Eventi e cultura
Presentato a Giovinazzo il libro “Festa al Trullo” di Chicca Maralfa
La nostra intervista all'autrice
Giovinazzo - domenica 22 dicembre 2019
Nel primo incontro, dei quattro programmati nella rassegna "Mercoledì d'autore" al Vecchio Caffè, è stato presentato, il 18 dicembre scorso, il libro "Festa al Trullo", opera prima della nota giornalista Chicca Maralfa.
«È un piacere ritrovarsi a chiacchierare su un piccolo caso editoriale, il libro di Chicca Maralfa, perché è un libro ironico, divertente e dissacrante - ha affermato Marolla -. Da questo romanzo viene fuori un'immagine della Puglia con i luoghi dei matrimoni da sogno; sono entrato nel libro di Chicca e ho trovato una Puglia venduta all'estero. Il libro racconta di una festa in un trullo vicino Ostuni, una festa d'immagine tipo quelle che si pubblicano su Instagram».
La giornalista Rai Enza Caccavo nel suo intervento ha colto l'ironia, elemento chiaro nel lavoro attuato dall'autrice, uno «scontro di civiltà» ed una sorta di «nostalgia reazionaria» messe in campo dalla Maralfa.
Di questo libro, scritto di getto in tre mesi su una storia ispirata ad un posto vero, ad una Puglia che pur avendo le sue tradizioni e simbologie, sta vivendo un momento in cui la spettacolarizzazione dei luoghi rischia di dominare su tutto il resto, abbiamo chiacchierato con Chicca Maralfa che ci ha condotto per mano nel suo romanzo.
Il romanzo è anche un omaggio alla nostra regione, ai trulli e agli ulivi?
«Certo. È ambientato in una zona della Puglia in cui ho trascorso anni bellissimi. Ho dato la prima pappa a mia figlia Nicole, che oggi ha sedici anni, nel giardino all'italiana di una splendida masseria di Ostuni. Una delle prime a nascere in quella zona nella riconversione all'accoglienza turistica, mantenendo lo spirito originario del luogo. Quel periodo mi è rimasto nel cuore, ulivi secolari sorretti dai tufi, trulli, masserie e muretti a secco, sono entrati nel mio immaginario sentimentale. Un mondo nuovo per me che avevo vissuto fino ad allora un'altra campagna, quella del Nord barese, totalmente diversa. La Valle d'Itria è ormai parte di me e lo è a tal punto che trovo inaccettabile che anni dopo, in quella stessa zona, siano state costruite masserie finte da 1500 euro a notte. La Puglia turistica attraversa un momento storico certamente favorevole. E il romanzo, in chiave parodistica, lo fotografa, ma allo stesso tempo vuol far pensare. Stiamo facendo le cose per bene? Il cambiamento si gestisce nel rispetto dei luoghi e delle loro manifestazioni architettoniche. Altrimenti rischia di diventare Disneyland. E di trovare i trulli in Cina».
È il tuo primo libro. Da dove sono arrivate idea ed ispirazione?
«L'idea ha cominciato a balenarmi nella testa nel 2014, l'anno del matrimonio indiano da dieci milioni di dollari in zona di Fasano, quello con gli elefanti e le scenografie 'bolliwoodiane'. Si è definita meglio nel 2015, dopo l'ennesima grande festa, target solo vip fashionisti, in una masseria nella stessa zona. Erano tutti travestiti da contadini e artigiani del posto. Mi sono chiesta dove saremmo andati a finire. La finzione si stava appropriando di elementi della tradizione, per farne rappresentazione, spot, cinema. La storia, i valori e i costumi millenari trattati come merce per fare scena. Significanti e significati confusi in dirette social. Un corto circuito a tutti gli effetti. Mi sono chiesta chi ci guadagnasse davvero. Non credo la Puglia. Il nostro Pil quello era e quello resta, idem i disoccupati, nonostante l'invasione degli stranieri. In compenso il grande circo della moda ha conquistato una location in più, fra trulli e masserie».
Nel tuo romanzo c'è l'aspetto culinario con "ciceri e tria"…
«Nel libro racconto, l'organizzazione di una festa sontuosa - una specie di Grande Bellezza alla Sorrentino, ma in Valle d'Itria - da parte di una famosissima influencer della moda che si chiama Chiara. Lei è originaria di questa terra ma ha avuto successo in tutto il mondo e all'apice della fama decide di comprare questa lussuosa proprietà in Contrada Pascarosa, a Ostuni, dove ad agosto organizza eventi, soprattutto legati al lancio di nuovi brand. Quell'anno tocca a ciceri&tria, nome di un piatto tipico salentino, formato da ceci e pasta, anche fritta, mutuato da Chiara per farne un marchio della moda di uno stilista emergente.
L'argomento su come "raccontare" un territorio è vasto, e "Festa al trullo", allegramente, ha voluto iniziare a rivoltare il calzino. I toni sono leggeri ma il problema esiste e riguarda il futuro della nostra terra».
Ai lettori lasciamo la possibilità di scoprire tanti interessanti elementi utili a riflettere, racchiusi in questo romanzo. Tra i regali di Natale un buon libro ci sta sempre bene.
