Cronaca
Predoni sulle olive dell’agro di Giovinazzo
Alla base dei furti il prezzo elevato e la raccolta in forte calo
Giovinazzo - martedì 9 dicembre 2014
7.56
L'oro verde fa sempre più gola alla malavita. La campagna olivicola è conclusa, ma alle incertezze del mercato si accompagna l'allarme lanciato dagli agricoltori del territorio, sfiduciati per l'escalation di furti nei campi avvenuti nell'ultimo periodo nelle campagne di Giovinazzo, un fenomeno in crescita ma di cui non si conosce bene l'entità perché non tutti gli episodi vengono denunciati.
L'aumento dei prezzi degli ultimi giorni (un quintale di olive viene pagato tra i 60 e gli 80 euro) sta infatti determinando un intensificarsi dei furti nelle campagne. Ad agire sono oramai bande specializzate, composte da extracomunitari ma, ultimamente, anche da cittadini dei paesi viciniori che agirebbero non solo nelle ore serali, ma anche durante le prime ore della mattina o nel primo pomeriggio. «Proprio questo aumento esponenziale dei prezzi delle olive a seguito della scarsa campagna produttiva ha determinato un incremento dei furti anche a seguito della crisi economica e finanziaria da tempo in essere nel nostro territorio. Abbiamo quindi rilevato - commentano dal Consorzio Guardie Campestri - un incremento dei furti di olive nella campagne di Giovinazzo».
I furti sventati dai vigilantes rurali sono 5, ma il fenomeno dei predoni di oro verde continua a tenere in apprensione gli agricoltori. «I nostri consorziati - aggiungono - segnalano raid di squadre organizzate che riescono a raccogliere in pochi minuti anche 5 quintali di olive, che oggi valgono tra i 350 ed i 375 euro. Ciò è determinato - spiegano - dal calo medio della produzione di olive e dai prezzi dell'olio nuovo che oscillano tra i 5 ed i 7 euro al chilo, forse i più alti degli ultimi anni». Gran parte delle olive (anche provento di furti), acquistate da commercianti spesso improvvisati, sono rivendute a prezzo maggiorato (anche 20 euro in più al quintale) ai frantoiani del centro e nord Italia (della Toscana, dell'Umbria, del Lazio e del Friuli) dove la produzione olivicola è stata scarsa per diversi fattori ma dove la richiesta di olio è comunque alta.
E così ogni giorno grossi tir carichi di olive pugliesi e del nord barese in particolare partono per il nord Italia per produrre olio non di origine protetta, ma spacciato come tale.
L'aumento dei prezzi degli ultimi giorni (un quintale di olive viene pagato tra i 60 e gli 80 euro) sta infatti determinando un intensificarsi dei furti nelle campagne. Ad agire sono oramai bande specializzate, composte da extracomunitari ma, ultimamente, anche da cittadini dei paesi viciniori che agirebbero non solo nelle ore serali, ma anche durante le prime ore della mattina o nel primo pomeriggio. «Proprio questo aumento esponenziale dei prezzi delle olive a seguito della scarsa campagna produttiva ha determinato un incremento dei furti anche a seguito della crisi economica e finanziaria da tempo in essere nel nostro territorio. Abbiamo quindi rilevato - commentano dal Consorzio Guardie Campestri - un incremento dei furti di olive nella campagne di Giovinazzo».
I furti sventati dai vigilantes rurali sono 5, ma il fenomeno dei predoni di oro verde continua a tenere in apprensione gli agricoltori. «I nostri consorziati - aggiungono - segnalano raid di squadre organizzate che riescono a raccogliere in pochi minuti anche 5 quintali di olive, che oggi valgono tra i 350 ed i 375 euro. Ciò è determinato - spiegano - dal calo medio della produzione di olive e dai prezzi dell'olio nuovo che oscillano tra i 5 ed i 7 euro al chilo, forse i più alti degli ultimi anni». Gran parte delle olive (anche provento di furti), acquistate da commercianti spesso improvvisati, sono rivendute a prezzo maggiorato (anche 20 euro in più al quintale) ai frantoiani del centro e nord Italia (della Toscana, dell'Umbria, del Lazio e del Friuli) dove la produzione olivicola è stata scarsa per diversi fattori ma dove la richiesta di olio è comunque alta.
E così ogni giorno grossi tir carichi di olive pugliesi e del nord barese in particolare partono per il nord Italia per produrre olio non di origine protetta, ma spacciato come tale.