimento abbia avuto «un iter obiettivamente ondivago, le cui oscillazioni sono, però, la risultante anche di clamorose defaillance o "amnesie" investigative e di colpevoli omissioni di attività di indagine».
Un dato, questo, che non poteva essere trascurato dalla Corte, che ha quindi escluso «la loro partecipazione materiale all'omicidio, pur nell'ipotesi della loro presenza nella casa di via della Pergola». La Cassazione ha inoltre evidenziato, come nella casa perugina e nella stanza della vittima non vi fossero «tracce biologiche a loro riferibili». E fa di più, scrivendo nero su bianco come vi fosse una «assoluta mancanza» di esse.
I supremi giudici hanno rilevato anche che sul luogo del delitto e sul corpo di Meredith sono «invece state rinvenute numerose tracce riferibili al Guede», il giovane ivoriano condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione per omicidio in concorso, con il rito abbreviato. Per quanto riguarda il gancetto del reggiseno della vittima, i supremi giudici hanno rilevato che la «sola traccia biologica» rinvenuta su tale gancetto non offre «certezza alcuna» in ordine alla sua «riferibilità» a Raffaele Sollecito «giacché quella traccia - sottolinea la Cassazione - è insuscettibile di seconda amplificazione, stante la sua esiguità, di talché si tratta di elemento privo di valore indiziario».
Ad avviso della Suprema Corte, se non ci fossero state tali defaillance investigative, e se le indagini non avessero risentito di tali «colpevoli omissioni», si sarebbe «con ogni probabilità, consentito, sin da subito, di delineare un quadro, se non di certezza, quanto meno di tranquillante affidabilità, nella prospettiva vuoi della colpevolezza vuoi dell'estraneità» di Knox e Sollecito rispetto all'accusa di avere ucciso la studentessa inglese Meredith Kercher a Perugia il 1 novembre 2007.
La Corte di Cassazione ha così smontato un quadro probatorio apparso a molti labile. Raffaele Sollecito ed Amanda Knox sono tornati alla loro vita, mentre per il delitto del 2007, resta in carcere solo l'ivoriano Rudy Guede che, con rito abbreviato, era stato condannato a 16 anni in via definitiva.
Questa una della parti fondamentali della sentenza di assoluzione depositata dalla Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione, nel processo a carico di Amanda Knox e del giovinazzese Raffaele Sollecito.
I due ex fidanzati erano stati assolti con una decisione che aveva ribaltato il secondo giudizio in appello. Nelle motivazioni dei giudici, si sottolinea come l'intero procedimento abbia avuto «un iter obiettivamente ondivago, le cui oscillazioni sono, però, la risultante anche di clamorose defaillance o "amnesie" investigative e di colpevoli omissioni di attività di indagine».
Un dato, questo, che non poteva essere trascurato dalla Corte, che ha quindi escluso «la loro partecipazione materiale all'omicidio, pur nell'ipotesi della loro presenza nella casa di via della Pergola». La Cassazione ha inoltre evidenziato, come nella casa perugina e nella stanza della vittima non vi fossero «tracce biologiche a loro riferibili». E fa di più, scrivendo nero su bianco come vi fosse una «assoluta mancanza» di esse.
I supremi giudici hanno rilevato anche che sul luogo del delitto e sul corpo di Meredith sono «invece state rinvenute numerose tracce riferibili al Guede», il giovane ivoriano condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione per omicidio in concorso, con il rito abbreviato. Per quanto riguarda il gancetto del reggiseno della vittima, i supremi giudici hanno rilevato che la «sola traccia biologica» rinvenuta su tale gancetto non offre «certezza alcuna» in ordine alla sua «riferibilità» a Raffaele Sollecito «giacché quella traccia - sottolinea la Cassazione - è insuscettibile di seconda amplificazione, stante la sua esiguità, di talché si tratta di elemento privo di valore indiziario».
Ad avviso della Suprema Corte, se non ci fossero state tali defaillance investigative, e se le indagini non avessero risentito di tali «colpevoli omissioni», si sarebbe «con ogni probabilità, consentito, sin da subito, di delineare un quadro, se non di certezza, quanto meno di tranquillante affidabilità, nella prospettiva vuoi della colpevolezza vuoi dell'estraneità» di Knox e Sollecito rispetto all'accusa di avere ucciso la studentessa inglese Meredith Kercher a Perugia il 1 novembre 2007.
La Corte di Cassazione ha così smontato un quadro probatorio apparso a molti labile. Raffaele Sollecito ed Amanda Knox sono tornati alla loro vita, mentre per il delitto del 2007, resta in carcere solo l'ivoriano Rudy Guede che, con rito abbreviato, era stato condannato a 16 anni in via definitiva.