Territorio
Perché gli altri sì e noi no?
L’appassionata lettera di un giovinazzese emigrato
Giovinazzo - mercoledì 15 ottobre 2014
9.35
«Caro Direttore,
André Malraux, scrittore e politico francese, braccio destro del Generale De Gaulle, diceva che la cultura non si eredita, ma si conquista. E le conquiste, frutto di piccole e sofferte vittorie, come anche di orgogliose ritirate e di colpi di fortuna inaspettati, infine, arrivano per coloro che credono nell'insperato e non si arrendono. Pare che Desaix, generale di Napoleone, durante la battaglia di Marengo, abbia pronunciato, dinanzi l'iniziale catastrofe militare della Grande armée napoleonica, questa celebre frase: "Questa battaglia é perduta, ma sono le due [del pomeriggio], c'é tempo per vincerne un'altra". Lungi da voler confondere la battaglia, tutta intellettuale, per la cultura, oggetto della mia lettera, e quella militare, certo di secondo piano per ordine morale e storico, vorrei condividere con la comunità giovinazzese, e con Lei, questo mio appassionato interrogativo che affido a questa missiva e che nasce da una semplice riflessione: Perché gli altri sì e noi no?»
Così comincia una lettera di Marco Caccavo, 32enne giovinazzese "emigrato" in Francia, giunta in redazione. Un "cervello in fuga", come tanti in Italia, diventato nel volgere di pochi anni, una personalità in Aix En Provence, a 40 chilometri da Marsiglia, dove insegna in un istituto internazionale, e dove si "diletta" e con successo, come critico d'arte. A Caccavo avevamo dedicato un servizio agli inizi di settembre.
«Vengo subito al dunque». La lettera che pubblichiamo integralmente continua. «Qui, in Francia, Le giuro, anche il più piccolo Comune, anche il paesino più sperduto dei Pirenei, o il più addossato alla costa bretone o normanna, possiede una biblioteca/mediateca comunale fornita di libri, cd musicali, dvd e anche fumetti. E, Le assicuro, quei luoghi sono sempre affollati di adulti, ma soprattutto di ragazzi e ragazze che lì, letteralmente, forgiano il loro divenire cittadini della Repubblica. Le cito qualche esempio che ho incontrato "nel mio far quattro passi all'estero". Guingamp (Bretagna), 8000 anime: una biblioteca/mediateca. Laon (Picardia), 25000 abitanti: una biblioteca/mediateca. Elbeuf-sur-Seine (Normandia), 17000 cittadini: una biblioteca/mediateca. Méru (Picardia), 12000 francesi: una biblioteca/mediateca. Manosque (Provenza-Alpi-Costa Azzurra), 20000 abitanti: una biblioteca/mediateca. E, mi creda sulla parola, ogni città francese ha il suo centro culturale.
Quindi, da giovinazzese, mi chiedo: "perché gli altri sì e noi no?". Non siamo forse noi in Europa, come lo sono i francesi? Non abbiamo anche noi diritto, come quelli hanno, di usufruire dei fondi statali ed europei che sono, ne sono quasi certo, erogati per questi scopi? Forse che l'Europa, scendendo verso Sud, sia, in fondo, meno Europa?
Una vecchia Carta, tutta italiana, scritta anni fa, recita, all'Articolo 9: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura". E un'altra, firmata a Parigi nel 1948, redatta e promossa dalle Nazioni Unite, ricorda che ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto all'accesso alla cultura, essendo questa indispensabile alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità. Il primo Articolo, é pleonastico forse anche il sottolinearlo, é tratto dalla Costituzione della Repubblica italiana e la seconda é la Dichiarazione universale dei diritti umani. Dunque: "Perché gli altri (i francesi) sì e noi (i giovinazzesi) no?"
Mi permetta il chiedere, grazie allo spazio che m'ha voluto gentilmente concedere, al Comune di Giovinazzo, nella persona del Sindaco Tommaso Depalma, l'istituzione di una biblioteca/mediateca pubblica.Sono ben conscio del periodo di estrema difficoltà economica dello Stato italiano e dei privati cittadini, ma dobbiamo iniziare almeno a parlarne, dobbiamo scommettere sulla cultura. Dobbiamo farlo subito, adesso. Semplicemente, é un nostro diritto, lo dice la Costituzione, lo dice la Dichiarazione dell'ONU.
