Religioni
La Polizia Locale di Giovinazzo festeggia San Sebastiano
Celebrazione eucaristica a San Giuseppe
Giovinazzo - giovedì 19 gennaio 2023
15.45
Domani, 20 gennaio, anche il Comune di Giovinazzo festeggerà San Sebastiano, il santo protettore della Polizia Municipale.
La cerimonia religiosa si terrà alle ore 18.30 nella Parrocchia di San Giuseppe, alla presenza del comandante del Corpo di via Cappuccini, Raffaele Campanella, del sindaco, Michele Sollecito, dell'assessore alla Polizia Locale, Alfonso Arbore, e della autorità militari e civili.
UN PO' DI AGIOGRAFIA
San Sebastiano, vissuto tra il 256 ed il gennaio del 288 d.C. , è stato un militare romano, martire per aver sostenuto la fede cristiana ed è venerato come Santo sia dalla Chiesa cattolica, sia dagli ortodossi.
Quando Diocleziano, che aveva in profondo odio i fedeli a Cristo, scoprì che Sebastiano era cristiano, esclamò: "Io ti ho sempre tenuto fra i maggiorenti del mio palazzo e tu hai operato nell'ombra contro di me". Sebastiano fu quindi da lui condannato a morte. Fu legato ad un palo in un sito del colle Palatino, denudato, e trafitto da così tante frecce in ogni parte del corpo da sembrare un istrice. I soldati, al vederlo morente e perforato dai dardi, lo credettero morto e lo abbandonarono sul luogo affinché le sue carni cibassero le bestie selvatiche; ma non lo era, e santa Irene di Roma, che andò a recuperarne il corpo per dargli sepoltura, si accorse che il soldato era ancora vivo, per cui lo trasportò nella sua dimora sul Palatino e prese a curarlo dalle molte ferite con pia dedizione. Sebastiano, prodigiosamente sanato, nonostante i suoi amici gli consigliassero di abbandonare la città, decise di proclamare la sua fede al cospetto dell'imperatore che gli aveva inflitto il supplizio. Il santo raggiunse coraggiosamente Diocleziano e il suo associato Massimiano, che presiedevano alle funzioni nel tempio eretto da Eliogabalo, in onore del Sole Invitto, poi dedicato a Ercole, e li rimproverò per le persecuzioni contro i cristiani. Sorpreso alla vista del suo soldato ancora vivo, Diocleziano diede freddamente ordine che Sebastiano fosse flagellato a morte, castigo che fu eseguito nell'ippodromo del Palatino, per poi gettarne il corpo nella Cloaca Maxima. Nella sua corsa verso il Tevere il corpo si impigliò nei pressi della chiesa di San Giorgio al Velabro, dove fu raccolto dalla matrona Lucina che lo trasportò sino alle catacombe sulla via Appia e ivi lo seppellì.
Informazioni e leggende sulla sua vita sono narrate nella Passio Sancti Sebastiani ("Passione di San Sebastiano"), opera a cura di Arnobio il Giovane, monaco del V secolo, e poi nella Legenda Aurea scritta da Jacopo da Varagine.
La cerimonia religiosa si terrà alle ore 18.30 nella Parrocchia di San Giuseppe, alla presenza del comandante del Corpo di via Cappuccini, Raffaele Campanella, del sindaco, Michele Sollecito, dell'assessore alla Polizia Locale, Alfonso Arbore, e della autorità militari e civili.
UN PO' DI AGIOGRAFIA
San Sebastiano, vissuto tra il 256 ed il gennaio del 288 d.C. , è stato un militare romano, martire per aver sostenuto la fede cristiana ed è venerato come Santo sia dalla Chiesa cattolica, sia dagli ortodossi.
Quando Diocleziano, che aveva in profondo odio i fedeli a Cristo, scoprì che Sebastiano era cristiano, esclamò: "Io ti ho sempre tenuto fra i maggiorenti del mio palazzo e tu hai operato nell'ombra contro di me". Sebastiano fu quindi da lui condannato a morte. Fu legato ad un palo in un sito del colle Palatino, denudato, e trafitto da così tante frecce in ogni parte del corpo da sembrare un istrice. I soldati, al vederlo morente e perforato dai dardi, lo credettero morto e lo abbandonarono sul luogo affinché le sue carni cibassero le bestie selvatiche; ma non lo era, e santa Irene di Roma, che andò a recuperarne il corpo per dargli sepoltura, si accorse che il soldato era ancora vivo, per cui lo trasportò nella sua dimora sul Palatino e prese a curarlo dalle molte ferite con pia dedizione. Sebastiano, prodigiosamente sanato, nonostante i suoi amici gli consigliassero di abbandonare la città, decise di proclamare la sua fede al cospetto dell'imperatore che gli aveva inflitto il supplizio. Il santo raggiunse coraggiosamente Diocleziano e il suo associato Massimiano, che presiedevano alle funzioni nel tempio eretto da Eliogabalo, in onore del Sole Invitto, poi dedicato a Ercole, e li rimproverò per le persecuzioni contro i cristiani. Sorpreso alla vista del suo soldato ancora vivo, Diocleziano diede freddamente ordine che Sebastiano fosse flagellato a morte, castigo che fu eseguito nell'ippodromo del Palatino, per poi gettarne il corpo nella Cloaca Maxima. Nella sua corsa verso il Tevere il corpo si impigliò nei pressi della chiesa di San Giorgio al Velabro, dove fu raccolto dalla matrona Lucina che lo trasportò sino alle catacombe sulla via Appia e ivi lo seppellì.
Informazioni e leggende sulla sua vita sono narrate nella Passio Sancti Sebastiani ("Passione di San Sebastiano"), opera a cura di Arnobio il Giovane, monaco del V secolo, e poi nella Legenda Aurea scritta da Jacopo da Varagine.