Antonio Galizia
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Politica

Incompatibilità, la Corte d’Appello respinge il ricorso di Antonio Galizia

«Rispetto la sentenza ma non la condivido, ricorrerò in Cassazione»

«Le sentenze si rispettano ma si possono anche non condividere». È questo il commento a caldo di Antonio Galizia, dopo aver appreso che il suo ricorso in appello al procedimento che lo ha visto essere dichiarato non compatibile con il ruolo di consigliere comunale, è stato rigettato.

«Le sentenze si rispettano - ha ribadito - ma le perplessità di un giudizio così celere, essenzialmente nei tempi con cui sono state pubblicate le motivazioni della sentenza, mi lasciano perplesso». Il processo che ha visto Galizia ricorrere contro la decisione del consiglio comunale di dichiararlo incompatibile si è concluso il 16 dicembre. Solo due giorni dopo, ieri quindi, le motivazioni erano già depositate. «Poco più di una giornata per scrivere un dispositivo lungo 27 pagine - ha commentato l'ex comandante della locale Stazione dei Carabinieri - e questo mi fa sorgere il dubbio che quella sentenza fosse già scritta. Possibile che il Tribunale di Bari sia diventato così efficiente da licenziare un atto in poche ore? La mia impressione è che quella sentenza sia più politica che altro». Galizia riconduce tutto alla sua attività di consigliere comunale, nel breve periodo in cui è stato in carica.

«Evidentemente - ha affermato - nel corso del mio mandato, ho dato molto fastidio occupandomi delle vicende e denunciandole pubblicamente, che hanno riguardato il presidente del consiglio comunale, dei suoi viaggi fuori regione, della sua partecipazione alla conferenza di servizi che doveva discutere di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Al punto che è nata una macchinazione vera e propria che aveva lo scopo di escludermi, facendo leva su un contenzioso che mi vedeva opposta all'ora sindaco Antonello Natalicchio». Galizia si riferisce ad un procedimento che lo vede contrapposto all'allora sindaco Natalicchio. «Quella vicenda è del tutto personale - ha ricordato -. Non ho mai chiamato in causa il Comune di Giovinazzo, eppure mi si attribuisce questo fatto su cui è stata costruita la sentenza che mi vede perdente, contro cui ricorrerò in Cassazione». I fatti risalgono al 2009 e le udienze non sono ancora concluse.

E i due episodi sono strettamente legati tra loro. Difatti la sentenza depositata fa ferimento a quella vicenda. Una "lite pendente" che il Tribunale ha considerato non come tra due diversi soggetti ma con Galizia che ha acceso il contenzioso contro Natalicchio in quanto sindaco pro tempore e per questo fa ritenere l'ex luogotenente dell'Arma incompatibile con la carica di consigliere comunale. «Ho sempre sostenuto di aver citato l'ex sindaco come persona fisica e non come rappresentante delle istituzioni - ha affermato Galizia -. Il dispositivo della sentenza invece lascia intendere che invece di rispondere personalmente chi è citato in giudizio dovrebbe rispondere l'ente di appartenenza. Quasi a dire che per mie controversie a risponderne dovrebbe essere l'Arma dei Carabinieri di cui facevo parte all'epoca dei fatti». Di qui la decisione di ricorrere in Cassazione.

«Sono sicuro - ha concluso Galizia - che il terzo grado di giudizio mi darà ragione. Alla luce della celerità con cui sono state depositate le motivazioni della sentenza, fatto insolito per il nostro sistema giudiziario, e alla luce anche del dettato della Costituzione che recita "ogni cittadino è uguale di fronte alla legge". Quindi le responsabilità sono individuali e non attribuibili agli enti di appartenenza».
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