Cronaca
Rapina al bar Ideal: arrestati due giovinazzesi. Il video
I due hanno preso l'incasso, ma nel frattempo fuori al locale sono arrivati i Carabinieri
Giovinazzo - mercoledì 2 settembre 2015
10.02
Lunedì scorso GiovinazzoViva.it aveva dato in anteprima la notizia dell'arresto di due sorvegliati speciali giovinazzesi di 28 e 48 anni, Pasquale Mastropasqua e Angelo Amoia, entrambi sottoposti all'obbligo di soggiorno, dopo la rapina al bar Ideal di Molfetta.
Oggi il Comando Provinciale dei Carabinieri ha diffuso le terribili immagini del circuito di videosorveglianza che hanno immortalato le fasi del colpo e il tempestivo intervento dei militari della locale Compagnia, allertati da una guardia giurata dell'istituto di vigilanza privata Metronotte.
È il pomeriggio di domenica 30 agosto e i due, disarmati, pensano di poter ricavare un facile bottino facendo una rapina all'interno di un bar di periferia. Sono le ore 17.30 quando i due uomini, abbandono l'auto, si coprono il volto, fanno irruzione nel locale, ubicato in via Terlizzi, con calzamaglie trasparenti, uno scaldacollo, occhiali da sole ed un berretto con la visiera a coprire i lineamenti del viso.
Uno dei due, usando solo le maniere forti, intima al proprietario di consegnargli il contenuto della cassa, ma la reazione della vittima (nelle immagini del circuito di videosorveglianza non si vede, nda) coglie di sorpresa i malfattori. L'uomo reagisce, li spinge, tenta di mandarli via e chiude la vetrata. Ma è solo.
I due, infatti, dopo averla aperta, si avventano contro di lui, innescando una violenta colluttazione e colpendolo con calci e pugni al volto. Infine gliela infrangono addosso, recidendogli i tendini del braccio sinistro. I due, invece, riescono a sradicare il registratore di cassa e arraffano vari pacchetti di sigarette, alcuni tagliandi della lotteria istantanea e la borsa della cassiera, collaboratrice e madre del proprietario.
Usciti dal locale, i rapinatori, dopo aver caricato la refurtiva su una Lancia Y con la quale erano giunti sul posto (poi risultata provento di furto), salgono sul mezzo pronti a dileguarsi. La loro fuga, però, non ha inizio, perché una guardia giurata dell'istituto di vigilanza privata Metronotte, che aveva già chiesto l'intervento dei Carabinieri, giunti contestualmente, tenta di bloccarli.
Messi ormai alle strette, i due rapinatori tentano l'ultima fuga in direzioni opposte. Il 48enne, inseguito dal vigilantes, si dilegua a gambe levate e sparisce, mentre il conducente dell'auto, il 28enne sorvegliato speciale Pasquale Mastropasqua, riesce a liberarsi della presa della guardia giurata, sale sull'auto, ingrana la marcia e riparte velocemente, innescando cosi un concitato inseguimento con una gazzella dell'Aliquota Radiomobile della Compagnia di Molfetta sopraggiunta in quell'istante e protrattosi dapprima lungo via Terlizzi e poi lungo la strada statale 16 bis.
Lo stesso Mastropasqua, dopo aver urtato alcune autovetture in sosta e causato lo scoppio dello pneumatico anteriore sinistro della Lancia Y, abbandona il mezzo e si dilegua nelle campagne. Inseguito a piedi da un militare, viene definitivamente bloccato, tratto in arresto dopo una breve colluttazione e condotto presso gli uffici di via Giovinazzo.
Le immagini della rapina, immediatamente visionate allo scopo di individuare il complice riuscito a dileguarsi, hanno permesso d'identificarlo nel sorvegliato speciale 48enne Angelo Amoia. Subito è cominciata la caccia all'uomo, che, in collaborazione con i Carabinieri della locale Stazione, è stato rintracciato e tratto in arresto poche ore dopo, mentre rincasava nella propria abitazione di via Cairoli.
I due giovinazzesi, autori, nel 2011 insieme ad altre quattro persone, di furti su tir e furgoni lungo le autostrade del nord Italia, tra Como, Bergamo, Brescia e Verona, sono stati condotti in caserma e poi, su disposizione della Procura della Repubblica di Trani, sono stati trasferiti nella casa circondariale di Trani.
Dovranno rispondere di rapina aggravata, lesioni personali, resistenza a pubblico ufficiale e violazione degli obblighi a cui erano sottoposti. Un castello accusatorio che Francesco Mastro, legale di Angelo Amoia, contesta in toto: «L'arresto del mio assistito è stato eseguito diverse ore dopo la rapina in un altro paese. Infatti sono andati a prenderlo a casa, a Giovinazzo. Inoltre i due soggetti non erano armati e la violenza è stata usata solo (e senza armi) per assicurarsi la fuga (rapina impropria)».
La refurtiva, intanto, interamente recuperata, è stata consegnata al proprietario del bar che nel frattempo è stato condotto presso il locale ospedale "Don Tonino Bello": ha riportato lesioni all'avambraccio sinistro con interessamento dei tendini giudicate guaribili in 25 giorni.
«Inoltre - fanno sapere dalla Compagnia di Molfetta - le verifiche eseguite sul veicolo utilizzato dai rapinatori hanno permesso di appurare che lo stesso era il provento di un furto commesso ai danni di una concessionaria di Giovinazzo (il 23 luglio scorso, nda) motivo per il quale risponderanno anche del reato di ricettazione».
