Cronaca
Scacco ai Di Cosola. Le mani del clan anche su Giovinazzo
Operazione all'alba: preso il 33enne Luigi Guglielmi. Gli inquirenti: «Controllore assoluto della città»
Giovinazzo - giovedì 31 dicembre 2015
11.47
C'è anche un bazooka, trovato - nell'ottobre scorso - nascosto in campagna sottoterra, nella disponibilità di un gruppo di presunti affiliati al clan di stampo mafioso Di Cosola nei cui confronti i Carabinieri hanno eseguito dalle prime luci dell'alba un provvedimento di custodia cautelare emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari.
Quattro gli arresti eseguiti dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Bari, su provvedimento del giudice per le indagini preliminari e richiesta della Procura Antimafia di Bari, dopo le rivelazioni del capoclan Di Cosola e di altri pentiti del clan che nel frattempo si sono aggiunti dopo l'operazione "Pilastro" che nella primavera scorsa decapitò il clan Di Cosola con 64 arresti.
Sono Luigi Guglielmi, 33enne pluripregiudicato di Bari, affiliato al clan Mercante, accusato di gestire le attività illecite contro il patrimonio su Bari, Bitritto e Giovinazzo, principalmente estorsioni e traffico di stupefacenti, Giovanni Martinelli, 48enne pluripregiudicato di Bari, già affiliato al clan Di Cosola, già condannato per associazione mafiosa, referente del traffico di stupefacenti nella zona di Bari, Ceglie e Bitritto, Carlo Giurano, 31enne pluripregiudicato di Grumo Appula, affiliato a Luigi Guglielmi, Alfredo Sibilla, 29enne pluripregiudicato di Bari, affiliato al clan Di Cosola, e specializzato nella gestione delle estorsioni, delle rapine, oltreché più volte arrestato per detenzione di armi.
Proprio Luigi Guglielmi, secondo gli investigatori, è ritenuto «tra i massimi referenti del clan Di Cosola, munito della più elevata carica mafiosa, derivante dalla pluriennale militanza nel clan». Inoltre, sempre secondo gli inquirenti, «dispone anche di affiliati ed è l'interlocutore necessario per le attività illecite e per i traffici illeciti del clan con particolare riferimento alle estorsioni, alla detenzione delle armi da guerra e comuni da sparo ed al traffico di sostanze stupefacenti».
Infine, hanno spiegato i Carabinieri del Comando Provinciale di Bari, nel corso di una conferenza stampa svoltasi questa mattina ed alla quale ha partecipato anche il comandante Vincenzo Molinese, «proprio Luigi Guglielmi era il controllore assoluto anche nei comuni di Bitritto e Giovinazzo». Al clan si potevano affiliare anche ragazzini minorenni che dovevano sottoporsi a particolari prove. Tra le singolarità del metodo di affiliazione al clan la presenza appunto dei cosiddetti «promessi». Una specie di stagisti ai quali i clan assegna compiti criminali da portare a termine per guadagnarsi l'affiliazione.
Quella odierna è la conclusione di indagini, durate mesi, nel corso delle quali sono state verificate circostanze riferite da collaboratori di giustizia a seguito anche di un'altra operazione dei Carabinieri, chiamata "Pilastro", che permise l'arresto nell'aprile scorso di 64 presunti affiliati. Le indagini hanno consentito di recuperare numerose armi, anche da guerra e persino il bazooka (recuperato nelle campagne lo scorso 23 ottobre), tutto materiale a disposizione degli arrestati.
L'operazione "Pilastro", che durante la primavera scorsa aveva di fatto quasi annientato il clan Di Cosola, ha creato le indispensabili premesse perché il boss dei boss, Antonio, decidesse di collaborare. Di qui altri pentimenti eccellenti a catena che hanno, nell'insieme, delineato un quadro dettagliato che è stato puntigliosamente riscontrato dalle indagini dei Carabinieri relativamente agli elementi più pericolosi rimasti in libertà, in contrapposizione agli storici nemici, gli Strisciuglio.
La Direzione Distrettuale Antimafia ha così deciso di intervenire per frenare il ritorno in auge dei Di Cosola, disinnescando la violentissima lotta sorta al suo interno, per acquisirne la leadership ed il controllo criminale delle aree d'influenza in Bari e provincia. In particolare, è stata documentata l'accesa contrapposizione scoppiata tra le varie articolazioni interne ai gruppi criminali.
