Cronaca
Rifiuti come se piovessero. Lama Castello è una discarica a cielo aperto
L'area è stata rastrellata dalle Guardie Ecozoofile Protezione Ambientale: rinvenuto anche un serbatoio in eternit
Giovinazzo - mercoledì 9 dicembre 2020
Non c'è pace per i rifiuti nelle campagne di Giovinazzo. Gli scatti effettuati nella lama Castello, area sottoposta a tutela della biodiversità dal Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, parlano di spazzatura, di pattume, di immondizia, di tutti quei rifiuti che ci sommergono e ci tolgono il fiato, la salute, la bellezza.
Non servono commenti per definire quest'ennesima discarica a cielo aperto che nasce tra inerzia amministrativa e inciviltà. Nell'ambito del piano di controllo del territorio finalizzato a prevenire e a reprimere gli odiosi reati contro l'ambiente, le Guardie Ecozoofile Protezione Ambientale, sotto il coordinamento della Polizia Locale, sono tornate in città. L'ultima segnalazione era del mese di maggio, oltre 6 mesi fa. Da allora nulla è cambiato, i rifiuti non sono affatto diminuiti. Anzi.
Il personale dell'associazione nazionale e comunitaria con sede a Molfetta, coordinato dal presidente Giuseppe Battista, hanno individuato vari accumuli di rifiuti: dagli elettrodomestici agli pneumatici sino ai rifiuti domestici e indifferenziati. In mezzo al pattume, oltre a plastica e vetro, pure un serbatoio in eternit formato da cemento e fibre di amianto irregolarmente smaltito su un terreno agricolo, liberamente accessibili da tutti, con grave pericolo per la salute dei cittadini. E pensare che, dal 2015, 3.628 firmatari appoggiarono la petizione promossa dall'associazione Amici dell'Ambiente, della Flora e della Fauna per la realizzazione di un parco naturalistico urbano con lo scopo di «reintrodurre - era scritto sui volantini distribuiti all'epoca - la flora e la fauna autoctone, ormai scomparse». Dalle sostanze nocive ai colori dei fiori: così si sarebbe potuto fare turismo "slow", una filosofia di viaggio che permette di vedere il lato vero di una destinazione.
La realizzazione di un parco naturalistico, infatti, non solo avrebbe restituito dignità ad un luogo, ma ne avrebbe fatto il fulcro vitale di una vera e propria rinascita. E invece proprio quel luogo, a distanza di un quinquennio, è diventato una discarica abusiva, una vera e propria piaga che ferisce l'ambiente e pesa sulle tasche di tutti i cittadini. «Abbiamo inviato il nostro rapporto alle Autorità competenti - dice Battista -. L'obiettivo è che si riesca a risalire al responsabile del degrado».
Intanto quello che si chiede sono decoro e videosorveglianza. Foto, quelle inserite all'interno della nostra gallery fotografica, che colpiscono come un pugno allo stomaco, perché sono la testimonianza di un'inciviltà che, anche con l'uso di "armi" tecnologiche come le foto-trappole o il drone, appare dura da contrastare.
Non servono commenti per definire quest'ennesima discarica a cielo aperto che nasce tra inerzia amministrativa e inciviltà. Nell'ambito del piano di controllo del territorio finalizzato a prevenire e a reprimere gli odiosi reati contro l'ambiente, le Guardie Ecozoofile Protezione Ambientale, sotto il coordinamento della Polizia Locale, sono tornate in città. L'ultima segnalazione era del mese di maggio, oltre 6 mesi fa. Da allora nulla è cambiato, i rifiuti non sono affatto diminuiti. Anzi.
Il personale dell'associazione nazionale e comunitaria con sede a Molfetta, coordinato dal presidente Giuseppe Battista, hanno individuato vari accumuli di rifiuti: dagli elettrodomestici agli pneumatici sino ai rifiuti domestici e indifferenziati. In mezzo al pattume, oltre a plastica e vetro, pure un serbatoio in eternit formato da cemento e fibre di amianto irregolarmente smaltito su un terreno agricolo, liberamente accessibili da tutti, con grave pericolo per la salute dei cittadini. E pensare che, dal 2015, 3.628 firmatari appoggiarono la petizione promossa dall'associazione Amici dell'Ambiente, della Flora e della Fauna per la realizzazione di un parco naturalistico urbano con lo scopo di «reintrodurre - era scritto sui volantini distribuiti all'epoca - la flora e la fauna autoctone, ormai scomparse». Dalle sostanze nocive ai colori dei fiori: così si sarebbe potuto fare turismo "slow", una filosofia di viaggio che permette di vedere il lato vero di una destinazione.
La realizzazione di un parco naturalistico, infatti, non solo avrebbe restituito dignità ad un luogo, ma ne avrebbe fatto il fulcro vitale di una vera e propria rinascita. E invece proprio quel luogo, a distanza di un quinquennio, è diventato una discarica abusiva, una vera e propria piaga che ferisce l'ambiente e pesa sulle tasche di tutti i cittadini. «Abbiamo inviato il nostro rapporto alle Autorità competenti - dice Battista -. L'obiettivo è che si riesca a risalire al responsabile del degrado».
Intanto quello che si chiede sono decoro e videosorveglianza. Foto, quelle inserite all'interno della nostra gallery fotografica, che colpiscono come un pugno allo stomaco, perché sono la testimonianza di un'inciviltà che, anche con l'uso di "armi" tecnologiche come le foto-trappole o il drone, appare dura da contrastare.