La presentazione
L'incontro è stato patrocinato dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Giovinazzo guidato da Cristina Piscitelli, anch'essa presente all'iniziativa. A dialogare con l'autrice c'è stato il giornalista Michele Marolla, già caporedattore dell'inserto economico della Gazzetta del Mezzogiorno.«È un piacere ritrovarsi a chiacchierare su un piccolo caso editoriale, il libro di Chicca Maralfa, perché è un libro ironico, divertente e dissacrante - ha affermato Marolla -. Da questo romanzo viene fuori un'immagine della Puglia con i luoghi dei matrimoni da sogno; sono entrato nel libro di Chicca e ho trovato una Puglia venduta all'estero. Il libro racconta di una festa in un trullo vicino Ostuni, una festa d'immagine tipo quelle che si pubblicano su Instagram».
La giornalista Rai Enza Caccavo nel suo intervento ha colto l'ironia, elemento chiaro nel lavoro attuato dall'autrice, uno «scontro di civiltà» ed una sorta di «nostalgia reazionaria» messe in campo dalla Maralfa.
Di questo libro, scritto di getto in tre mesi su una storia ispirata ad un posto vero, ad una Puglia che pur avendo le sue tradizioni e simbologie, sta vivendo un momento in cui la spettacolarizzazione dei luoghi rischia di dominare su tutto il resto, abbiamo chiacchierato con Chicca Maralfa che ci ha condotto per mano nel suo romanzo.
L'intervista
Il romanzo è anche un omaggio alla nostra regione, ai trulli e agli ulivi?«Certo. È ambientato in una zona della Puglia in cui ho trascorso anni bellissimi. Ho dato la prima pappa a mia figlia Nicole, che oggi ha sedici anni, nel giardino all'italiana di una splendida masseria di Ostuni. Una delle prime a nascere in quella zona nella riconversione all'accoglienza turistica, mantenendo lo spirito originario del luogo. Quel periodo mi è rimasto nel cuore, ulivi secolari sorretti dai tufi, trulli, masserie e muretti a secco, sono entrati nel mio immaginario sentimentale. Un mondo nuovo per me che avevo vissuto fino ad allora un'altra campagna, quella del Nord barese, totalmente diversa. La Valle d'Itria è ormai parte di me e lo è a tal punto che trovo inaccettabile che anni dopo, in quella stessa zona, siano state costruite masserie finte da 1500 euro a notte. La Puglia turistica attraversa un momento storico certamente favorevole. E il romanzo, in chiave parodistica, lo fotografa, ma allo stesso tempo vuol far pensare. Stiamo facendo le cose per bene? Il cambiamento si gestisce nel rispetto dei luoghi e delle loro manifestazioni architettoniche. Altrimenti rischia di diventare Disneyland. E di trovare i trulli in Cina».
È il tuo primo libro. Da dove sono arrivate idea ed ispirazione?
«L'idea ha cominciato a balenarmi nella testa nel 2014, l'anno del matrimonio indiano da dieci milioni di dollari in zona di Fasano, quello con gli elefanti e le scenografie 'bolliwoodiane'. Si è definita meglio nel 2015, dopo l'ennesima grande festa, target solo vip fashionisti, in una masseria nella stessa zona. Erano tutti travestiti da contadini e artigiani del posto. Mi sono chiesta dove saremmo andati a finire. La finzione si stava appropriando di elementi della tradizione, per farne rappresentazione, spot, cinema. La storia, i valori e i costumi millenari trattati come merce per fare scena. Significanti e significati confusi in dirette social. Un corto circuito a tutti gli effetti. Mi sono chiesta chi ci guadagnasse davvero. Non credo la Puglia. Il nostro Pil quello era e quello resta, idem i disoccupati, nonostante l'invasione degli stranieri. In compenso il grande circo della moda ha conquistato una location in più, fra trulli e masserie».
Nel tuo romanzo c'è l'aspetto culinario con "ciceri e tria"…
«Nel libro racconto, l'organizzazione di una festa sontuosa - una specie di Grande Bellezza alla Sorrentino, ma in Valle d'Itria - da parte di una famosissima influencer della moda che si chiama Chiara. Lei è originaria di questa terra ma ha avuto successo in tutto il mondo e all'apice della fama decide di comprare questa lussuosa proprietà in Contrada Pascarosa, a Ostuni, dove ad agosto organizza eventi, soprattutto legati al lancio di nuovi brand. Quell'anno tocca a ciceri&tria, nome di un piatto tipico salentino, formato da ceci e pasta, anche fritta, mutuato da Chiara per farne un marchio della moda di uno stilista emergente.
L'argomento su come "raccontare" un territorio è vasto, e "Festa al trullo", allegramente, ha voluto iniziare a rivoltare il calzino. I toni sono leggeri ma il problema esiste e riguarda il futuro della nostra terra».
Ai lettori lasciamo la possibilità di scoprire tanti interessanti elementi utili a riflettere, racchiusi in questo romanzo. Tra i regali di Natale un buon libro ci sta sempre bene.