Cultura
Per il Teatro Diffuso va in scena "U parrinu"
Sipario alle 21.00 per lo spettacolo con Christian Di Domenico che racconta di don Pino Puglisi
Giovinazzo - venerdì 17 marzo 2017
10.30
Terzo appuntamento con il Teatro Diffuso a Giovinazzo, nella sua edizione 2017, voluta da Vecchio Caffè Amoia con Senza Piume Teatro e in collaborazione con Explorer ed il sostegno di Saicaf. Presso il Vecchio Caffè Amoia andrà in scena "U parrinu - La mia storia con Padre Pino Puglisi", uno spettacolo di e con Christian Di Domenico.
La pièce teatrale racconta, in una sorta di confessione dell'attore, il rapporto con il parroco di Brancaccio, assassinato dalla Mafia il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno.
"U parrinu", in siciliano "il parroco, il prete", che è incarnato da quel don Pino Puglisi assente, ma allo stesso tempo presente sulla scena. Il suo messaggio continua ancora oggi, a 24 anni di distanza dalla sua morte, a far parlare ed è esempio per tanti e tormento per pochi, gli stessi che decretarono la sua fine perché definito "scomodo".
Dirompente, innovativo, a tratti sconvolgente, quel messaggio evangelizzatore dell'ormai Beato Pino Puglisi (processo di canonizzazione avviato nel maggio 2013) è oggi più che mai vivo, fervidamente attuale. Il recupero delle periferie avviene attraverso il coinvolgimento e non l'isolamento, la ghettizzazione, l'indice puntato. Se così fosse si farebbe un favore ancora a quella Mafia che non spara più, ma che ha saputo pervadere il tessuto sociale di una nazione intera.
Christian Di Domenico, eclettico attore classe 1969, sarà in scena da solo, con una sedia ed un passamontagna, capace di narrare con semplicità una vicenda terribile ed allo stesso tempo bellissima per i frutti che don Pino ha lasciato.
L'artista, che ha portato in scena la prima dello spettacolo nel 2013 proprio nella chiesa di San Gaetano, al quartiere Brancaccio di Palermo, è un pugliese nato a Monza e viene ritenuto il principale erede ed insegnante della metodologia d'arte drammatica alschitziana in Italia, nata ad opera del regista russo Jurij Leonovič Alschitz agli inizi degli anni '90.
Dopo il diploma con la qualifica di attore conseguito nel 1990 presso la Scuola di teatro "Alessandra Galante Garrone" e alla Scuola d'arte drammatica "Paolo Grassi" di Milano, ha debuttato nel 1992 nel ruolo di Laerte nell'"Amleto" di William Shakespeare, con la regia di Elio De Capitani.
Tanti i lavori teatrali a cui ha partecipato o che egli stesso ha scritto e che hanno abbracciato fino ad oggi autori classici come Eschilo e Platone ed eccezionali scrittori europei come Italo Calvino e Fëdor Dostoevskij, solo per citarne alcuni.
Quello di stasera al Teatro Vecchio Caffè ha, sin dalla vigilia, l'aria di essere uno degli eventi più seguiti della stagione teatrale giovinazzese, sia per la bravura dell'interprete sia per i contenuti dello spettacolo stesso.
La pièce teatrale racconta, in una sorta di confessione dell'attore, il rapporto con il parroco di Brancaccio, assassinato dalla Mafia il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno.
"U parrinu", in siciliano "il parroco, il prete", che è incarnato da quel don Pino Puglisi assente, ma allo stesso tempo presente sulla scena. Il suo messaggio continua ancora oggi, a 24 anni di distanza dalla sua morte, a far parlare ed è esempio per tanti e tormento per pochi, gli stessi che decretarono la sua fine perché definito "scomodo".
Dirompente, innovativo, a tratti sconvolgente, quel messaggio evangelizzatore dell'ormai Beato Pino Puglisi (processo di canonizzazione avviato nel maggio 2013) è oggi più che mai vivo, fervidamente attuale. Il recupero delle periferie avviene attraverso il coinvolgimento e non l'isolamento, la ghettizzazione, l'indice puntato. Se così fosse si farebbe un favore ancora a quella Mafia che non spara più, ma che ha saputo pervadere il tessuto sociale di una nazione intera.
Christian Di Domenico, eclettico attore classe 1969, sarà in scena da solo, con una sedia ed un passamontagna, capace di narrare con semplicità una vicenda terribile ed allo stesso tempo bellissima per i frutti che don Pino ha lasciato.
L'artista, che ha portato in scena la prima dello spettacolo nel 2013 proprio nella chiesa di San Gaetano, al quartiere Brancaccio di Palermo, è un pugliese nato a Monza e viene ritenuto il principale erede ed insegnante della metodologia d'arte drammatica alschitziana in Italia, nata ad opera del regista russo Jurij Leonovič Alschitz agli inizi degli anni '90.
Dopo il diploma con la qualifica di attore conseguito nel 1990 presso la Scuola di teatro "Alessandra Galante Garrone" e alla Scuola d'arte drammatica "Paolo Grassi" di Milano, ha debuttato nel 1992 nel ruolo di Laerte nell'"Amleto" di William Shakespeare, con la regia di Elio De Capitani.
Tanti i lavori teatrali a cui ha partecipato o che egli stesso ha scritto e che hanno abbracciato fino ad oggi autori classici come Eschilo e Platone ed eccezionali scrittori europei come Italo Calvino e Fëdor Dostoevskij, solo per citarne alcuni.
Quello di stasera al Teatro Vecchio Caffè ha, sin dalla vigilia, l'aria di essere uno degli eventi più seguiti della stagione teatrale giovinazzese, sia per la bravura dell'interprete sia per i contenuti dello spettacolo stesso.