Politica
Questione Pro Loco, interviene il PD
I Democratici: «In difesa dei vessati»
Giovinazzo - domenica 19 aprile 2015
03.30
La questione relativa al possibile sfratto della Pro Loco dall'attuale sede di piazza Umberto I anima il dibattito politico. Da una parte l'Amministrazione comunale convinta di operare nel giusto con un trasferimento, dall'altra le opposizioni a battere il ferro finché è caldo. Ed in questa diatriba si inserisce anche il cantiere di via Marina, sottoposto ad una lunga serie di parere (spesso contrastanti) tra Soprintendenze ed in cui è entrata proprio la Pro Loco, sollevando una questione di legittimità nel mutamento del vecchio progetto.
Sulla questione è intervenuta anche la segreteria del Partito Democratico, che in un comunicato stampa scrive: «L'attuale Amministrazione comunale ha mosso ogni genere di leva in suo possesso per portare avanti lavori che, a giudizio unanime dei cittadini, devasterebbero uno scorcio meraviglioso e un patrimonio archeologico importante della nostra città. È dovuta intervenire la Soprintendenza di Taranto, sotto forma di diffida a proseguire i lavori, per ostacolare il percorso di questi scalmanati. A indurre l'intervento - continuano da piazza Vittorio Emanuele II - è stata la Pro Loco di Giovinazzo, che, nell'adempimento del compito istituzionale di salvaguardia e promozione del patrimonio storico e paesaggistico locale, ha segnalato il caso e chiesto un intervento chiarificatore».
«Uomini delle istituzioni avrebbero riesaminato l'intera vicenda e magari ringraziato la Pro Loco per aver impedito un errore gravissimo», ma secondo i Democratici la maggioranza a Palazzo di Città avrebbe cercato la rissa. Nella missiva il PD giudica «sessiste» alcune invettive lanciate contro la Presidentessa dell'associazione, Carolina Serrone. In una seconda fase, scrivono sempre dal Partito Democratico, «hanno tentato con tutti i mezzi di screditare la Pro Loco presso la Soprintendenza di Taranto. Volevano farsi restituire i locali dell'Antiquarium. Hanno ottenuto di far perdere a Giovinazzo la possibilità di esporre nuovi reperti che le appartenevano».
«Ora è scattata - continuano i piddini - la fase tre. Il 10 aprile 2015 è stata recapitata alla Presidentessa della Pro Loco una convocazione per il 9 aprile 2015 (sì, avete letto bene, per il giorno prima della data di consegna della convocazione) e le è stato intimato di lasciare la sede di piazza Umberto I perché in essa dovrebbe essere collocato un non meglio identificato "Urban Center"».
I Democratici infine si interrogano con amarezza: «Vale la pena - si chiedono - profondersi in un ragionamento sulle funzioni istituzionali riconosciute alla Pro Loco? Ricordare che essa occupa la sua sede da 50 anni, che si è guadagnata con la sua storia il diritto di essere considerata parte del patrimonio culturale della comunità e che persino lo statuto comunale le riconosce uno status del tutto particolare tra le associazioni? Vale la pena - si chiedono ancora - trattandosi di Depalma e di Sollecito, sottolineare che qui non siamo più di fronte alla volgarità e alla scurrilità da loro confusa sistematicamente con uno strumento di discussione, bensì all'abuso di potere, alle liste di proscrizione e al fascismo? Vale la pena di dirgli che fanno ridere se pensano di imporre le loro demolizioni scriteriate con le ingiurie e le minacce?»
Poi la domanda rivolta direttamente all'Assessora al ramo, Marianna Paladino: «Come valuta, da Assessore alla Cultura, l'impoverimento dell'offerta culturale locale determinata da un'eventuale chiusura dell'Antiquarium? Si rende conto che è un attacco anche a Lei?». Infine la chiosa dura: «Dobbiamo a Depalma e ai suoi degni compagni tre anni di nulla, o meglio, di devastazione del nostro patrimonio storico e culturale».
Sulla questione è intervenuta anche la segreteria del Partito Democratico, che in un comunicato stampa scrive: «L'attuale Amministrazione comunale ha mosso ogni genere di leva in suo possesso per portare avanti lavori che, a giudizio unanime dei cittadini, devasterebbero uno scorcio meraviglioso e un patrimonio archeologico importante della nostra città. È dovuta intervenire la Soprintendenza di Taranto, sotto forma di diffida a proseguire i lavori, per ostacolare il percorso di questi scalmanati. A indurre l'intervento - continuano da piazza Vittorio Emanuele II - è stata la Pro Loco di Giovinazzo, che, nell'adempimento del compito istituzionale di salvaguardia e promozione del patrimonio storico e paesaggistico locale, ha segnalato il caso e chiesto un intervento chiarificatore».
«Uomini delle istituzioni avrebbero riesaminato l'intera vicenda e magari ringraziato la Pro Loco per aver impedito un errore gravissimo», ma secondo i Democratici la maggioranza a Palazzo di Città avrebbe cercato la rissa. Nella missiva il PD giudica «sessiste» alcune invettive lanciate contro la Presidentessa dell'associazione, Carolina Serrone. In una seconda fase, scrivono sempre dal Partito Democratico, «hanno tentato con tutti i mezzi di screditare la Pro Loco presso la Soprintendenza di Taranto. Volevano farsi restituire i locali dell'Antiquarium. Hanno ottenuto di far perdere a Giovinazzo la possibilità di esporre nuovi reperti che le appartenevano».
«Ora è scattata - continuano i piddini - la fase tre. Il 10 aprile 2015 è stata recapitata alla Presidentessa della Pro Loco una convocazione per il 9 aprile 2015 (sì, avete letto bene, per il giorno prima della data di consegna della convocazione) e le è stato intimato di lasciare la sede di piazza Umberto I perché in essa dovrebbe essere collocato un non meglio identificato "Urban Center"».
I Democratici infine si interrogano con amarezza: «Vale la pena - si chiedono - profondersi in un ragionamento sulle funzioni istituzionali riconosciute alla Pro Loco? Ricordare che essa occupa la sua sede da 50 anni, che si è guadagnata con la sua storia il diritto di essere considerata parte del patrimonio culturale della comunità e che persino lo statuto comunale le riconosce uno status del tutto particolare tra le associazioni? Vale la pena - si chiedono ancora - trattandosi di Depalma e di Sollecito, sottolineare che qui non siamo più di fronte alla volgarità e alla scurrilità da loro confusa sistematicamente con uno strumento di discussione, bensì all'abuso di potere, alle liste di proscrizione e al fascismo? Vale la pena di dirgli che fanno ridere se pensano di imporre le loro demolizioni scriteriate con le ingiurie e le minacce?»
Poi la domanda rivolta direttamente all'Assessora al ramo, Marianna Paladino: «Come valuta, da Assessore alla Cultura, l'impoverimento dell'offerta culturale locale determinata da un'eventuale chiusura dell'Antiquarium? Si rende conto che è un attacco anche a Lei?». Infine la chiosa dura: «Dobbiamo a Depalma e ai suoi degni compagni tre anni di nulla, o meglio, di devastazione del nostro patrimonio storico e culturale».