Lo scontro era già sfociato, nel decorso mese di novembre, in due gambizzazioni e la faida minacciava di diventare ancora più cruenta. Per questo i militari hanno accelerato il blitz contro la nuova cupola e non a caso hanno denominato l'operazione "Attila" perché i due aspiranti capi con i coro accoliti era particolarmente spietati e spregiudicati nella battaglia per il potere assoluto.
Quattro gli arresti eseguiti dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Bari, su provvedimento del giudice per le indagini preliminari e richiesta della Procura Antimafia di Bari, dopo le rivelazioni del capoclan Di Cosola e di altri pentiti del clan che nel frattempo si sono aggiunti dopo l'operazione "Pilastro" che nella primavera scorsa decapitò il clan Di Cosola con 64 arresti.
Sono Luigi Guglielmi, 33enne pluripregiudicato di Bari, affiliato al clan Mercante, accusato di gestire le attività illecite contro il patrimonio su Bari, Bitritto e Giovinazzo, principalmente estorsioni e traffico di stupefacenti, Giovanni Martinelli, 48enne pluripregiudicato di Bari, già affiliato al clan Di Cosola, già condannato per associazione mafiosa, referente del traffico di stupefacenti nella zona di Bari, Ceglie e Bitritto, Carlo Giurano, 31enne pluripregiudicato di Grumo Appula, affiliato a Luigi Guglielmi, Alfredo Sibilla, 29enne pluripregiudicato di Bari, affiliato al clan Di Cosola, e specializzato nella gestione delle estorsioni, delle rapine, oltreché più volte arrestato per detenzione di armi.
Proprio Luigi Guglielmi, secondo gli investigatori, è ritenuto «tra i massimi referenti del clan Di Cosola, munito della più elevata carica mafiosa, derivante dalla pluriennale militanza nel clan». Inoltre, sempre secondo gli inquirenti, «dispone anche di affiliati ed è l'interlocutore necessario per le attività illecite e per i traffici illeciti del clan con particolare riferimento alle estorsioni, alla detenzione delle armi da guerra e comuni da sparo ed al traffico di sostanze stupefacenti».
Infine, hanno spiegato i Carabinieri del Comando Provinciale di Bari, nel corso di una conferenza stampa svoltasi questa mattina ed alla quale ha partecipato anche il comandante Vincenzo Molinese, «proprio Luigi Guglielmi era il controllore assoluto anche nei comuni di Bitritto e Giovinazzo». Al clan si potevano affiliare anche ragazzini minorenni che dovevano sottoporsi a particolari prove. Tra le singolarità del metodo di affiliazione al clan la presenza appunto dei cosiddetti «promessi». Una specie di stagisti ai quali i clan assegna compiti criminali da portare a termine per guadagnarsi l'affiliazione.
Quella odierna è la conclusione di indagini, durate mesi, nel corso delle quali sono state verificate circostanze riferite da collaboratori di giustizia a seguito anche di un'altra operazione dei Carabinieri, chiamata "Pilastro", che permise l'arresto nell'aprile scorso di 64 presunti affiliati. Le indagini hanno consentito di recuperare numerose armi, anche da guerra e persino il bazooka (recuperato nelle campagne lo scorso 23 ottobre), tutto materiale a disposizione degli arrestati.
L'operazione "Pilastro", che durante la primavera scorsa aveva di fatto quasi annientato il clan Di Cosola, ha creato le indispensabili premesse perché il boss dei boss, Antonio, decidesse di collaborare. Di qui altri pentimenti eccellenti a catena che hanno, nell'insieme, delineato un quadro dettagliato che è stato puntigliosamente riscontrato dalle indagini dei Carabinieri relativamente agli elementi più pericolosi rimasti in libertà, in contrapposizione agli storici nemici, gli Strisciuglio.
La Direzione Distrettuale Antimafia ha così deciso di intervenire per frenare il ritorno in auge dei Di Cosola, disinnescando la violentissima lotta sorta al suo interno, per acquisirne la leadership ed il controllo criminale delle aree d'influenza in Bari e provincia. In particolare, è stata documentata l'accesa contrapposizione scoppiata tra le varie articolazioni interne ai gruppi criminali.
Lo scontro era già sfociato, nel decorso mese di novembre, in due gambizzazioni e la faida minacciava di diventare ancora più cruenta. Per questo i militari hanno accelerato il blitz contro la nuova cupola e non a caso hanno denominato l'operazione "Attila" perché i due aspiranti capi con i coro accoliti era particolarmente spietati e spregiudicati nella battaglia per il potere assoluto.