Cronaca
Raffaele Sollecito si racconta alla stampa
Conferenza in diretta tv per fare il punto sulla sua situazione
Giovinazzo - lunedì 30 marzo 2015
12.24
«7 anni e 5 mesi sono un tempo infinito quando soffri e restano a far parte della tua esistenza, come una ferita che non si rimarginerà mai». Raffaele Sollecito, tirato in volto, anche comprensibilmente emozionato, in conferenza stampa, a Roma, ha raccontato parte della sua vicenda personale, a margine dell'assoluzione in Cassazione dall'accusa di omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher. Con lui gli avvocati Giulia Bongiorno e Luca Maori.
L'ingegnere informatico ha esordito dicendo: «Sono stato sequestrato, additato come un assassino. Così la mia famiglia è stata sbriciolata». Poi i ringraziamenti a familiari, avvocati ed amici che lo hanno sempre sostenuto in questo lungo periodo. Dopo la ricostruzione del suo stato d'animo durante i vari processi e la detenzione in carcere: «Il momento più brutto - ha sottolineato - è stato quando, a seguito della prima sentenza di condanna, ho sentito il disprezzo verso me e la mia famiglia. Ho avuto paura ed ancora oggi mi chiedo il perché di quel disprezzo. Tuttavia - ha proseguito - non è vero, come è stato scritto da qualcuno, che non mi aspettassi questa sentenza: invece doveva finire così, non poteva non finire così. Per me la verità è sempre stata una ed una sola. Io non ho mai commesso alcunché e sono completamente estraneo a tutta questa assurda vicenda». Per lui, come era ovvio, il momento più bello è stato quello della telefonata con la sorella Vanessa, che gli annunciava l'esito favorevole del processo in Cassazione.
Quanto al rapporto con Amanda Knox, ha tenuto a ribadire: «Si trattava di una storia d'affetto tra due giovani, come ce ne sono tante». Poi l'affondo su quanti, a mezzo stampa, nel tempo lo hanno additato e calunniato, con una sorta di monito a tutti gli organi di informazione: «Sarò pronto a tutelare la mia dignità nelle sedi opportune».
La chiosa affidata ad un pensiero, ribadito in realtà più volte durante la conferenza stampa: «Non parlerò più del processo - ha detto Sollecito - perché voglio tornare a vivere come un ragazzo della mia età».
L'ingegnere informatico ha esordito dicendo: «Sono stato sequestrato, additato come un assassino. Così la mia famiglia è stata sbriciolata». Poi i ringraziamenti a familiari, avvocati ed amici che lo hanno sempre sostenuto in questo lungo periodo. Dopo la ricostruzione del suo stato d'animo durante i vari processi e la detenzione in carcere: «Il momento più brutto - ha sottolineato - è stato quando, a seguito della prima sentenza di condanna, ho sentito il disprezzo verso me e la mia famiglia. Ho avuto paura ed ancora oggi mi chiedo il perché di quel disprezzo. Tuttavia - ha proseguito - non è vero, come è stato scritto da qualcuno, che non mi aspettassi questa sentenza: invece doveva finire così, non poteva non finire così. Per me la verità è sempre stata una ed una sola. Io non ho mai commesso alcunché e sono completamente estraneo a tutta questa assurda vicenda». Per lui, come era ovvio, il momento più bello è stato quello della telefonata con la sorella Vanessa, che gli annunciava l'esito favorevole del processo in Cassazione.
Quanto al rapporto con Amanda Knox, ha tenuto a ribadire: «Si trattava di una storia d'affetto tra due giovani, come ce ne sono tante». Poi l'affondo su quanti, a mezzo stampa, nel tempo lo hanno additato e calunniato, con una sorta di monito a tutti gli organi di informazione: «Sarò pronto a tutelare la mia dignità nelle sedi opportune».
La chiosa affidata ad un pensiero, ribadito in realtà più volte durante la conferenza stampa: «Non parlerò più del processo - ha detto Sollecito - perché voglio tornare a vivere come un ragazzo della mia età».