«Un reato, quello di ricettazione, che non capisco - sbotta ancora Mastro - sia perché manca la denuncia di furto e sia perché può essere che il furto sia stato (eventualmente) posto in essere dallo stesso Mastropasqua che guidava. Insomma - conclude - troppe esagerazioni e un arresto in palese violazione di legge».
Oggi il Comando Provinciale dei Carabinieri ha diffuso le terribili immagini del circuito di videosorveglianza che hanno immortalato le fasi del colpo e il tempestivo intervento dei militari della locale Compagnia, allertati da una guardia giurata dell'istituto di vigilanza privata Metronotte.
È il pomeriggio di domenica 30 agosto e i due, disarmati, pensano di poter ricavare un facile bottino facendo una rapina all'interno di un bar di periferia. Sono le ore 17.30 quando i due uomini, abbandono l'auto, si coprono il volto, fanno irruzione nel locale, ubicato in via Terlizzi, con calzamaglie trasparenti, uno scaldacollo, occhiali da sole ed un berretto con la visiera a coprire i lineamenti del viso.
Uno dei due, usando solo le maniere forti, intima al proprietario di consegnargli il contenuto della cassa, ma la reazione della vittima (nelle immagini del circuito di videosorveglianza non si vede, nda) coglie di sorpresa i malfattori. L'uomo reagisce, li spinge, tenta di mandarli via e chiude la vetrata. Ma è solo.
I due, infatti, dopo averla aperta, si avventano contro di lui, innescando una violenta colluttazione e colpendolo con calci e pugni al volto. Infine gliela infrangono addosso, recidendogli i tendini del braccio sinistro. I due, invece, riescono a sradicare il registratore di cassa e arraffano vari pacchetti di sigarette, alcuni tagliandi della lotteria istantanea e la borsa della cassiera, collaboratrice e madre del proprietario.
Usciti dal locale, i rapinatori, dopo aver caricato la refurtiva su una Lancia Y con la quale erano giunti sul posto (poi risultata provento di furto), salgono sul mezzo pronti a dileguarsi. La loro fuga, però, non ha inizio, perché una guardia giurata dell'istituto di vigilanza privata Metronotte, che aveva già chiesto l'intervento dei Carabinieri, giunti contestualmente, tenta di bloccarli.
Messi ormai alle strette, i due rapinatori tentano l'ultima fuga in direzioni opposte. Il 48enne, inseguito dal vigilantes, si dilegua a gambe levate e sparisce, mentre il conducente dell'auto, il 28enne sorvegliato speciale Pasquale Mastropasqua, riesce a liberarsi della presa della guardia giurata, sale sull'auto, ingrana la marcia e riparte velocemente, innescando cosi un concitato inseguimento con una gazzella dell'Aliquota Radiomobile della Compagnia di Molfetta sopraggiunta in quell'istante e protrattosi dapprima lungo via Terlizzi e poi lungo la strada statale 16 bis.
Lo stesso Mastropasqua, dopo aver urtato alcune autovetture in sosta e causato lo scoppio dello pneumatico anteriore sinistro della Lancia Y, abbandona il mezzo e si dilegua nelle campagne. Inseguito a piedi da un militare, viene definitivamente bloccato, tratto in arresto dopo una breve colluttazione e condotto presso gli uffici di via Giovinazzo.
Le immagini della rapina, immediatamente visionate allo scopo di individuare il complice riuscito a dileguarsi, hanno permesso d'identificarlo nel sorvegliato speciale 48enne Angelo Amoia. Subito è cominciata la caccia all'uomo, che, in collaborazione con i Carabinieri della locale Stazione, è stato rintracciato e tratto in arresto poche ore dopo, mentre rincasava nella propria abitazione di via Cairoli.
I due giovinazzesi, autori, nel 2011 insieme ad altre quattro persone, di furti su tir e furgoni lungo le autostrade del nord Italia, tra Como, Bergamo, Brescia e Verona, sono stati condotti in caserma e poi, su disposizione della Procura della Repubblica di Trani, sono stati trasferiti nella casa circondariale di Trani.
Dovranno rispondere di rapina aggravata, lesioni personali, resistenza a pubblico ufficiale e violazione degli obblighi a cui erano sottoposti. Un castello accusatorio che Francesco Mastro, legale di Angelo Amoia, contesta in toto: «L'arresto del mio assistito è stato eseguito diverse ore dopo la rapina in un altro paese. Infatti sono andati a prenderlo a casa, a Giovinazzo. Inoltre i due soggetti non erano armati e la violenza è stata usata solo (e senza armi) per assicurarsi la fuga (rapina impropria)».
La refurtiva, intanto, interamente recuperata, è stata consegnata al proprietario del bar che nel frattempo è stato condotto presso il locale ospedale "Don Tonino Bello": ha riportato lesioni all'avambraccio sinistro con interessamento dei tendini giudicate guaribili in 25 giorni.
«Inoltre - fanno sapere dalla Compagnia di Molfetta - le verifiche eseguite sul veicolo utilizzato dai rapinatori hanno permesso di appurare che lo stesso era il provento di un furto commesso ai danni di una concessionaria di Giovinazzo (il 23 luglio scorso, nda) motivo per il quale risponderanno anche del reato di ricettazione».
«Un reato, quello di ricettazione, che non capisco - sbotta ancora Mastro - sia perché manca la denuncia di furto e sia perché può essere che il furto sia stato (eventualmente) posto in essere dallo stesso Mastropasqua che guidava. Insomma - conclude - troppe esagerazioni e un arresto in palese violazione di legge».