Ringraziandola, Le porgo i miei cordiali saluti. Marco Caccavo, giovinazzese»
André Malraux, scrittore e politico francese, braccio destro del Generale De Gaulle, diceva che la cultura non si eredita, ma si conquista. E le conquiste, frutto di piccole e sofferte vittorie, come anche di orgogliose ritirate e di colpi di fortuna inaspettati, infine, arrivano per coloro che credono nell'insperato e non si arrendono. Pare che Desaix, generale di Napoleone, durante la battaglia di Marengo, abbia pronunciato, dinanzi l'iniziale catastrofe militare della Grande armée napoleonica, questa celebre frase: "Questa battaglia é perduta, ma sono le due [del pomeriggio], c'é tempo per vincerne un'altra". Lungi da voler confondere la battaglia, tutta intellettuale, per la cultura, oggetto della mia lettera, e quella militare, certo di secondo piano per ordine morale e storico, vorrei condividere con la comunità giovinazzese, e con Lei, questo mio appassionato interrogativo che affido a questa missiva e che nasce da una semplice riflessione: Perché gli altri sì e noi no?»
Così comincia una lettera di Marco Caccavo, 32enne giovinazzese "emigrato" in Francia, giunta in redazione. Un "cervello in fuga", come tanti in Italia, diventato nel volgere di pochi anni, una personalità in Aix En Provence, a 40 chilometri da Marsiglia, dove insegna in un istituto internazionale, e dove si "diletta" e con successo, come critico d'arte. A Caccavo avevamo dedicato un servizio agli inizi di settembre.
«Vengo subito al dunque». La lettera che pubblichiamo integralmente continua. «Qui, in Francia, Le giuro, anche il più piccolo Comune, anche il paesino più sperduto dei Pirenei, o il più addossato alla costa bretone o normanna, possiede una biblioteca/mediateca comunale fornita di libri, cd musicali, dvd e anche fumetti. E, Le assicuro, quei luoghi sono sempre affollati di adulti, ma soprattutto di ragazzi e ragazze che lì, letteralmente, forgiano il loro divenire cittadini della Repubblica. Le cito qualche esempio che ho incontrato "nel mio far quattro passi all'estero". Guingamp (Bretagna), 8000 anime: una biblioteca/mediateca. Laon (Picardia), 25000 abitanti: una biblioteca/mediateca. Elbeuf-sur-Seine (Normandia), 17000 cittadini: una biblioteca/mediateca. Méru (Picardia), 12000 francesi: una biblioteca/mediateca. Manosque (Provenza-Alpi-Costa Azzurra), 20000 abitanti: una biblioteca/mediateca. E, mi creda sulla parola, ogni città francese ha il suo centro culturale.
Quindi, da giovinazzese, mi chiedo: "perché gli altri sì e noi no?". Non siamo forse noi in Europa, come lo sono i francesi? Non abbiamo anche noi diritto, come quelli hanno, di usufruire dei fondi statali ed europei che sono, ne sono quasi certo, erogati per questi scopi? Forse che l'Europa, scendendo verso Sud, sia, in fondo, meno Europa?
Una vecchia Carta, tutta italiana, scritta anni fa, recita, all'Articolo 9: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura". E un'altra, firmata a Parigi nel 1948, redatta e promossa dalle Nazioni Unite, ricorda che ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto all'accesso alla cultura, essendo questa indispensabile alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità. Il primo Articolo, é pleonastico forse anche il sottolinearlo, é tratto dalla Costituzione della Repubblica italiana e la seconda é la Dichiarazione universale dei diritti umani. Dunque: "Perché gli altri (i francesi) sì e noi (i giovinazzesi) no?"
Mi permetta il chiedere, grazie allo spazio che m'ha voluto gentilmente concedere, al Comune di Giovinazzo, nella persona del Sindaco Tommaso Depalma, l'istituzione di una biblioteca/mediateca pubblica.Sono ben conscio del periodo di estrema difficoltà economica dello Stato italiano e dei privati cittadini, ma dobbiamo iniziare almeno a parlarne, dobbiamo scommettere sulla cultura. Dobbiamo farlo subito, adesso. Semplicemente, é un nostro diritto, lo dice la Costituzione, lo dice la Dichiarazione dell'ONU.
Ringraziandola, Le porgo i miei cordiali saluti. Marco Caccavo, giovinazzese»