Cronaca
Processo Meredith, Francesco Mastro: «Raffaele è innocente»
L'avvocato giovinazzese ci ha rilasciato un'intervista alla vigilia del giudizio di Cassazione
Giovinazzo - martedì 24 marzo 2015
03.30
Mancano ormai 24 ore al processo in Corte di Cassazione per l'omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, avvenuto a Perugia nella notte tra il 1° ed il 2 novembre 2007. Per quel delitto sono imputati la statunitense Amanda Knox ed il giovinazzese Raffaele Sollecito. Sconta invece una pena definitiva a 16 anni di reclusione, l'ivoriano Rudy Guede.
Alla vigilia del processo, abbiamo incontrato l'avvocato Francesco Mastro, legale difensore di Sollecito nella prima fase del procedimento ed oggi incaricato di seguire una causa per diffamazione aggravata. È questo, infatti, il capo di imputazione per una giornalista Mediaset che si svolgerà davanti al foro competente di Trani a partire dal 27 marzo. In una nota trasmissione tv, fu raccontato che Rudy Guede aveva riconosciuto Raffaele come il ragazzo che diceva di aver visto in casa quella notte. Questo passaggio è ritenuto, anche da riscontri esposti dall'avvocato, infondato. Da qui la denuncia e il rinvio a giudizio disposto dal Gup. In quella stessa circostanza, tra l'altro, i legali di Raffaele Sollecito avevano intentato una causa penale anche contro gli inquirenti di Perugia, poiché era stata fornita, secondo i difensori di parte, una informativa ritenuta falsa. Ma la Procura della Repubblica aveva archiviato il tutto ed oggi, dopo l'opposizione, si attende un nuovo esito.
Sul procedimento davanti alla Suprema Corte, invece, Francesco Mastro ha voluto evidenziare alcuni aspetti. A suo avviso «il disegno emerso durante il giudizio di appello bis non ha risultanze processuali. Si tratta - ha proseguito - di un processo stracolmo di forzature, che hanno eclissato le evidenze e falsato il percorso della giustizia». Secondo Mastro è davvero difficile non «comprendere quanto contenuto negli atti». Quindi una considerazione amara: «Raffaele è innocente, non perché lo dice il suo avvocato, ma perché lo dicono le stesse carte. Perché - si domanda il legale - una presa d'atto così semplice non la fanno anche i magistrati?».
Ma una eventuale condanna non fermerà i difensori dell'ingegnere informatico: «vista l'innocenza di Raffaele, confido in un esito positivo. Ma se malauguratamente dovesse andare male - ha sottolineato Mastro - non è affatto finita e lui non sarà lasciato solo. Se le cose dovessero andar male - e ripeto non voglio pensarci - andremo avanti, fino a portare la vicenda davanti alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo. Il processo tranese - ha poi chiosato l'avvocato - è invece solo un altro tassello di questo puzzle, che la gente deve conoscere per comprendere fino in fondo il dramma di Raffaele».
Domani il destino di Sollecito sarà nelle mani dei giudici. La speranza che noi abbiamo da operatori dell'informazione è che, comunque vada, venga resa giustizia alla vittima ed ai suoi cari. Questa, in ogni caso, resterà una vicenda amarissima vissuta da vicino dai giovinazzesi, che hanno mostrato grande dignità nel non giocare a dividersi fra guelfi e ghibellini, come troppo spesso si usa fare nel nostro Paese. Ai cari della vittima e degli imputati, invece, va tutta la solidarietà umana della nostra redazione.
Alla vigilia del processo, abbiamo incontrato l'avvocato Francesco Mastro, legale difensore di Sollecito nella prima fase del procedimento ed oggi incaricato di seguire una causa per diffamazione aggravata. È questo, infatti, il capo di imputazione per una giornalista Mediaset che si svolgerà davanti al foro competente di Trani a partire dal 27 marzo. In una nota trasmissione tv, fu raccontato che Rudy Guede aveva riconosciuto Raffaele come il ragazzo che diceva di aver visto in casa quella notte. Questo passaggio è ritenuto, anche da riscontri esposti dall'avvocato, infondato. Da qui la denuncia e il rinvio a giudizio disposto dal Gup. In quella stessa circostanza, tra l'altro, i legali di Raffaele Sollecito avevano intentato una causa penale anche contro gli inquirenti di Perugia, poiché era stata fornita, secondo i difensori di parte, una informativa ritenuta falsa. Ma la Procura della Repubblica aveva archiviato il tutto ed oggi, dopo l'opposizione, si attende un nuovo esito.
Sul procedimento davanti alla Suprema Corte, invece, Francesco Mastro ha voluto evidenziare alcuni aspetti. A suo avviso «il disegno emerso durante il giudizio di appello bis non ha risultanze processuali. Si tratta - ha proseguito - di un processo stracolmo di forzature, che hanno eclissato le evidenze e falsato il percorso della giustizia». Secondo Mastro è davvero difficile non «comprendere quanto contenuto negli atti». Quindi una considerazione amara: «Raffaele è innocente, non perché lo dice il suo avvocato, ma perché lo dicono le stesse carte. Perché - si domanda il legale - una presa d'atto così semplice non la fanno anche i magistrati?».
Ma una eventuale condanna non fermerà i difensori dell'ingegnere informatico: «vista l'innocenza di Raffaele, confido in un esito positivo. Ma se malauguratamente dovesse andare male - ha sottolineato Mastro - non è affatto finita e lui non sarà lasciato solo. Se le cose dovessero andar male - e ripeto non voglio pensarci - andremo avanti, fino a portare la vicenda davanti alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo. Il processo tranese - ha poi chiosato l'avvocato - è invece solo un altro tassello di questo puzzle, che la gente deve conoscere per comprendere fino in fondo il dramma di Raffaele».
Domani il destino di Sollecito sarà nelle mani dei giudici. La speranza che noi abbiamo da operatori dell'informazione è che, comunque vada, venga resa giustizia alla vittima ed ai suoi cari. Questa, in ogni caso, resterà una vicenda amarissima vissuta da vicino dai giovinazzesi, che hanno mostrato grande dignità nel non giocare a dividersi fra guelfi e ghibellini, come troppo spesso si usa fare nel nostro Paese. Ai cari della vittima e degli imputati, invece, va tutta la solidarietà umana della nostra redazione.