Benedizione degli animali. <span>Foto Marzia Morva</span>
Benedizione degli animali. Foto Marzia Morva
Religioni

Sant'Antonio Abate, il 17 gennaio a Giovinazzo la benedizione degli animali

Le cerimonia davanti alla chiesa di Costantinopoli dopo la messa in Concattedrale

La città di Giovinazzo si sta preparando a festeggiare, nel rispetto dell'antica tradizione, Sant'Antonio Abate che ricorre, da calendario liturgico, il 17 gennaio.

Attorno alla figura del Santo si muove una tradizionale festa popolare in cui il fuoco, il falò è l'elemento principale perché l'abate Antonio è il protettore del fuoco e la giornata di festeggiamenti si terrà domenica 21 gennaio. Accanto alla festa dei falò, accesi in onore di Sant'Antonio Abate, si deve innanzitutto considerare la festività liturgica che la chiesa cattolica festeggerà il 17 gennaio, ricorrenza, questa, molto sentita dalla comunità cittadina.

Il programma
Il programma previsto è stato diffuso da Carmine Palermo, priore della Confraternita S. Maria dí Costantinopoli e dall'Assistente Ecclesiastico Padre Pasquale Rago. Poiché nell'antica chiesa di Santa Maria di Costantinopoli si stanno svolgendo lavori di messa in sicurezza e ristrutturazione, la cerimonia liturgica si terrà nella Concattedrale di Santa Maria Assunta.
Il 17 gennaio, alle ore 18.30, sarà celebrata la messa animata dalla Confraternita S. Maria di Costantinopoli. Dopo la celebrazione si terrà una processione che percorrerà via Cattedrale per giungere in piazza Costantinopoli dove, dinanzi all'omonima chiesa, si svolgerà uno dei momenti legati al culto e alla festa liturgica cioè la benedizione degli animali perché il santo è protettore degli animali. Sia la messa sia la benedizione saranno celebrate da Padre Pasquale Rago, padre spirituale della confraternita.

La storia di Sant'Antonio Abate
Quanto all'agiografia sul santo egiziano, si racconta che Sant'Antonio Abate nacque circa il 251 d.c. e morì il 17 gennaio del 356 d.c. all'età di 105 anni. Il santo si salvò miracolosamente dall'incendio della sua capanna e dai suoi seguaci fu considerato "il protettore del fuoco", guaritore di peste, varici, e in particolare dell'herpes zoster detto anche "fuoco di Sant'Antonio". Da questo episodio derivò la devozione al santo. Per ciò che concerne il culto del Santo nato in Egitto, bisogna fare un passo indietro e riannodare i fili della storia locale. Dal 1528 al 1657, la chiesa di S. Maria di Costantinopoli era in principio intitolata a San Rocco In Piazza, come documentato in un lavoro di ricerca e studio condotto da Michele Bonserio, già archivista del Comune, cultore di storia locale e curatore dell'archivio diocesano della Cattedrale di Giovinazzo.
In uno stupendo quadro di Saverio De Musso, presente nell'antica chiesetta, sono raffigurati tre Santi: al centro San Donato, con la luna in mano, protettore degli epilettici; Sant'Antonio Abate a sinistra, raffigurato con un maiale e una fiammella, a indicare che si tratta del protettore degli animali e degli ammalati di herpes zoster (il cosiddetto Fuoco di Sant'Antonio); infine San Leonardo, a destra, rappresentato con le catene, perché nell'antichità, accanto alla chiesa c'erano le carceri ducali. Entrando nell'aspetto folkloristico, a partire dal giorno 17 gennaio ha inizio il periodo carnevalesco e a Giovinazzo si recita un antico detto dialettale "Sand'Andune Maschere e sune" (Sant'Antonio maschere e suoni).
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