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Politica

PVA: «Ecco perché Depalma deve dimettersi»

Nuova missiva per spiegare le ragioni di una posizione ferma

Torna ad alzarsi forte la voce di PrimaVera Alternativa, partito di opposizione in Consiglio comunale. Lo fa sul tema più caldo del confronto politico, quello relativo all'inchiesta della Procura della Repubblica di Bari sulla vecchia Giunta comunale, sul Sindaco, Tommaso Depalma, e sull'ex presidente della massima assise cittadina, Vito Favuzzi, dopo una denuncia dell'ex dirigente dell'Ufficio Tecnico Comunale, Vincenzo Turturro.

In una nota, inviataci dal Consigliere Daniele de Gennaro, tutte le motivazioni per cui, secondo PVA, Sindaco e questa Amministrazione comunale dovrebbero dimettersi, peraltro già espresse in buona parte durante il comizio pubblico di piazza Vittorio Emanuele II di due domeniche fa.

Garantisti sempre, così si definiscono gli uomini e le donne di PVA, che vogliono lasciare che la magistratura faccia il proprio lavoro in totale tranquillità, ma non possono non sottolineare quello che, dal loro punto di vista, è un dato politico inoppugnabile. Questa quindi la loro spiegazione della richiesta di dimissioni. (G.B.).

«Perché allora chiediamo con fermezza le dimissioni del Sindaco?

Diversi i motivi.

Primo, fondamentale, è per aver taciuto all'elettorato, in campagna elettorale, il procedimento d'indagine in corso, di cui il Sindaco era pienamente consapevole, assieme agli altri indagati nella vicenda (Sollecito, Favuzzi, Sannicandro, Pansini, Paladino, Stallone). Per lui, autoproclamatosi uomo della trasparenza, questo gesto di lealtà verso l'elettorato era non soltanto dovuto, ma praticamente obbligatorio. Non ci meraviglierebbe scoprire poi che tale verità fosse stata tenuta nascosta anche ai compagni di strada di questa avventura elettorale, ai numerosissimi candidati delle sue liste ed alle persone che ha poi chiamato a comporre la Giunta. Qui il silenzio appare ancor più grave per l'implicito e inconsapevole loro coinvolgimento nella vicenda.

Secondo, per il tentativo di sminuire, agli occhi della cittadinanza, la portata del capo di accusa. "Liti bagatellari" le ha definite il suo avvocato, quasi a voler significare questioni inconsistenti, da beghe da bar. La violenza privata, la diffamazione, l'abuso d'ufficio sono invece, purtroppo per il sindaco, reati molto gravi.

Terzo, per le prevedibili conseguenze nelle relazioni all'interno del Palazzo. Della capacità di esercitare forti pressioni da parte del nostro sindaco su quelli che ritiene suoi "sudditi" ne abbiamo piena testimonianza nei numerosi scritti e proclami indirizzati al Dirigente. E saremmo degli ingenui se non collegassimo anche la "fuga" di tre Segretari generali dal nostro comune, oggi imitata da richieste di trasferimento di tanti altri dipendenti comunali, a tale modo di gestire il potere. Quali saranno, nell'immediato, le conseguenze anche per quei dipendenti comunali che, chiamati dal procuratore, hanno fornito testimonianze non in suo favore sulla questione del "Dirigente"? Quale sarà il clima di lavoro nel Palazzo? Ci sarà la dovuta serenità?

Quarto, squisitamente etico, per la scelta dell'avvocato chiamato a difendere il sindaco. Riteniamo inopportuno che a tale ruolo sia stato chiamato un avvocato, Mariano Fiore, già nominato per assistere il nostro Comune in un giudizio amministrativo su via Marina, pur essendo lui penalista. Una stranezza che sul nostro Comune sta diventando consuetudine ormai, visto che anche un altro penalista, Salvatore Campanelli, è stato chiamato per tutelare un credito vantato dall'ente nei confronti di Daneco. Questa apparente bizzarria potrebbe diventare imbarazzante qualora si scoprisse un possibile coinvolgimento anche di questo avvocato nell'affaire Dirigente, magari per difendere altri indagati. Tirare le somme a questo punto sarebbe troppo facile e l'esito, purtroppo, veramente scandaloso».
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