Attualità
Pesca, un emendamento di Francesca Galizia per proteggere i lavoratori più deboli
Superata la storica distinzione tra uomo e donna nel settore
Giovinazzo - mercoledì 14 novembre 2018
Comunicato Stampa
Nell'esercizio della delega per l'attuazione della direttiva (Ue) 2017/159 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 dicembre 2016, il Governo è tenuto, tra le altre cose, ad assicurare che le norme introdotte garantiscano adeguate condizioni di lavoro, idonei standard di salute e sicurezza per i lavoratori nel settore della pesca, promuovendo - nel rispetto delle disposizioni comunitarie - azioni volte al raggiungimento della parità salariale tra uomo e donna, contrastando ogni forma di discriminazione.
Questo è quanto ottenuto a seguito dell'emendamento, che porta la firma della deputata giovinazzese del MoVimrìento 5 Stelle, Francesca Galizia, pensato con l'obiettivo di proteggere tutti i pescatori, sia coloro che operano in base a un contratto di lavoro o un rapporto di lavoro sia tutti gli altri pescatori, senza distinzioni, presenti sul peschereccio.
«In particolare - scrive l'on. Galizia -, mi è sembrato opportuno - oltre che necessario - rivolgere una particolare attenzione alle donne che operano nel settore della pesca e che rappresentano una quota non più trascurabile in questo settore: i dati parlano di milioni di donne impegnate attivamente in vari segmenti della filiera della pesca e dell'acquacoltura (circa il 20%, fonte Fao).
Al 2012 risale la nascita della prima cooperativa di pesca al femminile (Bio e Mare) in Italia - ha spiegato la deputata di Giovinazzo -, che rivela una spiccata professionalità, specie con riferimento alle pratiche di sostenibilità ambientale: la cooperativa, infatti, adotta un sistema di pesca sostenibile e rispettoso della fauna marina, pratica la raccolta differenziata a bordo dei pescherecci e segue la stagionalità del mare. Da allora il lavoro delle donne è divenuto ancora più centrale nel comparto ittico, tuttavia la loro presenza resta silente e priva di visibilità. La situazione è, inoltre, aggravata dal fatto ch'esse sono impiegate quasi esclusivamente in lavori non qualificati, sottopagati e scarsamente considerati, subendo spesso in tal senso un trattamento salariale che le vede penalizzate rispetto ai colleghi uomini».
Questo emendamento è stato dunque introdotto per superare lo storico gap tra i due sessi nella pesca in mare, valorizzando la diversità, il talento, la professionalità femminile nel comparto ittico, attraverso l'adozione di azioni volte al raggiungimento della parità salariale tra uomo e donna come contrasto ad ogni forma di discriminazione.
«Le donne della pesca - si legge ancora nella nota - da tempo evidenziano la necessità che venga compiuto un piccolo passo che permetta loro di vedersi riconoscere adeguatamente e pienamente il lavoro svolto a sostegno delle imprese di pesca, nell'ambito di un sistema garantista dal punto di vista delle condizioni di vita, della sicurezza sul lavoro, della salute. Il lavoro delle donne nella pesca, infatti, non solo non è retribuito, ma non è coperto nemmeno da tutele basilari come la malattia o l'infortunio.
Oggi urge un cambiamento in meglio nella definizione dell'occupazione femminile nella pesca - è il monito che arriva da Roma -. Le donne devono essere considerate una componente attiva nell'imprenditoria ittica, fuori da stati di lavoro "sommerso" e di "discriminazione" che le riguarda (l'Isfol stima in 1 milione 352 mila - pari al 47,4% del totale dell'occupazione irregolare - le donne coinvolte nel fenomeno del "sommerso" e se guardiamo al settore ittico le cifre aumentano considerevolmente)».
Il sostegno alle parità di genere, alla tutela dei diritti e all'effettiva partecipazione di uomini e donne all'interno del comparto ittico sarà cruciale per il progresso sociale del Paese.
Questo è quanto ottenuto a seguito dell'emendamento, che porta la firma della deputata giovinazzese del MoVimrìento 5 Stelle, Francesca Galizia, pensato con l'obiettivo di proteggere tutti i pescatori, sia coloro che operano in base a un contratto di lavoro o un rapporto di lavoro sia tutti gli altri pescatori, senza distinzioni, presenti sul peschereccio.
«In particolare - scrive l'on. Galizia -, mi è sembrato opportuno - oltre che necessario - rivolgere una particolare attenzione alle donne che operano nel settore della pesca e che rappresentano una quota non più trascurabile in questo settore: i dati parlano di milioni di donne impegnate attivamente in vari segmenti della filiera della pesca e dell'acquacoltura (circa il 20%, fonte Fao).
Al 2012 risale la nascita della prima cooperativa di pesca al femminile (Bio e Mare) in Italia - ha spiegato la deputata di Giovinazzo -, che rivela una spiccata professionalità, specie con riferimento alle pratiche di sostenibilità ambientale: la cooperativa, infatti, adotta un sistema di pesca sostenibile e rispettoso della fauna marina, pratica la raccolta differenziata a bordo dei pescherecci e segue la stagionalità del mare. Da allora il lavoro delle donne è divenuto ancora più centrale nel comparto ittico, tuttavia la loro presenza resta silente e priva di visibilità. La situazione è, inoltre, aggravata dal fatto ch'esse sono impiegate quasi esclusivamente in lavori non qualificati, sottopagati e scarsamente considerati, subendo spesso in tal senso un trattamento salariale che le vede penalizzate rispetto ai colleghi uomini».
Questo emendamento è stato dunque introdotto per superare lo storico gap tra i due sessi nella pesca in mare, valorizzando la diversità, il talento, la professionalità femminile nel comparto ittico, attraverso l'adozione di azioni volte al raggiungimento della parità salariale tra uomo e donna come contrasto ad ogni forma di discriminazione.
«Le donne della pesca - si legge ancora nella nota - da tempo evidenziano la necessità che venga compiuto un piccolo passo che permetta loro di vedersi riconoscere adeguatamente e pienamente il lavoro svolto a sostegno delle imprese di pesca, nell'ambito di un sistema garantista dal punto di vista delle condizioni di vita, della sicurezza sul lavoro, della salute. Il lavoro delle donne nella pesca, infatti, non solo non è retribuito, ma non è coperto nemmeno da tutele basilari come la malattia o l'infortunio.
Oggi urge un cambiamento in meglio nella definizione dell'occupazione femminile nella pesca - è il monito che arriva da Roma -. Le donne devono essere considerate una componente attiva nell'imprenditoria ittica, fuori da stati di lavoro "sommerso" e di "discriminazione" che le riguarda (l'Isfol stima in 1 milione 352 mila - pari al 47,4% del totale dell'occupazione irregolare - le donne coinvolte nel fenomeno del "sommerso" e se guardiamo al settore ittico le cifre aumentano considerevolmente)».
Il sostegno alle parità di genere, alla tutela dei diritti e all'effettiva partecipazione di uomini e donne all'interno del comparto ittico sarà cruciale per il progresso sociale del Paese.